Pochi medici e ambulanze, il servizio 118 è al collasso
Mancano 40 professionisti. Turni massacranti: molti scelgono altre strade. I mezzi spesso in fila nei pronto soccorso, le chiamate sono oltre 1,5 milioni
Cagliari La sanità è al collasso dappertutto. Anche il servizio di emergenza-urgenza dell’Areus sta per scoppiare da un momento all’altro. Il vuoto in organico nelle ambulanze del 118 è almeno di quaranta medici. I quasi cento in servizio sono spesso costretti a turni massacranti, fino al doppio delle 38 settimanali che dovrebbero garantire. La rete è bucata in troppi Comuni, a cominciare dal Nuorese e dall’Oristanese, dove le «medicalizzate» ormai riescono a fatica a far fronte alle chiamate in arrivo nelle centrali di Cagliari e Sassari. Sono state oltre un milione e mezzo le telefonate, nel 2021. A essere sul piede di guerra sono anche le associazioni di volontariato, ingaggiate sempre dall’Areus: le loro ambulanze sono diventate sempre più delle succursali di quei pronto soccorso, dove mancano i medici e le attese durano spesso ore e ore, se non giornate intere.
La denuncia. Il sottodimensionamento del 118 è stato denunciato, in Consiglio regionale, da Annalisa Mele della Lega, che è medico di famiglia. «Ogni equipaggio delle ambulanze medicalizzate – ha detto – dovrebbe essere formato dal medico, convenzionato con l’Areus, un infermiere e l’autista, che invece sono dipendenti dell’Azienda. La realtà, invece, è che, visto il buco negli organici, molti colleghi sono costretti a turni massacranti pur di non sospendere un servizio essenziale e attivo 24 ore su 24».
Tra l’altro proprio d’estate, con l’arrivo dei turisti, aumentano le richieste d’intervento da parte di chi, a bordo dell’ambulanza, dev’essere pronto a rianimare un ferito, a intubarlo, a salvargli la vita in pochi secondi. «Però purtroppo – prosegue la consigliera regionale – in prima linea vanno medici allo stremo delle forze e farli lavorare in queste condizioni è assurdo». Tanto da aver sollecitato, a gran voce, che «nella prossima legge di spesa della Regione, attesa entro luglio, sia previsto anche un finanziamento straordinario per incentivare i medici a partecipare ai corsi per la specializzazione in medicina territoriale dell’emergenza, condizione indispensabile per poter salire a bordo di una medicalizzata». È dal 2019 che l’Areus non organizza più i corsi, e in passato c’è stato addirittura un vuoto di quindici anni.
L’organico Secondo le tabelle pubblicate dall’Azienda per le emergenze-urgenze, con ai vertici il direttore generale Simonetta Cinzia Bettelini, i medici convenzionati dovrebbero essere 144, ma in realtà sono poco meno di cento. Anche il resto del personale, stavolta dipendente, è sotto organico. Solo alla fine dell’anno dovrebbe passare da 419 a 600 unità, compresi tecnici e impiegati. Va sottolineato, però, che entro il 2022 l’Azienda dovrà essere in grado di gestire anche i due Numeri unici europei: il 112 per le emergenze, e la Sardegna è molto in ritardo sui tempi, e l’116117, per coordinare «il flusso delle cure mediche non urgenti e ad altri servizi sanitari territoriali a bassa intensità», si legge nel protocollo. A quel punto servirà di sicuro più personale, annunciato, e più medici, auspicati, per evitare che i due servizi partano zoppi sin dall’inizio. Anche il parco ambulanze è in corso di rinnovamento: oggi le «medicalizzate» sono 24, di cui un’auto-medica, e infatti l’Areus fa sapere che «non è stata ancora assegnata la gara per il leasing di nuovi mezzi da inserire nel sistema». Ancora: è la stessa azienda a gestire e coordinare il servizio regionale di elisoccorso, appaltato all’Airgreen. Per poi ammettere, come si legge nel sito ufficiale, di avere comunque ancora a che fare con «una rete radio dell’emergenza-urgenza datata e obsoleta in attesa del passaggio dall’analogico al digitale». Tirate le somme, anche l’Areus non è certo messa bene.