La Nuova Sardegna

Fiume Santo, stop alla centrale a gas: Ep blocca le procedure autorizzative

Giuseppe Centore
Fiume Santo, stop alla centrale a gas: Ep blocca le procedure autorizzative

Chiesto al Mite il congelamento di 12 mesi del progetto. Un segnale chiaro alla politica

25 giugno 2022
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Cagliari L’incertezza che rimane sui tempi e su alcune caratteristiche, nonostante il decreto del presidente Draghi, relativi al sistema energetico sardo abbia prodotto un colpo di scena, il suoi impatto si potrà valutare solo nei prossimi mesi.

Ep produzione, la società della holding del magnate ceco Daniel Kretinsky proprietaria anche della centrale di Fiume Santo, ha chiesto ieri la sospensione per 12 mesi della procedura relativa alla valutazione di impatto ambientale per il nuovo impianto a gas da 560 megawatt. Secondo fonti del ministero per la Transizione Ecologica, nella richiesta di sospensione, si fa esplicito riferimento alla carenza di certezze regolatorie e di scenario che non garantirebbero l’eventuale investimento.

Ep tuttavia non rinuncerebbe al progetto, ma lo ibernerebbe, con la speranza che da qui a un anno qualcosa possa cambiare. Una scelta con forti motivazioni politiche e industriali, che pone l’ennesimo quesito al governo, non tanto a questo (che con la prossima finanziaria d’autunno avrà praticamente completato il suo compito), ma al prossimo, con un nuovo ministro per la Transizione (non Cingolani perchè il docente di fisica ha detto che non continuerà la sua esperienza di governo) e probabilmente con un nuovo premier.

Ep, dopo le ultime mosse assolutamente distinte ma parallele, di Terna ed Enel, si trovava in pratica con le spalle al muro. L’asta del mercato delle capacità (quel sistema elettrico che consente di cedere al regolatore Terna nel futuro una certa quantità di energia a un determinato prezzo) per il 2024 (queste aste si fanno per ovvi motivi in avanti di due anni, per dare tempo alle società aggiudicatrici di essere pronte a rispettare gli impegni) prevede 528 megawatt di nuova capacità di accumuli elettrochimici, in pratica batterie, assegnate all’isola. Enel ha partecipato e si è aggiudicata l’asta. Questa capacità, ed è un punto centrale che ha portato Ep a fermare la procedura per la sua centrale a gas, è giudicata sufficiente, insieme all’entrata in esercizio del Tyrrhenian link nel 2028 a mettere in sicurezza il sistema elettrico sardo, quasi ipotizzando una non necessità di altra capacità disponibile.

Come se non bastasse le indicazioni che vengono dal decreto Draghi prevedono un deposito limitato di gnl, garantito da una nave da 25mila metri cubi di gas fissa, a sua volta alimentata da altre navi che faranno la spola con la Spezia, a Porto Torres, forse non in grado di alimentare in sicurezza una centrale a gas e la rete urbana nel triangolo Sassari-Alghero-Porto Torres. A queste condizioni partecipare a una asta negli anni prossimi sarebbe un azzardo. Oggi i produttori concorrono alle aste, se le aggiudicano e in molti casi dopo realizzano gli impianti, proprio perchè hanno certezza degli incassi.

Ep dovrebbe invece partecipare alle future aste senza avere la certezza che il gas e il suo sicuro stabile e sostenuto sistema di alimentazione sia pronto. Non lo può fare, anche perchè i vincitori che non rispettano l’impegno a fornire a quella data quel tanto di energia pagano forti penali a Terna. Potrebbe comunque realizzare la centrale a gas e poi vendere al mercato libero l’energia prodotta. Avrebbe libertà sui tempi, ma i costi sarebbero ben più alti. Ma anche su questo aspetto la partita è complicata.

Per Ep certezze sui tempi e le condizioni per l’approvvigionamento del gas nel nord Sardegna non ve ne sono. Snam ha opzionato una nave per il sud, ma sul nord, anche se spazi nel porto industriale non mancano, non si hanno idee definite su cosa fare, come e soprattutto quando. Forse per cercare di sbloccare questo evidente empasse, la viceministra allo Sviluppo Economico Alessandra Todde aveva convocato per martedì scorso un vertice con i rappresentanti del Consorzio Industriale di Porto Torres, Autorità Portuale e le società interessa. La ennesima crisi del M5Stelle l’ha costretta a saltare l’incontro, dove però è stato ribadito che la capacità della nave gasiera è diretta conseguenza delle indicazioni di Terna, e non della volontà di Snam, incaricata dal governo di realizzare i due terminali a nord e a sud, di favorire questo o quel territorio.

E su questo territorio Ep ribadisce l’intenzione di investire, con progetti su fotovoltaico, accumuli e idrogeno. Investimenti che si inseriscono nel piano nazionale che vede la certa realizzazione di due nuove unità a ciclo combinato a gas di ultima generazione in Lombardia.

Ma senza certezze l’investimento sulla nuova centrale a gas non è solo a rischio, ma si colloca al limite della impraticabilità.

Da qui la scelta di fermare tutto e di vedere se ci saranno, dopo l’autunno, non certo a breve, segnali incoraggianti dal governo.

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