Governo al capolinea, la pattuglia sarda divisa sulle colpe: «La responsabilità è degli altri»
Pittalis (Forza Italia): «Draghi condizionato dalla sinistra». Frailis (Pd): «M5S, Forza Italia e Lega affondano i provvedimenti importanti per l'isola»
Sassari La pattuglia dei parlamentari sardi si divide nel giudizio sulle responsabilità di una crisi che sa tanto di preludio alle elezioni anticipate. Le posizioni rispecchiano fedelmente quelle dei partiti di riferimento.
Per Pietro Pittalis (Forza Italia) il partito di Berlusconi «fino alla fine ha cercato responsabilmente di anteporre ogni interesse di parte e di partito ma la situazione evidentemente è sfuggita di mano al presidente Draghi che si è fatto condizionare negativamente dalle forze del centrosinistra. La nostra posizione e quella del centro destra era chiara sin dall’inizio e coerenza vuole che fosse meglio restituire la parola agli elettori che sapranno orientarsi per dare un governo politico stabile che duri per i prossimi 5 anni. Il centrodestra gode di ottima salute, non solo perché lo dicono i sondaggi. Dove ci siamo presentati uniti alle amministrative abbiamo ottenuto successi considerevoli. Per le politiche credo che si possa ripetere questa coesione che esiste già nei fatti e non è mai mancata. Voto? Quanto prima».
Contiene la soddisfazione il deputato di Fratelli d’Italia Salvatore Sasso Deidda: «Non gioiamo e non la consideriamo una vittoria ma erano mesi che dicevamo che sarebbe accaduto quello che è accaduto oggi. In realtà siamo preoccupati di come stanno lasciando l’Italia, perché in questi mesi non si è lavorato. È mancata ad esempio la riduzione sulle tasse del lavoro, sul modello del “più assumi e meno paghi”. Invece abbiamo ascoltato l’Europa. Ora è necessario votare velocemente, al massimo due mesi. Chiaramente Governo e Parlamento possono essere convocati in caso di urgenza ma l’Italia ora ha bisogno di un governo coerente, per evitare la paralisi».
Molto critico Nardo Marino ex del M5S e ora con Italia Viva: «In realtà avevo sospettato questo finale, perché quando il M5s ha buttato la “bombetta” era evidente che anche il centrodestra ne avrebbe approfittato. Dal mio punto di vista era una guerra a chi rimaneva con il cerino in mano ma mi stupisce la posizione e la reazione di Forza Italia. Forse è presto per parlare di futuro ma il Pd deve sicuramente fare una riflessione interna sul comportamento del suo più grande alleato, il M5s, che fa dell’instabilità uno dei suoi pilastri. Voto? Penso il 2 ottobre, la prima date utile».
Da un ex M5s, a un pentastellato ancora convinto. Dice il senatore Ettore Licheri: «Ci siamo sforzati di costruire una base di consenso politico che mettesse al primo posto le difficoltà che la gente sta sopportando e che sopporterà in questi mesi che saranno difficilissimi. Il veto del centro destra nei nostri confronti è lo stesso atteggiamento sprezzante manifestato dal Premier sulle questioni sociali che gli ho portato nel mio intervento».
In casa Pd il disappunto è grande. Dice il deputato Andrea Frailis: « Il commento è facilissimo, la situazione è sotto gli occhi di tutti: se Italia e Sardegna si consegnano a un periodo di enorme difficoltà economica, occupazionale e sociale, la responsabilità di tutto questo è plasticamente descritta dal mancato voto di questa sera. Se si sciolgono le Camere e non si porta in aula l’insularità o altri provvedimenti per l’isola, i sardi devono sapere che le responsabilità vanno equamente divise tra M5s, Lega e Forza Italia».
Sulla stessa linea Romina Mura, presidente della Commissione Lavoro della Camera: «Il Pd ha fatto l’impossibile per provare a ricostruire un quadro e andare avanti, ma M5s, Forza Italia e Lega hanno deciso di staccare la spina al Governo Draghi e di voltare le spalle al paese. E allora voto sia, noi siamo pronti alla campagna elettorale. Si poteva fare di più? Si dovrebbe chiederlo a loro. Noi ci siamo assunti la responsabilità, abbiamo badato alle esigenze del paese e non a quelle della nostra parte. Sono prevalsi i sondaggi rispetto ai problemi reali del paese che sono tanti. Per come la vedo io andiamo al voto a ottobre».