La Nuova Sardegna

I dati

Lavoro e servizi sono un miraggio l’isola continua a perdere abitanti

di Claudio Zoccheddu
Lavoro e servizi sono un miraggio l’isola continua a perdere abitanti

L’Istat ha rilevanto il record negativo nelle nascite: 0,95 bambini ogni donna. Crollo anche nella demografia di Sassari e Cagliari. Crescono solo Olbia e Uta

07 aprile 2023
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Sassari Un indizio è un indizio, due indizi possono essere una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova. Non era necessaria la mente brillante di Agatha Christie per certificare la tendenza allo spopolamento che si registra nell’isola, nemmeno quando l’Istat, per la terza volta di seguito, indica la Sardegna come regione italiana con il più basso tasso di natalità, pari allo 0,95. Significa che in Sardegna il rapporto è inferiore ad un bambino per ogni donna. Un altro aspetto da tenere in considerazione è l’età media delle neo mamme nell’isola, che per una volta non è il fanalino di coda del gruppo e viene superata dalla Basilicata, prima con 33,2 anni di media, ma tallonata dall’isola e dal Molise, dove l’età media è di 32,9 anni. Nel dettaglio territoriale, poi, la situazione è addirittura più complicata perché nella classifica provinciale della fecondità più bassa spetta a tre province sarde: Cagliari, Sud Sardegna e Oristano sono al di sotto di un figlio per ogni donna, 0,93 la prima e 0,90 le ultime due.

L’isola degli anziani La denatalità è una conseguenza dello spopolamento. E viceversa. Le causa, purtroppo, sono tantissime. L’isola è una delle regioni più povere d’Europa, si fatica a trovare lavoro e ci sono sempre meno infrastrutture dedicate all’infanzia. Manca il lavoro, mancano i soldi, mancano i pediatri e mancano anche gli asili. Una somma di carenze che impone una seria riflessione prima di costruire una famiglia. E se i bambini non nascono, l’età media aumenta. Nell’isola si parla di un'età media di 48 anni, un dato che in realtà sarebbe in linea con il resto del Paese, il più vecchio d’Europa, ma che non può certo essere considerato come una buona notizia.

I dati demografici Il primo è anche il più significativo: in un anno l’isola ha perso 12.385 abitanti. Come se in dodici mesi fosse scomparso un paese come Siniscola. Detto questo, le statistiche avevano definito la tendenza in Sardegna, con l’isola che, secondo Eurostat, perderebbe il 28 per cento della popolazione entro il 2050, che significa circa 400mila persone in meno e la popolazione totale vicina al milione. Un crollo verticale che ha un prologo nei dati raccolti dall’Istat, in cui figurano venti comuni che hanno perso almeno 100 abitanti e appena undici che invece ne hanno guadagnati almeno 20. E se Sassari e Cagliari sono le prime due città per numero di abitanti persi, anche l’idea di un accentramento demografico verso i poli più densamente popolati in voga sino a ieri inizia a vacillare. In cifre assolute, il Comune che ha perso il maggior numero di abitanti è Sassari, 1.138 in meno in un anno. Poi viene Cagliari: -975. Ma il rapporto più pesante è quello registrato a Nuoro, 333 abitanti in meno su una popolazione totale di 33mila abitanti. In classifica anche Assemini (-324), Carbonia (-315), Porto Torres (-301), Oristano (-290), Iglesias (-289), Quartu (-268), Selargius (-201). Risicatissimo, invece, l’elenco degli undici comuni che hanno registrato un incremento di abitanti di almeno 20 unità. In testa c’è Olbia, (+333), seguita da Uta, una sorpresa con i suoi 125 nuovi residenti, poi Budoni (+105), Castiadas (+38), Decimo (+37), Villaspeciosa (+35), Arzachena (+34), Olmedo (+34), Valledoria (+34), Settimo (+27) e Loiri-Porto San Paolo (+20).

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