La Nuova Sardegna

Neoneli, il paradiso delle vigne ad alberello

di Giusy Ferreli
Neoneli, il paradiso delle vigne ad alberello

I tre soci delle Cantine hanno rivitalizzato terreni in abbandono lavorandoli secondo la tradizione locale. Diecimila bottiglie all’anno

01 ottobre 2021
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In questi giorni di settembre inoltrato, a Neoneli è tempo di vendemmia. Nei tanti piccoli vigneti delle Cantine di Neoneli, un’azienda agricola costituita solo qualche anno fa da tre amici accomunati dalla passione per le vigne e il vino, questa annata sarà meno generosa come quantità, ma di alta qualità. Sarà, insomma una grande annata che permetterà ai tre soci - Marco Deiana, Samuel Corda e Salvatore Cau (da sinistra nella foto) - di portare avanti il progetto che ha visto la luce ad agosto del 2017 con l’obiettivo di imbottigliare il vino (che nel paese ha una tradizione secolare) e farlo viaggiare per il mondo con il nome di Neoneli. «La nostra azienda ha una superficie di 6 ettari di vigneti produttivi, suddivisi in 17 vigne, la più piccola con 800 ceppi» raccontano i tre soci che hanno messo a disposizione le vigne di famiglia e in più ne hanno prese altre in affitto. Alcune vecchie di 70 anni e quasi in stato di abbandono. «Questo perché una delle nostre mission è salvaguardare le nostre vecchie vigne ad alberello». Il 90% delle vigne delle Cantine di Neoneli sono ad alberello, con rese bassissime (circa 20 quintali ad ettaro). Le vigne, concentrate nella vallata di Canales, nei secoli hanno costruito una simbiosi perfetta con le sughere, creando un paesaggio vitivinicolo raro, se non unico, dove le vecchie viti ad alberello dialogano armoniosamente con gli ulivi e le piante da frutta, le siepi di fichi d’india e le querce. Da queste ultime vengono realizzati i tappi di sughero per le bottiglie della Cantine di Neoneli che in questi anni hanno impiantato altre vigne per una superficie complessiva di quasi 3 ettari. Attualmente la piccola realtà imprenditoriale che sta iniziando ad affermarsi grazie ai primi riconoscimenti produce circa 10mila bottiglie, ma la nostra idea è quella di arrivare a produrne circa 20/25 mila.

«Difficilmente dalle Cantine di Neoneli si avranno grandi produzioni: ognuna delle nostre etichette è fatta per mantenere il giusto equilibrio economico fra le necessità di produzione e il riconoscimento sul mercato». Queste le etichette: Omestica (cannonau), Grughes (cagnulari), Melavaxia (nuragus) e Canales , un blend, che ha ricevuto il primo prestigioso riconoscimento ottenendo 97 centesimi dalla Guida essenziale ai vini d’Italia, realizzato con gli uvaggi di 10 vitigni. I principali sono: cannonau, monica, pascale, muristellu, cinsault, carignao, cagnulari, nieddu mannu.

Una scelta, questa dettata dalla tradizione. «Le nostre vecchie vigne infatti – raccontano - erano un mix di tanti vitigni e questo è il vino che maggiormente ci identifica». E alla tradizione si rifanno le lavorazioni della terra: i vigneti vengono lavorati a mano, quelli più giovani con l’aiuto di piccoli mezzi meccanici. In quelli vecchi, invece, l’aratura si fa ancora con i buoi o i cavalli, come nella tradizione locale, e in essi convivono almeno dieci varietà di vitigni. «Questa, è la filosofia di una tessitura virtuosa, di un dialogo costruttivo della diversità che la popola: le difficoltà che alcuni vitigni possono incontrare in determinate annate, vengono compensate da quelli più vigorosi che li affiancano» sottolineano Salvatore, Marco e Samuel. Per i tre soci continuare a coltivare la vite in questo angolo dell'Oristanese che confina con la provincia di Nuoro non è solo un fatto di resistenza o di perseveranza. «È un debito verso la nostra gente, che ha saputo mantenere per secoli la qualità di queste vigne e per secoli è stata depositaria di saperi e conoscenze che rischiavano di andare perduti, la loro storia dimenticata per sempre. È un patrimonio difficile da vivere - è la loro conclusione - ma impossibile da lasciare».

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