La Cgil striglia la Regione «Troppi ritardi, si svegli»
di Giuseppe Centore
Per il segretario regionale Piddiu la giunta sembra essere in balia degli eventi «Troppe dichiarazioni in ordine sparso. A quando l’incontro con il governo?»
03 settembre 2021
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CAGLIARI. La ripresa politica riporta alla ribalta uno dei temi che han tenuto banco e che è ancora non definito nei dettagli: di quale sistema energetico si doterà l’isola nei prossimi anni? Altre Regioni hanno assunto iniziative, comunicato le loro opzioni, disegnato le scelte strategiche, dialogato con i maggiori player nazionali e internazionali e interloquito col governo. Da noi l’estate non sembra aver portato novità. Si è sempre in attesa del decreto del presidente Draghi che disegnerà la cornice del sistema del gas, e si guarda con interesse misto a preoccupazione ai possibili investimenti sul fronte delle rinnovabili, trainati dal Pnrr e dai suoi miliardi.
In questo scenario assume una doppia valenza l’appello della Cgil affinchè si riprenda rapidamente in mano l’intero dossier energetico e si arrivi a tracciare un quadro certo di investimenti e strategie.
«Non c’è ancora traccia del confronto sollecitato dai sindacati con i ministri Cingolani e Giorgetti, la Regione e le aziende interessate, e non c’è alcuna chiarezza su come il presidente Solinas e la sua Giunta vogliano gestire la transizione energetica, a partire dall’imminente de-carbonizzazione», scrive in una nota così il segretario generale della Cgil Sardegna Samuele Piddiu.
«Al momento – ha detto il segretario regionale Cgil - al di là di qualche dichiarazione in ordine sparso, il governo regionale appare in balia di eventi e scelte fatte altrove e addirittura orientate da singole aziende: non ha una strategia, un’idea, un progetto su come dovrà strutturarsi la Sardegna rispetto ai processi di innovazione tecnologica, transizione energetica e de-carbonizzazione». La posizione della Cgil non è cambiato in questi anni. «È necessario realizzare il piano di metanizzazione con la relativa rete da nord a sud della Sardegna. Le centrali di Porto Torres e Portovesme possono essere riconvertite a metano e nello stesso tempo divenire siti nei quali investire sull’innovazione legata alle rinnovabili, che non significa trasformare la Sardegna in centro di produzione per approvvigionare i sistemi produttivi del Nord Italia ma scommettere su sviluppo e ricerca da realizzare qui». Il segretario Cgil cita i progetti per la produzione di idrogeno verde da rinnovabili, e in questa ottica considera l’eventuale rete di interconnessione dei bacini del gas come destinata a «trasportare in futuro idrogeno e gas di sintesi; è anche con questa consapevolezza che noi sosteniamo quell’opera».
Per la Cgil la Regione su questi temi latita, e non sa opporsi a scelte ritenuti deleteri per l’isola, come quelli annunciati da Enel che « possono decretare la fine di intere filiere produttive e la perdita di migliaia di posti di lavoro, come è il caso del polo metallurgico-non ferroso del Sulcis-Iglesiante, per il quale auspichiamo che i soggetti coinvolti, Enel compresa, siano portati a un tavolo per chiarire modalità e tempi certi della ripartenza».In attesa di decisioni governative, dalla Regione arrivano novità, a piccoli passi sul fronte della produzione energetica. Ieri l’assessore all’industria Pili ha annunciato il completamento dello studio per la produzione di 35 megawatt e 10 di accumulo nelle aree ex Carbosulcis da finanziare con i fondi europei. Un quantitativo modesto che serve però a non far perdere i fondi già erogati per la chiusura della miniera e che potrebbe aiutare le nuove attività in quelle aree.
@gcentore. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
In questo scenario assume una doppia valenza l’appello della Cgil affinchè si riprenda rapidamente in mano l’intero dossier energetico e si arrivi a tracciare un quadro certo di investimenti e strategie.
«Non c’è ancora traccia del confronto sollecitato dai sindacati con i ministri Cingolani e Giorgetti, la Regione e le aziende interessate, e non c’è alcuna chiarezza su come il presidente Solinas e la sua Giunta vogliano gestire la transizione energetica, a partire dall’imminente de-carbonizzazione», scrive in una nota così il segretario generale della Cgil Sardegna Samuele Piddiu.
«Al momento – ha detto il segretario regionale Cgil - al di là di qualche dichiarazione in ordine sparso, il governo regionale appare in balia di eventi e scelte fatte altrove e addirittura orientate da singole aziende: non ha una strategia, un’idea, un progetto su come dovrà strutturarsi la Sardegna rispetto ai processi di innovazione tecnologica, transizione energetica e de-carbonizzazione». La posizione della Cgil non è cambiato in questi anni. «È necessario realizzare il piano di metanizzazione con la relativa rete da nord a sud della Sardegna. Le centrali di Porto Torres e Portovesme possono essere riconvertite a metano e nello stesso tempo divenire siti nei quali investire sull’innovazione legata alle rinnovabili, che non significa trasformare la Sardegna in centro di produzione per approvvigionare i sistemi produttivi del Nord Italia ma scommettere su sviluppo e ricerca da realizzare qui». Il segretario Cgil cita i progetti per la produzione di idrogeno verde da rinnovabili, e in questa ottica considera l’eventuale rete di interconnessione dei bacini del gas come destinata a «trasportare in futuro idrogeno e gas di sintesi; è anche con questa consapevolezza che noi sosteniamo quell’opera».
Per la Cgil la Regione su questi temi latita, e non sa opporsi a scelte ritenuti deleteri per l’isola, come quelli annunciati da Enel che « possono decretare la fine di intere filiere produttive e la perdita di migliaia di posti di lavoro, come è il caso del polo metallurgico-non ferroso del Sulcis-Iglesiante, per il quale auspichiamo che i soggetti coinvolti, Enel compresa, siano portati a un tavolo per chiarire modalità e tempi certi della ripartenza».In attesa di decisioni governative, dalla Regione arrivano novità, a piccoli passi sul fronte della produzione energetica. Ieri l’assessore all’industria Pili ha annunciato il completamento dello studio per la produzione di 35 megawatt e 10 di accumulo nelle aree ex Carbosulcis da finanziare con i fondi europei. Un quantitativo modesto che serve però a non far perdere i fondi già erogati per la chiusura della miniera e che potrebbe aiutare le nuove attività in quelle aree.
@gcentore. ©RIPRODUZIONE RISERVATA