Non solo le aree interne: in Sardegna si spopola anche la costa
di Salvatore Santoni
Continua il calo demografico nella nostra regione e si attenua l’«effetto ciambella» cioè il trasferimento dei sardi verso le località marittime
30 luglio 2021
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SASSARI. Da nove anni a questa parte la popolazione diminuisce costantemente, tanto da scendere sotto la soglia, anche psicologica, di 1,6 milioni di abitanti. E poi ci sono interi paesi sono a rischio estinzione, e soltanto nell’ultimo lustro mancano all’appello 55mila residenti.
L’isola è caduta in una voragine demografica che si è mangiata anche l’effetto ciambella, cioè quel fenomeno che negli anni ci aveva abituati a vedere svuotarsi le zone interne in favore delle città costiere. Ora, invece, la realtà è ben peggiore: lo spopolamento sta facendo danni in ogni parte dell’isola.
Sono soltanto alcuni dei numeri a tinte fosche contenuti nell’ultimo report dell’osservatorio regionale delle migrazioni stilato da Crei Acli e dall’istituto per la ricerca economica e sociale (Iares) intitolato “Spopolamento e flussi migratori”, presentato ieri con una diretta social su facebook.
In picchiata. L’analisi degli esperti mette in evidenza il continuo svuotamento dei territori e le partenze dei giovani verso le altre regioni italiane e l’estero. In generale la Sardegna ha perso il 3,32% della popolazione tra il 2016 e il 2020, pari a circa 55mila residenti. Le province che sembrano risentire meno sono le due che contengono le città principali, Cagliari e Sassari, con decrementi nell’ordine del 2,6%. Il Cagliaritano perde circa 11mila residenti, il Sassarese 13mila. Tutte le altre aree invece presentano decrementi superiori al 4,2%. Un trend, quest’ultimo che porta in proiezione a una riduzione del 10% della popolazione in soli 8-9 anni. In picchiata il Sud Sardegna con ben 16mila abitanti in meno.
Ciambella addio. È finito l’effetto ciambella: anche le città costiere perdono popolazione. Non perché il mare non sia ancora attrattivo ma perché il turismo da solo non sembra compensare il saldo naturale negativo. Né il saldo negativo è compensato dal saldo migratorio che risente delle politiche degli ultimi anni. Il dato va anche valutato alla luce della crisi economica. Ormai non è più questione di spostamento dall’interno alla costa, la crisi demografica c’è ed è generalizzata.
Saldo naturale. Analizzando il saldo naturale, cioè la differenza tra nati e morti nei diversi Comuni, la mappa contenuta nel report mostra che i Comuni in positivo sono solamente dieci, tra i quali spiccano Sestu (+19), Tortolì (+17) e Girasole (+17). I saldi peggiori sono invece mostrati dai comuni più popolosi. A partire da Cagliari, che mostra un meno 1.102 abitanti, seguita a ruota da Sassari (-492), Alghero (-245), Oristano (-211), Carbonia (-209), Quartu Sant’Elena (-189), Nuoro (-174), Iglesias (-162), Monserrato (-126), Tempio Pausania (-86).
Migrazioni. C’è poi da considerare la differenza tra gli iscritti e i cancellati nel corso dell’anno all’anagrafe dei Comuni. In questo caso il fenomeno appare essere più a macchia di leopardo. I Comuni che presentano un saldo maggiormente positivo sono Cagliari (+647), Olbia (+546), mentre quelli che perdono più abitanti sono Quartu Sant’Elena (-384), Sassari (-252) e Nuoro (-237).
Il totale. La classifica che riassume sia i dati delle migrazioni sia quelli di nascite e decessi, divisa tra migliori e peggiori, vede rispettivamente in testa Olbia e Sassari. La prima ha un saldo positivo di 548 abitanti, mentre la seconda in negativo di 744. Nella top ten dei Comuni che si svuotano ci sono anche Cagliari (-455), Nuoro (-411), Carbonia (-369), Oristano (-232), Iglesias (-219), Alghero (-188), Porto Torres (-156). «Siamo di fronte a una voragine demografica che va contrastata rapidamente – scrivono gli esperti nel report – perché la riduzione della popolazione porta danni permanenti al tessuto sociale ed economico: dall’indebolimento della Sardegna come mercato in grado di attrarre prodotti e di garantire una dimensione interna adeguata a favorire la crescita di aziende di medie dimensioni agli effetti sul bilancio pubblico».
Il caso Alghero. Nonostante sia una località turistica e la quinta città della Sardegna, Alghero finisce tra i Comuni con un saldo negativo. Fortissimo il saldo naturale negativo con 254 residenti perduti ma insufficiente quello migratorio di soli 57 persone. «Il caso Alghero – si legge nell’analisi – rappresenta platealmente la sintesi della crisi demografica e della fine dell’effetto ciambella come rappresentazione dei movimenti della popolazione in Sardegna».
Le soluzioni. «Ci sono tre ambiti – scrivono gli esperti nelle conclusioni del report – in cui il trend negativo va contrastato con politiche dedicate: la natalità, lo spopolamento e la bassa immigrazione. Occorrono politiche per le famiglie, per favorire la natalità, per rallentare lo spopolamento delle aree interne, per garantire l’integrazione delle famiglie immigrate».
L’isola è caduta in una voragine demografica che si è mangiata anche l’effetto ciambella, cioè quel fenomeno che negli anni ci aveva abituati a vedere svuotarsi le zone interne in favore delle città costiere. Ora, invece, la realtà è ben peggiore: lo spopolamento sta facendo danni in ogni parte dell’isola.
Sono soltanto alcuni dei numeri a tinte fosche contenuti nell’ultimo report dell’osservatorio regionale delle migrazioni stilato da Crei Acli e dall’istituto per la ricerca economica e sociale (Iares) intitolato “Spopolamento e flussi migratori”, presentato ieri con una diretta social su facebook.
In picchiata. L’analisi degli esperti mette in evidenza il continuo svuotamento dei territori e le partenze dei giovani verso le altre regioni italiane e l’estero. In generale la Sardegna ha perso il 3,32% della popolazione tra il 2016 e il 2020, pari a circa 55mila residenti. Le province che sembrano risentire meno sono le due che contengono le città principali, Cagliari e Sassari, con decrementi nell’ordine del 2,6%. Il Cagliaritano perde circa 11mila residenti, il Sassarese 13mila. Tutte le altre aree invece presentano decrementi superiori al 4,2%. Un trend, quest’ultimo che porta in proiezione a una riduzione del 10% della popolazione in soli 8-9 anni. In picchiata il Sud Sardegna con ben 16mila abitanti in meno.
Ciambella addio. È finito l’effetto ciambella: anche le città costiere perdono popolazione. Non perché il mare non sia ancora attrattivo ma perché il turismo da solo non sembra compensare il saldo naturale negativo. Né il saldo negativo è compensato dal saldo migratorio che risente delle politiche degli ultimi anni. Il dato va anche valutato alla luce della crisi economica. Ormai non è più questione di spostamento dall’interno alla costa, la crisi demografica c’è ed è generalizzata.
Saldo naturale. Analizzando il saldo naturale, cioè la differenza tra nati e morti nei diversi Comuni, la mappa contenuta nel report mostra che i Comuni in positivo sono solamente dieci, tra i quali spiccano Sestu (+19), Tortolì (+17) e Girasole (+17). I saldi peggiori sono invece mostrati dai comuni più popolosi. A partire da Cagliari, che mostra un meno 1.102 abitanti, seguita a ruota da Sassari (-492), Alghero (-245), Oristano (-211), Carbonia (-209), Quartu Sant’Elena (-189), Nuoro (-174), Iglesias (-162), Monserrato (-126), Tempio Pausania (-86).
Migrazioni. C’è poi da considerare la differenza tra gli iscritti e i cancellati nel corso dell’anno all’anagrafe dei Comuni. In questo caso il fenomeno appare essere più a macchia di leopardo. I Comuni che presentano un saldo maggiormente positivo sono Cagliari (+647), Olbia (+546), mentre quelli che perdono più abitanti sono Quartu Sant’Elena (-384), Sassari (-252) e Nuoro (-237).
Il totale. La classifica che riassume sia i dati delle migrazioni sia quelli di nascite e decessi, divisa tra migliori e peggiori, vede rispettivamente in testa Olbia e Sassari. La prima ha un saldo positivo di 548 abitanti, mentre la seconda in negativo di 744. Nella top ten dei Comuni che si svuotano ci sono anche Cagliari (-455), Nuoro (-411), Carbonia (-369), Oristano (-232), Iglesias (-219), Alghero (-188), Porto Torres (-156). «Siamo di fronte a una voragine demografica che va contrastata rapidamente – scrivono gli esperti nel report – perché la riduzione della popolazione porta danni permanenti al tessuto sociale ed economico: dall’indebolimento della Sardegna come mercato in grado di attrarre prodotti e di garantire una dimensione interna adeguata a favorire la crescita di aziende di medie dimensioni agli effetti sul bilancio pubblico».
Il caso Alghero. Nonostante sia una località turistica e la quinta città della Sardegna, Alghero finisce tra i Comuni con un saldo negativo. Fortissimo il saldo naturale negativo con 254 residenti perduti ma insufficiente quello migratorio di soli 57 persone. «Il caso Alghero – si legge nell’analisi – rappresenta platealmente la sintesi della crisi demografica e della fine dell’effetto ciambella come rappresentazione dei movimenti della popolazione in Sardegna».
Le soluzioni. «Ci sono tre ambiti – scrivono gli esperti nelle conclusioni del report – in cui il trend negativo va contrastato con politiche dedicate: la natalità, lo spopolamento e la bassa immigrazione. Occorrono politiche per le famiglie, per favorire la natalità, per rallentare lo spopolamento delle aree interne, per garantire l’integrazione delle famiglie immigrate».