La Nuova Sardegna

Sos sicurezza, troppi morti sul lavoro: il dolore spegne la festa

di Silvia Sanna
Sos sicurezza, troppi morti sul lavoro: il dolore spegne la festa

Infortuni e vittime in aumento, Nicifero (Inail): si fa poca prevenzione

02 maggio 2022
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SASSARI. L’operazione che richiede due persone ora la fa un solo addetto, le ore di lavoro quotidiane da 7-8 sono diventate 10, a volte 12. E se c’è da salire sul ponteggio per un intervento rapido, capita che l’operaio non si protegga con il gancio allacciato in vita “tanto ci vuole un attimo e torno giù subito”. È la fretta la peggiore nemica della sicurezza sul lavoro, nei cantieri edili come all’interno delle fabbriche e nei campi. Nell’economia che riparte dopo il buio della pandemia, alimentata dalla misure legate al Pnrr e ubriacata dai massicci investimenti a sostegno dell’edilizia, come il bonus 110, la faccia brutta e triste della medaglia è l’aumento vertiginoso degli infortuni sul lavoro, compresi quelli mortali: l’ultimo, nell’isola, alla vigilia della Pasqua. Oggi 1° Maggio il pensiero va non solo ai tanti che un lavoro lo inseguono da tempo, ma anche a chi svolgendo il suo lavoro ha perso la vita o è rimasto coinvolto in un incidente di cui porta i segni e che probabilmente si sarebbe potuto evitare prestando maggiore attenzione alla sicurezza. Dice Alfredo Nicifero, direttore regionale dell’Inail: «È da qui che bisogna ripartire, dalla cultura della sicurezza che manca a diversi livelli, sia tra i datori di lavoro che tra i dipendenti: tanti continuano a considerare la sicurezza un costo, invece è un investimento perché tutela la vita delle persone e l’attività dell’azienda che dopo un infortunio si blocca, spesso per molto tempo. Per questo faccio un appello ai lavoratori: imparate a rallentare, a valutare le situazioni e i rischi. E se necessario fermatevi, chiedete aiuto».

Boom di infortuni. I dati dei primi mesi dell’anno dicono che nell’isola gli infortuni sul lavoro sono cresciuti mediamente del 50% rispetto al 2021, con valori più alti in alcune zone. Una situazione fotocopia rispetto al resto d’Italia, con punte allarmanti dove a dominare è soprattutto l’edilizia. Ma nell’analisi dei numeri bisogna tenere conto di almeno tre aspetti «che incidono sulle percentuali finali». Nicifero, 60 anni, alla guida dell’Inail in Sardegna dal 15 giugno 2020, li elenca. «Il primo: gli infortuni da Covid, con i contagi di lavoratori cresciuti rispetto a un anno fa di circa il 10-15%. Il secondo: le comunicazioni di infortuni lievi, con prognosi sino a 3 giorni, che in precedenza venivano calcolate a parte e ora incidono per un altro 10%. Terzo, gli infortuni in itinere: sono quelli che si verificano nel percorso casa-lavoro lavoro-casa, come incidenti in auto o in motorino o cadute lungo la strada. Nei primi mesi del 2022 sono aumentati di circa il 30% rispetto all’analogo periodo del 2021 e raddoppiati rispetto al 2020. «La spiegazione – dice Alfredo Nicifero – sta nella differente modalità lavorativa: numero di infortuni in itinere insignificanti nella fase di smart working, quando la stragrande maggioranza dei lavoratori stava a casa, aumento immediato dei casi con il ritorno dei lavoratori nelle aziende». Al netto di questi tre aspetti, restano gli infortuni di tipo tradizionale, come traumi da caduta e schiacciamenti: «Sono strettamente collegati alla ripresa post Covid, con investimenti e incentivi che hanno determinato un aumento dell’occupazione ma hanno portato a una minore attenzione verso la questione della sicurezza». Nicifero fa l’esempio dei cantieri bonus 110: «Tante commesse e scadenze da rispettare si traducono nella necessità di essere più veloci e lavorare più ore del previsto. In questo modo si incrementa il fattore di rischio, perché l’operaio stanco è più distratto e tralascia passaggi fondamentali. E il datore di lavoro che ha fretta fa svolgere una operazione a un solo addetto quando ne servirebbero due. A volte va bene, spesso però finisce male». Si sfida la sorte per paura di non fare in tempo a rispettare i tempi di consegna stabiliti, perché c’è un altro lavoro che aspetta.

Emergenza sicurezza. L’Inail ha deciso di partire dalle scuole e i progetti avviati in numerosi istituti superiori dell’isola hanno già dato risultati significativi: «È ai ragazzi che bisogna insegnare l’importanza della prevenzione e del rispetto delle regole. Per aiutarli, da adulti, a valutare i rischi e a saper dire no: meglio prendersi un rimprovero dal datore di lavoro che mettere a rischio la propria vita e quella di altri svolgendo una operazione pericolosa». Un insegnamento da utilizzare già durante il percorso scolastico, nei progetti di alternanza scuola-lavoro «ai quali i ragazzi devono essere preparati, devono per esempio avere le competenze base per riconoscere un macchinario obsoleto dal quale è preferibile girare alla larga». A proposito di questo, l’Inail mette in campo molte risorse per favorire il rinnovo dei mezzi aziendali: 5 milioni e mezzo all’anno circa, di cui buona parte a fondo perduto, con i contributi riservati a chi è in regola sulla formazione perché frequenta i corsi sulla sicurezza e paga regolarmente i dipendenti. In molti casi il rinnovo di mezzi è una strategia salva vita. «Per esempio in agricoltura un infortunio ricorrente e quasi sempre mortale è quello causato dal ribaltamento del trattore. Noi finanziamo l’acquisto di trattori di ultima generazione, realizzati con sistemi anti ribaltamento: qualunque cosa succeda il mezzo resta in piedi e la persona a bordo non viene schiacciata». Le richieste di contributo sono in aumento, «segno di una sensibilità crescente sul tema – dice il direttore dell’Inail –. Ma sono ancora tanti quelli che si rivolgono a noi quando l’incidente è già avvenuto invece di agire in maniera preventiva perché pienamente consapevoli dei rischi e delle conseguenze sul piano umano ed economico. Su questo c’è ancora tanto da lavorare».

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