La Nuova Sardegna

La felicità si costruisce inseguendo i sogni

di Giada Sechi*
La felicità si costruisce inseguendo i sogni

Il pensiero di Leopardi e l’inquietudine dei giovani che cercano il consenso e sono schiavi dell’apparenza con i like sui social

25 febbraio 2021
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Il pensiero di Leopardi riguardo l’infelicità, è forse uno dei pensieri più ardui ma allo stesso tempo semplici da comprendere. Per lui, la condizione originaria dell’uomo è l’infelicità. Ma quali mezzi si hanno per porre un rimedio a questa situazione? Uno di essi, secondo l’autore, è quello di dare un fine, uno scopo alla propria vita: così, immaginando il raggiungimento dell’obiettivo prefissato, si può essere relativamente felici. Leopardi sostiene che rinunciando alla ricerca di obiettivi, l'esistenza si ridurrebbe a “nuda vita” fatta solo ed esclusivamente di superficialità, senso di vuoto e tristezza. Il poeta, infatti, sottolinea la necessità dell’uomo di crearsi autonomamente la propria felicità, di esserne l’artefice, per poterla provare.

Ma cosa è la felicità? Per alcuni, è un insieme di momenti passeggeri, come un matrimonio, la nascita di un figlio, che provocano contentezza. Dopo questi momenti, però, subentra negli individui uno stato di generale insoddisfazione e preoccupazione. L'individuo viene nuovamente inghiottito in quel buio ormai noto, fatto di tristezza e monotonia, nel quale i mille problemi della vita di tutti i giorni, prima impauriti dalla luce abbagliante della felicità, riaffiorano, quasi soffocanti. Per altri, invece, la felicità è proprio lo scopo stesso della vita: si va continuamente alla ricerca di essa, per poi accorgersi troppo tardi che la vita è ormai passata. Si può dire che per loro la ricerca della felicità sia come quella della fine dell’arcobaleno: irraggiungibile, ma tanto attesa.

Un'altra interpretazione della felicità, è invece l’individuazione di uno scopo nella vita, che diventa quindi, necessariamente, la “ragione di vita” degli uomini. Al giorno d’oggi si parla tanto di felicità, ma forse in pochi conoscono davvero il significato di questa parola. Viviamo in una società che vive di apparenza: la moda e i social network ne sono un forte esempio. Quello che conta di più per la maggior parte degli adolescenti, ormai omologati da questa società e dipendenti dai dispositivi elettronici, sono i “mi piace” sui social , la ricerca di beni materiali, l’apparire sempre perfetti; forse aspetti responsabili della depressione e dell’ansia nei giovani d’oggi.

A molti le interazioni sui social donano una sensazione di appagamento pari a quella di un evento importante, come un compleanno o una laurea. Ciò che invece si tende ad ignorare è il fatto che il benessere che recano queste interazioni è nullo. Gli obiettivi che loro si pongono sono quindi diversi da quelli a cui fa riferimento Leopardi: le visualizzazioni su YouTube, il numero di like e seguaci su Instagram e Facebook, sono oramai diventati tutto ciò di migliore a cui si può aspirare; la felicità, quella vera e propria, lascia spazio ad una finta ed effimera, destinata a scomparire. Vivere con uno scopo insegna a sognare, vagare in altre dimensioni con l’immaginazione. Il pensiero esposto da Leopardi nello Zibaldone di pensieri è, quindi, sì in linea con la sensibilità giovanile, ma in modo diverso. L'autore espone un percorso costituito da obiettivi a lungo termine, a differenza di quelli della gioventù moderna che, appunto, sono destinati a svanire nel nulla, portandoli ad una ricerca della felicità costante, che non riusciranno mai a raggiungere, se non concentrandosi su ciò che davvero conta. La domanda “che cosa è la felicità?” non ha una risposta giusta o sbagliata, poiché per ognuno di noi può rappresentare qualcosa di diverso. Si può trovare osservando l’orizzonte, ascoltando il mare o il cinguettio degli uccelli, parlando con una persona cara, in un abbraccio o in un gesto gentile. Come disse qualcuno “la felicità sta dentro alle piccole cose”, io non potrei essere più d’accordo.

* Giada frequenta il Liceo Coreutico di Sassari

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