Sassari, Babudieri: «La curva del Covid sale ancora. Ecco cosa si può fare»
Luigi Soriga
La guida pratica del responsabile di Malattie infettive: «Omicron può essere un alleato»
27 gennaio 2022
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SASSARI. L’unica cosa certa finora del Covid, è che quando pensi di averlo capito, quando sei convinto di avergli preso le misure, lui farà l’esatto contrario. È per questo che ormai sulla pandemia e sulle varianti regna la più totale incertezza. Col professor Sergio Babudieri, responsabile dell’unità operativa di Malattie infettive dell’Aou di Sassari, abbiamo cercato di fissare alcuni punti fermi, e una sorta di istruzioni per l’uso, di bugiardino per il virus.
Partiamo proprio dalla fine: cosa ci aspetta ora? Siamo al picco?
«Chi lo afferma evidentemente ha dei dati statistici che io non posseggo. La percezione che ho da addetto ai lavori e dall’osservatorio del mio reparto, è che la pressione covid è ancora in crescita».
Parliamo di Omicron?
«Sì. parliamo di una variante con un tasso di contagiosità molto più elevato, che ha 3 giorni di incubazione e non 7 come le altre, e che dunque si diffonde più velocemente ed in maniera esponenziale. Così capillare da non consentire più alcun tracciamento. Da riempire i reparti ospedalieri perché spesso non dà sintomi, specie su persone con tre dosi di vaccino. E chi sono quelli con tre dosi? I sanitari...».
Quando sparirà?
«Credo che Omicron, se si riuscisse a gestirla, possa diventare un’arma a nostro favore. Ha due caratteristiche: è estremamente pervasiva e rapida, e allo stesso tempo poco aggressiva sull’organismo. Se l’unica strada da percorrere per un ritorno alla normalità è quella dell’immunità naturale di gregge, tradotto tutti contagiati-tutti immunizzati, Omicron sta lavorando a questo obiettivo. Ci sono governi, come l’Inghilterra, che in sostanza puntano proprio a questo. Poi non so se Omicron sarà l’ultima variante e se si arriverà ora all’immunità di gregge. Impossibile prevederlo. Ma so che il passaggio dalla pandemia all’endemia è l’unica soluzione. Si sa il come, non si sa il quando».
Chi si è beccato l’Omicron, può riprendere l’Omicron?
«Non abbiamo abbastanza casistica, ma ad ora la risposta è no».
E i vaccinati?
«Sappiamo che Omicron può bucare anche le terze dosi, ma resta sempre il fatto che una persona vaccinata è più protetta, ed è di gran lunga meno probabile che contragga il virus rispetto a una non vaccinata. Altra cosa importante: non finirà di certo in ospedale, a meno che non sia un trapiantato o un paziente oncologico col sistema immunitario debilitato. Infine un vaccinato si negativizza in una settimana, a un non vaccinato ne occorrono due se non tre».
Se due persone parlano tra loro davanti a un caffè, sala interna, mascherina abbassata che succede?
«Hanno buone probabilità di contagiarsi se la distanza non è due metri».
Se uno entra in un ascensore dove dieci minuti prima c’è stato un positivo omicron, contrae il virus?
«Se il positivo ha starnutito e l’altro che sale dopo non ha mascherina, è fregato. Arriverà al pianerottolo di casa e si porterà dietro il Covid. L’ascensore, senza ricambio d’aria, è una situazione di grande rischio, io o lo evito o porto la ffp2».
Anche i tasti dell’ascensore, o comunque le maniglie, gli oggetti in genere, sono veicolo di trasmissione?
«In maniera molto ma molto inferiore. Meglio sempre avere qualche precauzione, ma la trasmissibilità resta per via aerea e attraverso le mucose degli occhi».
Passiamo a sintomi e istruzioni per l’uso. I vaccinati.
«Tre dosi: un banale raffreddore, o un mal di testa che, presa la pastiglia passa, ma poi dopo un’ora si ripresenta... beh forse è il caso di farsi un tampone».
Due dosi, ultima a sei mesi.
«Ai primi sintomi non pensare, tanto passerà. Perché se non passa saranno guai. Quindi rivolgersi al proprio medico subito e capire se si è potenzialmente fragili».
Ultimo caso: no vax.
«State molto attenti, perché si rischia ancora grosso. E non andate a comprare il saturimetro, perché nel momento in cui il livello va giù, significa che il danno è già fatto. Bisogna intervenire prima, non oltre i 5 giorni dai sintomi. Quello è il momento di assumere i monoclonali o gli antivirali orali per arginare l’avanzata del Covid».
Che differenza c’è tra le due terapie?
«I monoclonali sono degli anticorpi già preconfezionati che aggrediscono il virus e lo bloccano. La pillola Molnupiravir, invece, ostacola la duplicazione del virus. Io darei delle scorte di pastiglie ai medici di base, per velocizzare l’assunzione».
È mai riuscito a convertire un no vax?
«Mai, e ci ho provato tante volte. E questo un po’ mi fa adirare, perché fra me e me, con un pizzico di presunzione, penso: oh, stai parlando con Babudieri, non con l’ultimo degli scemi. Qualcosa avrò pur imparato nella mia esperienza medica. Possibile che non mi dia retta? Ma niente, non c’è verso. E la spiegazione che mi dò è questa: i no vax hanno paura, e la paura è un sentimento ingovernabile. E io la capisco. Ma allo stesso tempo non ammettono a se stessi e agli altri di aver paura, e allora trovano una serie di giustificazioni, che però non hanno fondamento scientifico. Dovrebbero capire che siamo in guerra, e se venissero in prima linea, a vedere le bombe e i morti, si farebbero subito non una, ma quattro dosi».
Partiamo proprio dalla fine: cosa ci aspetta ora? Siamo al picco?
«Chi lo afferma evidentemente ha dei dati statistici che io non posseggo. La percezione che ho da addetto ai lavori e dall’osservatorio del mio reparto, è che la pressione covid è ancora in crescita».
Parliamo di Omicron?
«Sì. parliamo di una variante con un tasso di contagiosità molto più elevato, che ha 3 giorni di incubazione e non 7 come le altre, e che dunque si diffonde più velocemente ed in maniera esponenziale. Così capillare da non consentire più alcun tracciamento. Da riempire i reparti ospedalieri perché spesso non dà sintomi, specie su persone con tre dosi di vaccino. E chi sono quelli con tre dosi? I sanitari...».
Quando sparirà?
«Credo che Omicron, se si riuscisse a gestirla, possa diventare un’arma a nostro favore. Ha due caratteristiche: è estremamente pervasiva e rapida, e allo stesso tempo poco aggressiva sull’organismo. Se l’unica strada da percorrere per un ritorno alla normalità è quella dell’immunità naturale di gregge, tradotto tutti contagiati-tutti immunizzati, Omicron sta lavorando a questo obiettivo. Ci sono governi, come l’Inghilterra, che in sostanza puntano proprio a questo. Poi non so se Omicron sarà l’ultima variante e se si arriverà ora all’immunità di gregge. Impossibile prevederlo. Ma so che il passaggio dalla pandemia all’endemia è l’unica soluzione. Si sa il come, non si sa il quando».
Chi si è beccato l’Omicron, può riprendere l’Omicron?
«Non abbiamo abbastanza casistica, ma ad ora la risposta è no».
E i vaccinati?
«Sappiamo che Omicron può bucare anche le terze dosi, ma resta sempre il fatto che una persona vaccinata è più protetta, ed è di gran lunga meno probabile che contragga il virus rispetto a una non vaccinata. Altra cosa importante: non finirà di certo in ospedale, a meno che non sia un trapiantato o un paziente oncologico col sistema immunitario debilitato. Infine un vaccinato si negativizza in una settimana, a un non vaccinato ne occorrono due se non tre».
Se due persone parlano tra loro davanti a un caffè, sala interna, mascherina abbassata che succede?
«Hanno buone probabilità di contagiarsi se la distanza non è due metri».
Se uno entra in un ascensore dove dieci minuti prima c’è stato un positivo omicron, contrae il virus?
«Se il positivo ha starnutito e l’altro che sale dopo non ha mascherina, è fregato. Arriverà al pianerottolo di casa e si porterà dietro il Covid. L’ascensore, senza ricambio d’aria, è una situazione di grande rischio, io o lo evito o porto la ffp2».
Anche i tasti dell’ascensore, o comunque le maniglie, gli oggetti in genere, sono veicolo di trasmissione?
«In maniera molto ma molto inferiore. Meglio sempre avere qualche precauzione, ma la trasmissibilità resta per via aerea e attraverso le mucose degli occhi».
Passiamo a sintomi e istruzioni per l’uso. I vaccinati.
«Tre dosi: un banale raffreddore, o un mal di testa che, presa la pastiglia passa, ma poi dopo un’ora si ripresenta... beh forse è il caso di farsi un tampone».
Due dosi, ultima a sei mesi.
«Ai primi sintomi non pensare, tanto passerà. Perché se non passa saranno guai. Quindi rivolgersi al proprio medico subito e capire se si è potenzialmente fragili».
Ultimo caso: no vax.
«State molto attenti, perché si rischia ancora grosso. E non andate a comprare il saturimetro, perché nel momento in cui il livello va giù, significa che il danno è già fatto. Bisogna intervenire prima, non oltre i 5 giorni dai sintomi. Quello è il momento di assumere i monoclonali o gli antivirali orali per arginare l’avanzata del Covid».
Che differenza c’è tra le due terapie?
«I monoclonali sono degli anticorpi già preconfezionati che aggrediscono il virus e lo bloccano. La pillola Molnupiravir, invece, ostacola la duplicazione del virus. Io darei delle scorte di pastiglie ai medici di base, per velocizzare l’assunzione».
È mai riuscito a convertire un no vax?
«Mai, e ci ho provato tante volte. E questo un po’ mi fa adirare, perché fra me e me, con un pizzico di presunzione, penso: oh, stai parlando con Babudieri, non con l’ultimo degli scemi. Qualcosa avrò pur imparato nella mia esperienza medica. Possibile che non mi dia retta? Ma niente, non c’è verso. E la spiegazione che mi dò è questa: i no vax hanno paura, e la paura è un sentimento ingovernabile. E io la capisco. Ma allo stesso tempo non ammettono a se stessi e agli altri di aver paura, e allora trovano una serie di giustificazioni, che però non hanno fondamento scientifico. Dovrebbero capire che siamo in guerra, e se venissero in prima linea, a vedere le bombe e i morti, si farebbero subito non una, ma quattro dosi».