Solo un quarto degli abusi viene demolito dai Comuni
di Salvatore Santoni
Nello studio di Legambiente ritardi, omissioni e punti oscuri della normativa In Sardegna le ruspe vengono attivate soltanto per una ordinanza ogni quattro
24 giugno 2021
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SASSARI. La lotta all’abusivismo è ferma al palo. È quanto emerge in sintesi dalla fotografia scattata dalla seconda edizione del dossier “Abbatti l’abuso”, stilato da Legambiente, sulle mancate demolizioni edilizie nei comuni italiani. Negli ultimi anni in Sardegna è stato eseguito soltanto il 23% delle ordinanze.
I dati dell’isola. Dal report degli ambientalisti emerge uno scenario poco incoraggiante della situazione nell’isola. Gli indicatori sui quali hanno lavorato in Legambiente sono quattro. Il primo riguarda la risposta ai questionari da parte dei Comuni: nell’isola sono 93 su 277, pari al 24,7%. Il secondo parametro è quello che riguarda le demolizioni effettuate rispetto alle ordinanze emesse tra il 2004 e il 2020: su 2622 ordini di ripristino dello stato dei luoghi ne sono stati eseguiti soltanto 602, cioè il 23%. Il terzo dato riguarda le procedure di acquisizione degli immobili: sono 47 quelli iscritti al patrimonio dei Comuni, cioè 1,8% in rapporto alle ordinanze emesse. Quando il proprietario di un immobile abusivo non rispetta l’ingiunzione alla demolizione entro il termine di 90 giorni, infatti, l’edificio viene automaticamente acquisito al patrimonio immobiliare pubblico, inclusa l’area di sedime per un’estensione massima di dieci volte la superficie dell’abuso. Non essendoci controlli o sanzioni, molto spesso i Comuni non procedono alle trascrizioni. L’ultimo parametro considerato dagli ambientalisti riguarda le ordinanze non eseguite (2020) e quelle trasmesse al prefetto (187). Per quanto riguarda le demolizioni su scala provinciale, tra le ultime posizioni della classifica c’è la provincia di Nuoro, con 662 ordinanze e 28 demolizioni eseguite (4,2%).
In Italia. Eloquente anche il dato nazionale: sulla base delle risposte complete date dai 1.819 comuni (su 7.909) al questionario di Legambiente, nella penisola dal 2004 (anno dell’ultimo condono) al 2020 è stato abbattuto solo il 32,9% degli immobili colpiti da un provvedimento amministrativo, un dato “trainato” dall’attività degli enti locali delle regioni del centro nord. Numeri nel complesso preoccupanti che per Legambiente dimostrano come l’abusivismo e il cemento illegale siano ancora una piaga da sanare. A ciò si aggiunge anche il “pasticcio” generato nelle scorse settimane dalla circolare interpretativa inviata dal ministero dell’Interno a tutte le prefetture che va ad azzerare l’efficacia della norma, inserita nella legge 120/2020, il cosiddetto “Semplificazioni”, che attribuisce ai prefetti il potere sostitutivo nelle demolizioni degli abusi edilizi, di fronte all’inerzia dei Comuni che emettono le ordinanze ma non le eseguono. Applicando le disposizioni della circolare ministeriale – denuncia Legambiente – si va a restringere l’ambito d’azione dei prefetti ai soli abusi edilizi accertati dopo l’entrata in vigore della legge e, escludendo tutte le ordinanze su cui pende un ricorso, decine di migliaia di manufatti illegali sono destinati a rimanere esattamente dove sono.
I dati dell’isola. Dal report degli ambientalisti emerge uno scenario poco incoraggiante della situazione nell’isola. Gli indicatori sui quali hanno lavorato in Legambiente sono quattro. Il primo riguarda la risposta ai questionari da parte dei Comuni: nell’isola sono 93 su 277, pari al 24,7%. Il secondo parametro è quello che riguarda le demolizioni effettuate rispetto alle ordinanze emesse tra il 2004 e il 2020: su 2622 ordini di ripristino dello stato dei luoghi ne sono stati eseguiti soltanto 602, cioè il 23%. Il terzo dato riguarda le procedure di acquisizione degli immobili: sono 47 quelli iscritti al patrimonio dei Comuni, cioè 1,8% in rapporto alle ordinanze emesse. Quando il proprietario di un immobile abusivo non rispetta l’ingiunzione alla demolizione entro il termine di 90 giorni, infatti, l’edificio viene automaticamente acquisito al patrimonio immobiliare pubblico, inclusa l’area di sedime per un’estensione massima di dieci volte la superficie dell’abuso. Non essendoci controlli o sanzioni, molto spesso i Comuni non procedono alle trascrizioni. L’ultimo parametro considerato dagli ambientalisti riguarda le ordinanze non eseguite (2020) e quelle trasmesse al prefetto (187). Per quanto riguarda le demolizioni su scala provinciale, tra le ultime posizioni della classifica c’è la provincia di Nuoro, con 662 ordinanze e 28 demolizioni eseguite (4,2%).
In Italia. Eloquente anche il dato nazionale: sulla base delle risposte complete date dai 1.819 comuni (su 7.909) al questionario di Legambiente, nella penisola dal 2004 (anno dell’ultimo condono) al 2020 è stato abbattuto solo il 32,9% degli immobili colpiti da un provvedimento amministrativo, un dato “trainato” dall’attività degli enti locali delle regioni del centro nord. Numeri nel complesso preoccupanti che per Legambiente dimostrano come l’abusivismo e il cemento illegale siano ancora una piaga da sanare. A ciò si aggiunge anche il “pasticcio” generato nelle scorse settimane dalla circolare interpretativa inviata dal ministero dell’Interno a tutte le prefetture che va ad azzerare l’efficacia della norma, inserita nella legge 120/2020, il cosiddetto “Semplificazioni”, che attribuisce ai prefetti il potere sostitutivo nelle demolizioni degli abusi edilizi, di fronte all’inerzia dei Comuni che emettono le ordinanze ma non le eseguono. Applicando le disposizioni della circolare ministeriale – denuncia Legambiente – si va a restringere l’ambito d’azione dei prefetti ai soli abusi edilizi accertati dopo l’entrata in vigore della legge e, escludendo tutte le ordinanze su cui pende un ricorso, decine di migliaia di manufatti illegali sono destinati a rimanere esattamente dove sono.