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La storia - La facoltà più green ha 77 anni e fu “battezzata” da Segni

La storia - La facoltà più green ha 77 anni e fu “battezzata” da Segni

Agraria apre i corsi nel 1946 sull’onda della forte spinta sociale ed economica della Riforma agraria

27 febbraio 2023
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Una storia lunga 77 anni. Fu l’allora rettore Antonio Segni, nel dopoguerra, a “battezzare” la neonata facoltà di Agraria prima di percorrere il cursus honorum che lo avrebbe portato al Quirinale dopo essere stato, tra le altre cose, sottosegretario e poi ministro dell’Agricoltura. La facoltà di Agraria apre i corsi nel 1946, sull’onda della forte spinta sociale ed economica della Riforma agraria e con un’inedita alleanza tra politica e scienza, rispondendo alle istanze di un contesto regionale che vede oltre la metà della popolazione impegnata nell’agricoltura. I primi nove istituti si sistemano nella caserma della disciolta Milizia volontaria in piazza Conte di Moriana: qui la facoltà festeggia nel 1950 i primi laureati del corso, quadriennale fino al 1986. L’incremento delle attività – anche nelle aziende sperimentali di Ottava (SS) e Zeddiani (OR) – di progetti, docenti e studenti, trova nuovo respiro nella sede di via De Nicola, inaugurata nel 1967 e dove si radicheranno le scuole, animate dapprima da docenti “continentali” come Enzo Pampaloni, Raffaele Barbieri e Ottone Servazzi, e ben presto da professori locali come Giuseppe Rivoira, storico preside nel periodo 1975 -1987. Nei primi anni ’70 la facoltà conta circa 40 professori distribuiti in 13 istituti e oltre 100 immatricolati l’anno – che raddoppieranno nel decennio successivo – esprimendo anche uno dei rettori più “longevi”, Antonio Milella, in carica dal 1973 al 1991. Oggi il Dipartimento di Agraria, arrivato alla quarta e quinta generazione di docenti, associa alla missione originaria una forte spinta verso l’innovazione, e ha assunto una leadership internazionale sui temi dell’agricoltura e gestione forestale sostenibile, con un focus sul Mediterraneo.

(a cura di Stefania Bagella, MUNISS Museo Scientifico dell’università di Sassari)
 

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