La Nuova Sardegna

a tu per tu
Il personaggio

Manzoni, talento e passione: così nasce lo stile Ferrari

Simonetta Selloni
Manzoni, talento e passione: così nasce lo stile Ferrari

Il designer nuorese, 57 anni, direttore del Centro del Cavallino a Maranello: «Mio padre mi ha insegnato a essere audace, l’isola è la mia ispirazione»

10 settembre 2022
5 MINUTI DI LETTURA





Architetto Manzoni, si diverte ancora a disegnare le Ferrari? «Certo. Questo non è soltanto un mestiere. Quella per l’automobile per me è una passione viscerale che mi accompagna sin da quando ero ragazzo. Disegnavo macchine tutti i giorni. E la passione la coltivi, non è mai venuta meno, semmai con gli anni è diventata più consapevole...» . Flavio Manzoni da Nuoro, 57 anni, architetto, designer, direttore e creatore (dal 2010) del Centro stile Ferrari. Nel suo studio al primo piano del Centro, a Maranello, sulla scrivania e tutt’attorno, si affollano matite, pennarelli, pastelli, evidenziatori. Album A4, modellini di Ferrari, premi, un’infinità: l’ultimo in ordine di tempo, ai Red Dot awards, con quattro riconoscimenti di cui il Best of the best per la Daytona SP3. Libri ovunque: il mito del Cavallino rampante in tutte le sue declinazioni. Sul tavolino tra gli altri volumi,“Pio Manzù, designer”, “L’arte della logica” di Eugenia Cheng. E su un cavalletto, il ritratto di Enzo Ferrari, al quale sta lavorando.

Audacia e tenacia «Ho sempre disegnato. Macchine e non solo. Il mio primo riferimento è stato mio padre, un uomo di grande talento che mi ha incoraggiato a coltivare i valori dell’audacia e della tenacia. Avevo disegnato il progetto di una villa, la casa dei miei sogni. Mi sembrava però davvero audace, gli avevo chiesto se secondo lui si potesse fare. Mi aveva risposto: “Tutto si può fare”. E questo elemento, quello della sfida, prima di tutto con se stessi, non l’ho mai dimenticato. Io e il mio team lo abbiamo sempre presente». E così, l’uomo che crea le rosse che fanno sognare il mondo, spiega molto semplicemente che «il disegno rappresenta la capacità di proiettare sulla carta ciò che la mia mente immagina, come fosse tridimensionale». Ogni Ferrari è nuova e riconoscibile allo stesso tempo, «i salti di immaginazione verso territori inesplorati devono fare i conti con lo stato dell’arte della tecnologia, senza perdere la freschezza», perché, per dirla con lo scultore Brancusi, «la semplicità è una complessità risolta». Vale anche per il futuro, in cui il tema sostenibilità avrà un peso crescente: «Abbiamo il dovere di abbracciare il pianeta, è un’altra delle sfide».

Sardegna on my mind Nel percorso verso i riconoscimenti mondiali di cui è costellata la carriera di Manzoni in Ferrari, c’è tanta Sardegna. «Io sono intriso di Sardegna, essere nato in una città di provincia, Nuoro, e in un territorio meraviglioso, fonte di ispirazione per artisti, scrittori, è un patrimonio interiore al quale attingere. Grazia Deledda, Pinuccio Sciola». Racconta, il designer, di una giornata trascorsa con il maestro Sciola. «Sciola venne qui al Centro stile, ci fu un incontro con tutto il team. L’artista che faceva sentire il suono dell’universo attraverso le sue pietre sonore, l’armonia dell’arte e delle forme e della musica... Non lo dimenticheremo mai». Ne nacque un rapporto forte «e purtroppo breve, lui stava già male. A casa mia ho due sue opere».

La musica e l’arte di sbagliare Flavio Manzoni non è soltanto il celebrato architetto, vincitore di tre Compassi d’oro. Amante della musica e del jazz in particolare (fan di Keith Jarrett), è un ottimo pianista. Non è un caso che assieme al musicista Paolo Fresu abbia tenuto una lezione-concerto su creatività e improvvisazione, al Master della Business school a Bologna alla quale vengono ammessi i migliori talenti della Ferrari. «Il jazz è un modello di come l’improvvisazione si incontri con il lavoro d’insieme. Si ascolta, si improvvisa, ma è un team working. Così facciamo noi: partiamo da un’idea, ma ci sono poi le diverse prospettive fino a che non si trova quella corretta. Se quel progetto, l’oggetto che ne scaturisce non convince, si cambia prospettiva. Noi vogliamo sempre essere fieri di ciò che abbiamo creato, ma bisogna anche sapersi perdonare. E questa è anche la grande lezione del jazz: un “disordine armonico”, da quello che sembra un errore scaturisce un’intuizione che poi prende forma. E d’altronde, come diceva l’architetto Giovanni Klaus Koenig, «gli errori fanno parte della ricerca, sennò che ricerca sarebbe?»

L’orgoglio del team Manzoni raramente usa la prima persona singolare. “Noi” riferito al team Ferrari, è la costante dei suoi discorsi. «Ferrari ha una lunga tradizione di collaborazioni di spessore. Pininfarina, Vignale, per citarne alcuni. Con il Centro stile si è creata una scuola di pensiero, che resterà nel futuro. Un team di 120 persone, l’apporto di tutti è fondamentale. Abbiamo sviluppato un senso di responsabilità e di coraggio delle scelte, che assieme all’audacia della convinzione che l’idea è valida ci permette anche di metterla in discussione. Abbiamo l’obiettivo di mantenere nella Ferrari ciò che è bello, e di migliorare quello che ancora si può migliorare. Non dimentichiamo la dimensione artistica, ma la tecnica e la performance devono avere come controparte una forma, che, come diceva Louis H. Sullivan, segue la funzione».

Nugoro amada Flavio Manzoni è intimamente legato alla sua città. Da anni è autore del disegno che caratterizza i seminari Nuoro Jazz. «In realtà non mi è mai stato chiesto di fare qualcosa di particolare. Mi piacerebbe pensare un progetto di riqualificazione della città. Chissà». E nel frattempo, delle circa 70 auto che ha disegnato per Ferrari, se gli si chiede qual è la più bella, risponde candidamente: «La macchina più bella dovete ancora vederla». Progetti per il futuro: «Voglio continuare a fare quello che volevo fare da bambino: divertirmi a creare cose belle che ancora non esistono». Così Flavio Manzoni da Nuoro, architetto e designer a capo del Centro stile Ferrari.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Il nuovo decreto

«La mannaia sul Superbonus devasterà tantissime vite»

di Luigi Soriga
Le nostre iniziative