La Nuova Sardegna

Porto Torres, il sogno della chimica verde: un’illusione lunga 10 anni

di Gianni Bazzoni
Porto Torres, il sogno della chimica verde: un’illusione lunga 10 anni

Nel 2011 la firma del protocollo: da allora realizzati solo 3 dei 7 impianti previsti

24 maggio 2021
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Una attesa lunga dieci anni. Tanti ne sono passati da quando è stato firmato il Protocollo sulla chimica verde che prevedeva la riconversione dello stabilimento Eni di Porto Torres da industria specializzata nella chimica di base a bioraffineria, con un sito produttivo fortemente integrato con il territorio e più rispettoso dell’ambiente. E una attenzione alla filiera agricola con la produzione, trasformazione e utilizzo dei prodotti in Sardegna (o almeno con una via privilegiata per l’Isola).

Un risultato possibile, programmato passando attraverso un percorso che ha sancito la fermata degli impianti di Polimeri Europa (Etilene, Polietilene e Aromatici) e la definitiva chiusura del Cumene e del Fenolo. Allora gli occupati erano in totale 2400 (tra diretti e indotto). Di quel progetto innovativo che doveva collocare il Nord Sardegna in una posizione di netto vantaggio rispetto alle altre realtà nazionali che ancora ragionavano sul tema della chimica verde, è stato realizzato solo un piccolo pezzo: tre impianti sui sette previsti con un investimento di circa 280 milioni di euro per la costruzione e un’altra trentina per le modifiche e la manutenzione. In mezzo anche i 10 milioni di euro per la centrale a biomasse poi sostituita con una caldaia bifuel (Gnl e Gpl) e il grande sogno di integrare il filone agricolo che è rimasto nel cassetto: dei 20mila ettari di terra coltivata a cardo si è arrivati a collocarne appena 700 ettari e della filiera agricola non si sa praticamente più niente. L’impianto viene alimentato con olio di girasole che viene acquistato sul mercato nazionale, con la Sardegna totalmente tagliata fuori.

«In sostanza, nonostante in questi dieci anni come Cisl, insieme a Cgil e Uil, abbiamo a più riprese e con numerose iniziative sollecitato il rispetto delle intese – raccontano Pier Luigi Ledda, segretario generale della Cisl di Sassari e Luca Velluto, segretario della Femca Cisl –, il progetto non è stato ancora portato a termine. Forse perché era un progetto innovativo ma i tempi non erano ancora maturi. Ma anche per precise circostanze e responsabilità, della Regione e del Governo nazionale, che avrebbero dovuto sostenerne l’attuazione con più convinzione e determinazione, il percorso si è arenato». Indubbiamente una forte frenata all’attuazione del Protocollo d’intesa del 2011 è arrivata anche dalle difficoltà emerse in fase di attuazione del progetto tra Versalis e Novamont, le due società che hanno creato la joint venture favorendo la nascita di Matrìca, la società che doveva realizzare l’ambizioso progetto, bruciando le tappe e la concorrenza presente a livello europeo. Il resto l’hanno fatto l’assenza di un sostegno normativo specifico allo sviluppo del mercato e l’inidoneità del cardo (forse scelto troppo frettolosamente e con una carenza di verifiche) come coltura per l’industria.

Oggi occorre recuperare il tempo perduto e cogliere al volo le opportunità che vengono offerte dal mercato e dalle iniziative che non possono prescindere dal coinvolgimento delle università sarde, a cominciare da quella di Sassari.

«Sul Centro ricerche – sottolineano Pier Luigi Ledda e Luca Velluto – non sono stati sicuramente investiti i 50 milioni di euro previsti. I prodotti principali degli impianti di Matrìca sono acido pelargonico e azelaico. Complessivamente la forza lavoro in tutto il petrolchimico è ridotta a circa 950 diretti e 500 indiretti. Rimane ancora da realizzare la terza fase che ha un valore - sulla base dei progetti presentati e diffusi con tanto di manifestazioni pubbliche - di circa 300 milioni di investimenti e prevede ulteriori 126 nuove assunzioni tra i soli dipendenti diretti».

Ora si può ripartire, senza viaggi “al buio” (che fanno solo perdere tempo) puntando alla soluzione del primo problema: il chiarimento nella diatriba tra Eni e Novamont, passaggio essenziale per ogni azione futura.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
I soccorsi

Olbia, si schianta con il suv contro tre auto parcheggiate

Le nostre iniziative