La Nuova Sardegna

Urbanistica, stop dalla Consulta sull’interpretazione del Ppr

di Claudio Zoccheddu
Urbanistica, stop dalla Consulta sull’interpretazione del Ppr

Secondo l'alta corte violate le competenze esclusive del Governo su ambiente e leale collaborazione. L'assessore Quirico Sanna: «Sconfitta per tutti i sardi: la Corte ha cancellato la nostra autonomia»

24 dicembre 2021
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SASSARI. Lo stop è arrivato a Natale, quando la Giunta sperava di trovare regali di tutt’altra fattura sotto l’albero. Un pensiero evidentemente non ricambiato dalla Corte Costituzionale che, ieri sera, ha bocciato le norme di interpretazione autentica del Piano paesaggistico regionale (Ppr) contenute in una leggina approvata nel luglio 2020 e impugnata a fine agosto dal Governo. Il motivo? La violazione dell'articolo 117 della Carta, che riserva allo Stato competenza esclusiva in materia di tutela dell'ambiente e dell'ecosistema, e per violazione del principio di leale collaborazione. C’era dunque una questione di competenze da chiarire e la decisione della Consulta sembra aver posto un punto di non ritorno sul Ppr, perlomeno per come era stato inteso dalla Giunta regionale guidata dal presidente Christian Solinas.

E lo stop arrivato da Roma, oltre a congelare a tempo indeterminato lo strumento urbanistico, dovrebbe avere conseguenze anche sul Piano casa, impugnato dal Governo e in attesa di essere esaminato dalla Consulta. In questo caso il Governo aveva fatto notare come l'intervento regionale fosse illegittimo perché deroga al Ppr che, di per sé, in quanto legge di rango costituzionale, non è derogabile. Non solo: questo avviene sulla base di una scelta unilaterale della Regione, quindi sottraendosi all'obbligo di co-pianificazione con lo Stato.

Le reazioni. Il primo a saltare sulla sedia è l’assessore regionale all’Urbanistica, il sardista Quirico Sanna, che per il momento si limita ad una lettura politica del provvedimento comunicato durante la serata di ieri: «Domani (oggi, ndr), insieme ai tecnici e ai legali della Regione, valuteremo il documento in tutti i suoi aspetti per approfondire ogni dettaglio. Per il momento posso solo dire che sono basito dalla decisione della Consulta. Non me l’aspettavo perché non avrei mai creduto che potesse essere cancellato lo Statuto della Regione autonoma della Sardegna, ed è questo quello che è successo: la Corte costituzionale ha deciso che la Sardegna è una regione a statuto ordinario. Lo Stato ha dato una spallata alla nostra autonomia e questa non è una sconfitta della Giunta Solinas ma una batosta per tutto il popolo sardo».

Secondo Sanna, le colpe sarebbero da ricercare indietro nel tempo: «La sentenza si basa sull’accordo fatto nel 2006 da Renato Soru con in poteri romani, che io ritengo non avere alcun valore. Se la Sardegna non avrà futuro, se i nostri figli non avranno futuro, le responsabilità sono chiare». A preoccupare Quirico Sanna non c’è solo la bocciatura del Ppr ma anche l’evidente legame tra Ppr e Piano casa che, partito con l’impugnazione del governo di 27 dei 31 articoli, sembra destinato allo stesso epilogo: «Non potrà essere applicato, dovremo restare prigionieri a casa nostra – conclude Sanna –. In più avremo tempi lunghissimi, serviranno anni per la co-pianificazione».

Gli ambientalisti. Per loro, sotto l’albero è arrivato un regalo graditissimo: «Lo è per tutte le persone che credono che il futuro sia nella salvaguardia dell’ambiente, il bene più prezioso. Abbiamo rischiato – scrivono dal Grig –, con un’assurda interpretazione autentica della Giunta, la riscrittura del Ppr approvato nel 2006 e il conseguente assalto alle coste. La Giunta Solinas ha finora offerto solo pessimi esempi di politica ambientale che hanno spinto norme illegittime adottate per favorire interessi particolari, finite tutte davanti alla Corte costituzionale».
 

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