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Intervista con il rettore Gavino Mariotti: «Scommessa vincente per il territorio»

di Roberto Sanna

	Il rettore dell'università di Sassari Gavino Mariotti
Il rettore dell'università di Sassari Gavino Mariotti

«Progetto Uniss approvato con 119 punti. È il quinto degli 11 ammessi in tutta Italia con il Pnrr»

30 gennaio 2023
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La grande corsa è cominciata un anno fa. Una corsa verso il futuro e verso il cambiamento perché niente sarà più come prima: «Il progetto e l’accesso ai fondi del Pnrr hanno trasformato l’Università di Sassari in un soggetto attivo che farà rinascere il territorio – dice il rettore Gavino Mariotti –. Abbiamo costruito un hub che gestirà dieci spoke, ovvero ambiti di intervento, che coprono tutti i settori. Abbiamo ottenuto un finanziamento importante, centoventi milioni, e di questi a noi non rimarrà praticamente nulla: sono fondi che spenderemo per il territorio e per lasciare qualcosa di stabile e importante. Un progetto che lascerà un segno anche nel nostro ateneo perché quello di essere un soggetto centrale per lo sviluppo era l’obiettivo principale del nostro programma e il Pnrr è stata la prima, grande occasione. Ed è chiaro che da oggi in poi dovremo ragionare sempre in questa prospettiva e metterci al centro di altri progetti destinati ad avere ricadute importanti sul territorio». Lo sforzo dell’ateneo è stato imponente su tutti i fronti , con i dipartimenti che in tutte le loro componenti hanno messo a punto una proposta progettuale relativa alla costituzione dell’ecosistema denominato e.INS – Ecosystem of Innovation for Next Generation Sardinia. Un ecosistema costituito da 24 soggetti, di natura pubblica e privata; di questi, 10 sono soggetti costituenti l’HUB: RAS-Regione Sardegna, UniSS-Università di Sassari, Banco di Sardegna, Fondazione di Sardegna, Unioncamere Sardegna, Confindustria Sardegna, Legacoop Sardegna, So.G.Aer Spa, Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sardegna, UniCA-Università di Cagliari mentre gli altri 14 si suddividono tra coordinatori e affiliati Spoke. Questi i dieci ambiti di intervento: Medicine, Tourism and Cultural Heritage, AgriVet, Finance and Credit services to the territory and to businesses, Aerospace, Energy, Digital, Mobility, Environmental Heritage, Biopharmacology.

Lo sforzo è stato imponente: il progetto è sostenuto da una massa critica totale composta da 459 persone, di cui 263 uomini (57,3%), 196 donne (42,7%), con il coinvolgimento di 66 (14,4%) ricercatori junior; in più, la proposta progettuale è corredata da 115 “Dichiarazioni di Intenti a Collaborare” rappresentativi di un numero significativo di collaborazioni formalizzate con soggetti pubblici e privati a livello regionale, nazionale e internazionale che concorreranno alle attività dell’ecosistema e che testimoniano l’elevato livello di interesse, partecipazione e sostegno del territorio. Non è poco per un ateneo delle dimensioni di quello sassarese ed essersi piazzati in alto nella graduatoria, davanti a Università prestigiose e più grandi come per esempio quella di Padova, è motivo di grande orgoglio per il rettore e il suo staff: il progetto dell’Uniss ha ottenuto un voto totale di 119 punti, che corrisponde alla seconda posizione tra le proposte specifiche per il sud e alla quinta nella graduatoria nazionale: Bologna, Calabria, Milano Bicocca, Firenze e Sassari. Da notare poi che sull’intero territorio nazionale sono state ammesse 11 proposte.

Momento decisivo La prima fase, quella della progettualità, è stata impegnativa ma ora viene il bello: «Le risorse ci sono, adesso dobbiamo metterle a terra. E anche se sembrano tanti, spendere 120 milioni non è così semplice – spiega Pier Andrea Serra, prorettore alla Terza missione al centro di questo progetto –. Intanto perché la commissione che valuta il nostro operato è molto preparata e anche molto attenta, poi perché il Pnrr funziona a stati di avanzamento, non è che i fondi arrivano tutti insieme. Ogni step, chiamato “milestone”, ha una scadenza e una valutazione, se non si rispettano tempi e parametri non c’è l’ok per andare al prossimo . Anche il lavoro dei ricercatori che assumeremo funzionerà per obiettivi: all’interno del contratto ci saranno degli obiettivi da raggiungere di volta in volta, non ci sarà spazio per le pause o per gestirsi il tempo diversamente. È il momento decisivo perché bisogna mettere in moto tutta la macchina e coinvolgere le aziende in modalità e ruoli differenti. Abbiamo bisogno subito dei partner più strutturati, come per esempio la Camera di Commercio e il Banco di Sardegna, per riuscire poi a raggiungere le tantissime imprese sul territorio che possono beneficiare di questo progetto. Stiamo facendo un’analisi di contesto molto accurata, sul territorio ci sono qualcosa come 15mila micro imprese È diventato difficile anche il reclutamento, proprio perché i tempi sono ristretti e ovviamente la concorrenza tra atenei è alta. E può diventare un problema anche riuscire a formare le commissioni, perché si può essere valutatori solo per due commissioni e quindi non è semplice chiudere il cerchio nei tempi richiesti».

La trasformazione Quello del Pnrr per l’Uniss è un viaggio senza ritorno perché quell’hub è destinato a diventare permanente anche grazie ad accordi con partner prestigiosi. «Abbiamo messo a punto una convenzione con la Price Waterhouse per i tirocini – dice ancora il rettore –, una società prestigiosa che non stringe accordi con tutti. Questo per dimostrare che noi vogliamo confrontarci coi migliori al mondo e senza complesso. L’hub resterà permanente, vogliamo essere un pensatoio senza complessi di inferiorità con nessuno. Puntiamo a migliorare le infrastrutture e anche al consolidamento di alcune realtà. Serve un luogo sicuro dove ritrovarsi, poi può anche cambiare il contesto. L’importante, per noi, è la localizzazione qui all’Uniss, poi andremo avanti con l’orientamento e la formazione dei professionisti sul territorio per arrivare a formare un vero e proprio ecosistema locale insieme alla migliori realtà private. La ricaduta sul territorio è la parte più importante, perché il progetto del Pnrr si rivolge soprattutto alle aree interne e a quelle più svantaggiate. L’esempio che faccio sempre è quello della telemedicina, che sarà una vera e propria rivoluzione, ma noi copriamo tutti i settori. E non solo con le infrastrutture, ma con i contenuti. Questo progetto riteniamo che sia innovativo proprio perché porterà l’Università di Sassari a essere un polo fisso per tutto il territorio. Ecco, se ci chiedete cosa è per noi il grande progetto del Pnrr, la prima cosa che mi viene in mente è proprio la grande opportunità per il territorio che questo ecosistema rappresenta. Per noi sicuramente una sfida e un momento di grande trasformazione, ma quello che ci interessa è la ricaduta che ci sarà nel territorio. Noi siamo dei tessitori. È cambiato anche il modo in cui ci muoviamo, non possiamo pensare di andare a recuperare i fondi all’interno del bilancio. Quelle sono risorse che ci servono soprattutto per gestire la nostra vita quotidiana e non possiamo pensare di utilizzarle per altri scopi. Il modo giusto è creare progetti, anche perché con un progetto crei qualcosa per la crescita: per fare un esempio, per una famiglia è diverso chiedere di volta in volta i soldi per pagare le bollette oppure cercare e trovare un lavoro per uno dei membri. Il bilancio ci serve per vivere e lo facciamo dignitosamente, per crescere però è necessario avere la progettualità. Coi progetti ci si può migliorare e quindi puoi creare sviluppo».

La programmazione «Abbiamo già raggiunto l’ottanta per cento degli obiettivi del nostro programma – dice Andrea Piana, prorettore vicario – e da subito abbiamo preso la direzione indicata dal rettore, che non ha mai deviato di un centimetro. Un dato al quale teniamo molto è la graduatoria del Censis per i medi atenei che ci ha visto migliorare ulteriormente la nostra posizione passando dal terzo al secondo posto a meno di un punto dalla prima in classica, l’Università di Siena. Siamo anche primi nella graduatoria Censis delle borse e terzi in quella dell’internalizzazione». Importante, in questo senso, il dato delle risorse raccolte attraverso i progetti che ha avuto ha avuto un cambio di passo notevole: nel triennio 2019-2022 tra tutti i dipartimenti sono stati presentati 715 progetti che hanno raccolto un totale di 77 milioni e 782mila euro di finanziamenti, 35 milioni dei quali solamente nel 2022. La parte del leone l’hanno fatta Scienze biomediche (21 milioni e 912mila euro) e Agraria (20 milioni e 130mila euro), seguite da Scienze umanistiche e sociali (11 milioni e 400mila euro).

Un faro per la città La sede centrale è da tempo interessata da importanti lavori che restituiranno alla città l’intera struttura e l’antica torre, ma il rettore non si accontenta: «Abbiamo anche ottenuto dalla Regione i finanziamenti per ristrutturare gli antichi Bagni popolari di via Arborea – dice Gavino Mariotti –, un lavoro che va oltre il recupero di uno stabile ma va visto nell’ottica della rivisitazione di questa parte del centro. Noi lavoriamo per la città, uno dei nostri compiti principali è sicuramente quello di formare la nuova classe dirigente. Abbiamo una politica complessiva che ci vede lavorare per Sassari con un grande spirito di servizio, vogliamo far crescere le persone e le imprese».

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