La Nuova Sardegna

Il cuore dell’isola dopo la grande paura

di Alessandro Farina
Il cuore dell’isola dopo la grande paura

Aiuti da tutta la regione per le vittime dei roghi. Il racconto di chi ha visto svanire in un attimo una vita di lavoro

28 luglio 2021
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TRESNURAGHES. La macchina della solidarietà si materializza in tir e camion carichi di foraggio, diretti alle aziende dove il fuoco ha ucciso migliaia di capi di bestiame e distrutto capannoni e attrezzature, nella notte fra sabato e domenica. Un muro di fiamme, tanti i focolai, ha impattato nelle campagne a est di Tresnuraghes, per poi puntare verso Porto Alabe ed i paesi dell’altopiano planargese: Magomadas, Sagama, Tinnura, Flussio, Suni. I danni principali a Tresnuraghes, dove gli allevamenti risparmiati dal fuoco si contano sulle dita di una mano. E dove c’è chi ha rischiato la vita per proteggere il proprio lavoro e il futuro. «Insieme ai Barracelli eravamo a San Marco. Il fuoco in arrivo dal Montiferru ci ha raggiunto in pochi minuti, sostenuto dalle forti raffiche di scirocco – il drammatico racconto del sindaco Gian Luigi Mastinu –. La stima dei danni è ancora in corso e l'emergenza continua visti i focolai nell’area del rimboschimento, dove operano anche in queste ore elicotteri e Canadair».

Fra l’entroterra e il mare un deserto di cenere capannoni e attrezzature distrutte, muretti a secco spanciati, linee elettriche, telefoniche e reti di recinzione liquefatte dal calore. Questo lo scenario per chilometri. Giovannangelo Porcu, allevatore di Tresnuraghes, racconta «Sono arrivato in azienda intorno alle 23.30 di sabato ho richiamato i cani e messo il gregge sulla strada che da San Marco porta in paese, perchè vedevo avanzare rapidamente il fuoco e non c'erano punti sicuri. Suonavo continuamente, per spingere in avanti le pecore, sempre con il fuoco alle spalle. Mi sono rifugiato da amici, pensando al peggio». I 4 cani pastore invece, guidati da una femmina, hanno proseguito e, seguiti dalle pecore, sono arrivati fino alla zona di S’Ena, oltre la statale 292, zigzagando tra le auto ferme. «Qui, dopo qualche ora ho ritrovato il mio gregge».

Nei terreni di Porcu, a San Marco, tutto è andato tutto distrutto. «In aiuto sono arrivati due tir carichi di rotoballe, messe insieme da amici di Monastir» spiega l’allevatore. Nella zona a sud est del cimitero, in un’azienda di allevamento di bovini, si sono vissute ore di terrore. «Io, mio marito, le nostre due figlie, mio genero ed un amico – racconta Rita Piras – abbiamo chiesto aiuto, ma ci è stato risposto che tutti i mezzi e gli uomini erano impegnati. Alla fine ci siamo rinchiusi in azienda. Solo verso le 4 del mattino di domenica siamo potuti uscire. Il foraggio è andato distrutto e siamo senza corrente elettrica. Speriamo che presto almeno questo servizio possa essere ripristinato».

Intanto già ieri mattina decine di mezzi sono arrivati carichi di fieno a Tresnuraghes. Alcuni diretti ai poderi nella valle nera di fuliggine, altri al campo sportivo, il punto di raccolta allestito dal Comune. «Siamo venuti per dare una mano ad un amico» racconta un giovane alla guida di un camioncino arrivato da Seneghe e diretto alle campagne di S’Ortu e Su Riu. Sempre il Comune, per dar modo a privati e associazioni di fornire un aiuto economico, ha attivato un conto corrente bancario. La Tim ha ripristinato la linea per i cellulari a Porto Alabe, sistemando provvisoriamente due km di fibra ottica, per garantire le comunicazioni della rete. Se nella frazione balneare il danno è ambientale e paesaggistico, nelle campagne altre problematiche oltre l'emergenza attendono risposta. «Molti muretti a secco sono crollati, le reti tra i poderi non esistono più. Anche questo aspetto va valutato e speriamo celermente risolto grazie ad aiuti mirati».

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