La Nuova Sardegna

“Lo straniero” di Camus è ancora molto attuale

di Vanessa Nurra*
“Lo straniero” di Camus è ancora molto attuale

La storia del protagonista del romanzo ispira una riflessione che riguarda anche la pandemia

24 febbraio 2022
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Estranei, che fine faremo? Attraverso le parole di Albert Camus (nella foto) si scorge la nostra realtà: assurda e complessa come il protagonista Meursault, ma sarebbe meglio non fare la sua stessa fine. Albert Camus scrive nel 1942 “Lo straniero” nel pieno della seconda guerra mondiale, periodo in cui a suo avviso, l’assurdità dell’esistenza umana raggiunge il culmine. Da questi presupposti si può trarre una riflessione che riguarda la pandemia in corso: infatti, nonostante il monito suggerito dall’autore, la noncuranza verso il proprio benessere e quello collettivo sembra persistere. Forse simili atteggiamenti ci condurrebbero ad una triste fine, e il romanzo ne dà prova. Meursault è un uomo impassibile, immerso in uno stato di apatia. Tuttavia egli è considerato un eroe “assurdo” perché, a modo suo, riesce a giungere ad una verità lucida della realtà, anche se attraverso ragionamenti crudi e contorti. Come può un uomo, con tutte le peripezie che attraversa, non provare un minimo di empatia? Ognuno interpreta le proprie emozioni in modi diversi; può darsi che stia nell’indole naturale di Meursault non manifestare stati d’animo convenzionali. Ma la gravità non sta in questo, quanto piuttosto che egli sia disinteressato a ciò che gli accade, perfino alle conseguenze dell’omicidio che ha commesso. L’atteggiamento del protagonista è unico nel suo genere, perché non interiorizza nulla dalle esperienze. Questo è il pericolo più grande secondo l’autore, il quale ci illustra ogni minima mossa e scelta che porta all’autodistruzione di Meursault. La sua storia ci porta a guardare con occhio critico la società odierna, in cui emergono preoccupanti tratti che ricordano il comportamento del personaggio camusiano: un esempio lampante sono i negazionisti di ogni sorta, e più recentemente, i no-vax. Essi rivendicano ideali specifici, ma rispetto a quanto accade sono coscienti o estranei? Sembrano tanti Meursault, ogni volta che si mostrano indifferenti verso la società che richiede un bene comune, e non vane interpretazioni sulla virologia. La fine di Meursault è infelice, dà la sensazione di essere inconclusa. Il lettore si aspetta che prima o poi prenda consapevolezza degli eventi e che sia lui a cambiare il corso della vicenda , invece non accade niente, muore così com’è vissuto, estraniato dalla realtà. Certo, i negazionisti non faranno la fine del nostro eroe assurdo, però forse Camus ci mette in guardia dicendoci: «se non si medita dovutamente sugli eventi, dove finiremo?».

*Vanessa frequenta il liceo Galilei a Macomer

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