La Nuova Sardegna

«Basta Dad, il 95% dei prof vaccinato entro settembre»

di Silvia Sanna
«Basta Dad, il 95% dei prof vaccinato entro settembre»

De Pau, presidente regionale dei presidi: «Giusto l’obbligo per gli over 18» 

24 luglio 2021
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SASSARI. In gioco ci sono due diritti, quello alla salute e quello all’istruzione. L’unica possibilità perché entrambi siano garantiti è l’aumento della copertura vaccinale: «A settembre almeno il 95% dei docenti dovrà essere immunizzato. Solo così eviteremo di andare in Dad per il terzo anno e a sfornare studenti sempre più impreparati». Massimo De Pau, dirigente scolastico dell’Iss Satta di Macomer, da due settimane è presidente regionale di Anp, l’associazione nazionale dei presidi. Sui vaccini ha una posizione molto netta: «Dobbiamo farlo per salvaguardare soprattutto i più giovani, il futuro. Sono loro che stanno pagando il prezzo più alto da quando è scoppiata la pandemia. È necessario fare campagne di sensibilizzazione per fare crescere le adesioni, dobbiamo essere più veloci anche nell’approvvigionamento delle dosi. Abbiamo meno di due mesi di tempo per raggiungere una copertura adeguata, se non dovessimo riuscirci l’unica possibilità potrebbe essere l’introduzione dell’obbligo vaccinale per il personale scolastico, docenti e non docenti. Ma su questo deve decidere la politica con apposite leggi, dopo avere tentato in tutti i modi di raggiungere l’obiettivo». Non solo, in questo caso secondo Massimo De Pau l’obbligo vaccinale dovrebbe essere esteso a tutta la popolazione adulta «dai 18 anni in su». Se l’obbligo invece non ci sarà «spetterà alla politica decidere se prendere o meno provvedimenti nei confronti degli insegnanti no vax, l’importante è che sul tema sia fatta chiarezza».

Docenti non vaccinati. Secondo i dati ufficiali in Sardegna circa il 30% del personale scolastico non è ancora vaccinato, si tratta di una tra le percentuali più alte in Italia. «A livello nazionale – dice De Pau – quasi l’80% è immunizzato, questo mi fa pensare che la Sardegna sia indietro non perché è più alta la percentuale di insegnanti contrari alla vaccinazione ma anche perché ci sono stati problemi e ritardi nelle forniture». De Pau si riferisce per esempio ai problemi legati all’Astrazeneca, vaccino scelto per il personale della scuola, che poi si è rivelato inadatto per le donne under 50: la seconda dose con un altro vaccino è stata rifiutata da tanti, per questo molti appuntamenti già fissati sono slittati. «Voglio essere fiducioso – dice il presidente dell’Anp – e confido in un rapido recupero. Se non ci sarà, come dirigente scolastico aspetterò di conoscere le linee guida del Cts, il Comitato tecnico scientifico, che da sempre rappresenta il nostro riferimento operativo. Ho letto le dichiarazioni dell’assessore Biancareddu sulla possibilità che i docenti non vaccinati senza un valido motivo perdano il posto di lavoro. È un tema delicatissimo, perché stiamo parlando di dipendenti dello Stato che hanno superato un regolare concorso. Prima di arrivare a un provvedimento così drastico è necessario percorrere tutte le strade possibili». La certezza, secondo De Pau, è un’altra: «È quasi scontato che dove non ci sarà una copertura sufficientemente alta di docenti vaccinati, ma anche di studenti, si tornerà alla didattica a distanza. E sarà una catastrofe».

Incubo Dad. Il giudizio del dirigente De Pau sulla Dad è impietoso: «Si tratta di una lezione frontale fatta al computer in cui le normali difficoltà vengono amplificate sino a diventare problemi irrisolvibili. In aula il professore deve essere bravo a tenere viva l’attenzione dei ragazzi, deve saper comunicare con loro per rendere interessante l’argomento. Il tono della voce, la gestualità e la postura sono determinanti. Tutto questo con la Dad viene meno perchè sul pc compare soltanto un volto e per i professori è ancora più complicato entrare in relazione con gli studenti. I dati sui test Invalsi certificano un livello di preparazione sempre più basso, la percentuale di dispersione implicità è salita in un anno al 15,2%: significa che 15 ragazzi su 100 hanno un titolo di studio ma non le conoscenze e competenze equivalenti. Mentre la dispersione reale, quella degli studenti che abbandonano prima del diploma, continua a galoppare sino al 23%». Scarsa preparazione a parte, la Dad ha anche gravi conseguenze dal punto di vista emotivo e mentale. «Faccio l’esempio della mia scuola: nell’ultimo anno il 33% dei ragazzi ha chiesto almeno una volta aiuto allo sportello di supporto psicologico. Si sentono soli, hanno bisogno del confronto con i coetanei». Ecco perché la Dad va evitata a tutti i costi «aumentando la copertura vaccinale ma anche garantendo ai ragazzi spazi adeguati, un sistema di trasporti all’altezza e arginando subito eventuali focolai. Solo così potremo riuscire a garantire una istruzione vera, non come quella degli ultimi due anni».

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