Le lettere del cardinale Becciu al Papa per chiedere che lo scagionasse dall’accusa di averlo imbrogliato
Durante la cinquantesima udienza depositato il carteggio sull’acquisto di un immobile a Londra e sul caso Marogna
Cinquantesima udienza ieri pomeriggio 9 marzo del processo sulla vendita del palazzo di Londra, quello celebrato in Vaticano. Una udienza che è stata incentrata su uno scambio epistolare tra il Papa e il cardinale Becciu, sia sulla vicenda londinese, che sul caso Marogna. A depositare il carteggio davanti alla corte è stato il promotore di Giustizia, Alessandro Diddi.
Nelle missive, riferisce Vatican news lo stesso porporato chiedeva al Pontefice di scagionarlo dalle accuse, ritrattando il suo pronunciamento negativo sull'acquisto dell'immobile di Londra e sull'erogazione di somme alla manager sarda per la liberazione di una suora rapita e confermando di aver autorizzato lui le due operazioni. Due lettere del Papa e una del cardinale Angelo Becciu, in cui il porporato chiedeva a Francesco di scagionarlo dall`accusa di averlo "imbrogliato", dichiarando che era stato lui stesso ad autorizzare l`allora sostituto per le vicende di Londra e la Marogna, e domandava al Pontefice di ritrattare le sue precedenti affermazioni. Affermazioni in cui ribadiva, riferisce sempre Vatican news, «il pronunciamento negativo» per entrambe le operazioni.
Il carteggio è avvenuto nello stesso periodo dell'ormai nota telefonata del cardinale al Papa che Becciu registrò il 24 luglio, all`insaputa del Pontefice, sequestrata dalla Guardia di Finanza. La prima lettera è firmata dal Papa e reca la data 21 luglio 2021. Si tratta di una risposta ad uno scritto del 20 luglio di Becciu, in cui il cardinale, in vista del processo che sarebbe iniziato pochi giorni dopo, il 27, chiedeva al Papa di confermare che lui stesso aveva avallato l`operazione di compravendita dell`immobile di Sloane Avenue, su proposta dell`onorevole Giancarlo Innocenti Botti. Contestualmente Becciu domandava al Papa la conferma del segreto pontificio sulla `vicenda Marogna`, la manager sarda che si era proposta come intermediaria per la liberazione di una suora colombiana rapita dai jihadisti in Mali. Operazione per la quale la donna avrebbe percepito somme dalla Santa Sede, spese poi in beni di lusso. «La sua lettera mi ha sorpreso», scrive il Papa, affermando di non voler entrare «nelle finalità sottese alle sue affermazioni ed alle sue conseguenti `strategie` processuali». «In spirito di verità» il Pontefice chiarisce anzitutto che già da quando Becciu gli presentò l`ipotesi di acquisto dell`immobile di Londra «tale proposta mi parve subito strana per i contenuti, le forme ed i tempi scelti; al punto che, non disponendo di altri elementi di valutazione, suggerii che si procedesse ad una previa consultazione del Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, e di padre Juan Antonio Guerrero Alves, prefetto della SPE, per gli approfondimenti di rispettiva competenza. Occorreva, infatti, chiarire i contenuti e le prospettive di tale operazione». L`«originaria perplessità», scrive Francesco, si rafforzò ulteriormente «quando compresi che l`iniziativa in questione era, tra l'altro, indirizzata ad interferire, con effetti ostativi, con le indagini dell'Ufficio del Promotore di Giustizia». Da qui il pronunciamento «in senso negativo».