La Nuova Sardegna

Ristoratori e baristi sardi alla sfida del green pass

di Dario Budroni
Ristoratori e baristi sardi alla sfida del green pass

La Fipe Confcommercio: «Un sacrificio, ma serve per evitare nuova chiusure»

04 agosto 2021
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OLBIA. La nuova sfida è alle porte. I ristoratori e i gestori dei bar dovranno affrontare anche la prova del Green pass, che entrerà in vigore venerdì 6 agosto. Così le organizzazioni di categoria si ritrovano impegnate in una nuova campagna di informazione rivolta agli imprenditori e soprattutto ai clienti dei locali. «Purtroppo continuano a circolare informazioni non proprio corrette. Per esempio, non tutti sanno che il Green pass è obbligatorio solamente per chi consuma al tavolo e al chiuso. In ogni caso, noi siamo pronti a questo nuovo sacrificio. La cosa fondamentale, insieme alla tutela della salute di tutti, è evitare nuove chiusure» dice Gavina Braccu, la presidente dell’area Gallura della Fipe Confcommercio.

Le minacce. Molti imprenditori hanno avviato campagne informative sui social, per illustrare le nuove modalità di ingresso, ma non sempre la notizia viene ben accolta. I nemici del green pass a volte attaccano sui social i titolari di esercizi pubblici che si allineano alla normativa e arrivano a minacciare, comne avvenuto anche a Sassari, recensioni negative delle attività. «Non possiamo accettarlo - dice Emanuele Frongia, presidente Fipe Confcommercio Sud Sardegna - noi possiamo solo applicare quanto la legge ci obbliga a fare e siamo involontariamente deputati a ricoprire un ruolo che non è nostro». Secondo Frongia è impossibile non rispettare le regole: «Rischiamo fino a mille euro di sanzioni e la chiusura dell’attività. Non possiamo permettercelo: il nostro lavoro è iniziato di nuovo solo pochi mesi fa dopo più di un anno di chiusure a macchia di leopardo».

Come funziona. Il Green pass, per quanto riguarda bar e ristoranti, non servirà sempre e comunque. «Alcune persone sono spaventate e per questo è opportuno ribadire le regole – continua Gavina Braccu -. Il certificato verrà infatti chiesto soltanto a chi decide di consumare nei tavoli al chiuso. Nelle aree esterne, come giardini e dehor, il Green pass non sarà necessario. Stesso discorso per chi consuma al banco, al chiuso».

Il 47% degli italiani già si è procurato il green pass, mentre il 20% segnala di aver iniziato l'iter per ottenerlo. Rimane, però, un 21% che resiste all'idea dell'obbligo di certificato vaccinale e dichiara di non volerlo ottenere. È quanto emerge da un sondaggio condotto da Swg per Confesercenti su un doppio campione di consumatori e imprenditori della ristorazione, del servizio bar e delle altre attività di ristorazione, interpellati tra il 28 luglio e il 2 agosto.

«Se il Green pass può funzionare da incentivo ben venga. Il vaccino protegge i cittadini ed è una ulteriore difesa sia per il consumatore che per l’azienda. La speranza è che lo facciano tutti – commenta ancora Gavina Braccu-. Certo, non siamo felici di dover chiedere ai clienti di esibire il proprio certificato. Ma le regole sono queste e noi, per lavorare, dobbiamo rispettarle. Anche per questo chiediamo la massima collaborazione da parte dei nostri clienti, ricordando loro di rispettare tutte quelle norme che ormai conosciamo molto bene, dal distanziamento alla mascherina».

Chiarimenti per gli hotel. Servono chiarimenti sull'uso del green pass nelle strutture turistico ricettive: a ribadirlo è Astoi Confindustria Viaggi. L’associazione dei tour operator ha chiesto al ministero della Salute «di confermare che l'impiego del green pass non trovi applicazione con riferimento agli esercizi di ristorazione e ai teatri per gli spettacoli di intrattenimento degli ospiti, collocati all'interno delle strutture ricettive». Un punto ancora non chiaro della nuova normativa.

No alle chiusure. Da un anno e mezzo il settore della ristorazione e dei pubblici esercizi è uno dei più colpiti in assoluto, tra lunghi mesi di chiusure totali e altri periodi di aperture a macchia di leopardo. «Abbiamo pagato caro, sia in termini di fatturato che di posti di lavoro. Non possiamo certo accettare nuovi periodi di chiusure – conclude la presidente della Fipe Gallura -. Ci è stato chiesto un ulteriore sacrificio: la speranza è di non dover più chiudere le attività».

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