Sassari

Il detenuto si laurea dietro le sbarre: prove di normalità anche a Bancali

di Andrea Sini
Il detenuto si laurea dietro le sbarre: prove di normalità anche a Bancali

Per la prima volta nel carcere sassarese la discussione della tesi avverrà in presenza

14 maggio 2023
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Sassari Dietro le sbarre, per definizione, non si può respirare aria di libertà. La normalità però è un concetto che si può costruire e ricreare. Persino in carcere, persino in un carcere pieno di problemi come quello di Sassari. A Bancali però in questi giorni ci si prepara a un evento “normale”, e per questo straordinario: la laurea di un detenuto, con la discussione della tesi all’interno dell’istituto penitenziario. È la prima volta in assoluto.

Merito dello studente, ovviamente, ma senza il “Pup” niente di tutto questo sarebbe possibile. «Il “Polo Universitario Penitenziario” dell’Università di Sassari è un sistema integrato di coordinamento delle attività volte a consentire il conseguimento di titoli di studio di livello universitario ai detenuti e agli internati, secondo le intese siglate dall’Ateneo con il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e con il Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria della Sardegna». A parlare è Emmanuele Farris, docente della facoltà di Chimica e Farmacia, nonché delegato rettorale per il Pup dell’ateneo sassarese.

«Per noi si tratta di un evento davvero rilevante – spiega il professor Farris –. È un risultato raggiunto con fatica e difficoltà, ma significa che c’è speranza. Significa che le carceri non sono solo luoghi di espiazione della pena e di afflizione, significa che si può anche dare applicazione al dettame costituzionale che prevede che la pena debba avere un fine rieducativo, di riscatto, di reinserimento. In questo caso è così e questo secondo noi è un fatto che riguarda tutti».

Lo studente laureando è iscritto al corso di laurea in “Progettazione, gestione e promozione turistica di itinerari della cultura e dell’ambiente”, che ha sede nel polo universitario di Nuoro e fa parte del dipartimento di Scienze umanistiche e sociali dell’università di Sassari.

«Tra un collegamento su Teams e un laurea in presenza all’interno delle mura del carcere c’è tutta la differenza del mondo e il covid da questo punto di vista ci ha un po’ frenati – sottolinea Salvatore Gaias, docente di Diritto pubblico comparato e delegato per il corso di laurea in oggetto –. Bancali di solito finisce sotto i riflettori per fatti non piacevoli. Questa laurea è un fatto enorme, perché spesso ci dimentichiamo che anche le carceri sono luoghi pubblici, come gli ospedali o gli atenei. E in questo caso ci sarà infatti la commissione e anche il pubblico, che sarà composto da parenti autorizzati, docenti e da altri detenuti. Il carcere è pena e restrizione della libertà, ma la vita delle persone che sono là dentro non può essere considerata finita. Il merito è tutto dello studente, ma niente di tutto questo sarebbe possibile senza il supporto morale, motivazionale ma anche pratico di educatori, volontari, personale penitenziario e accademico».

Le carceri non sono tutte uguali e la diversa complessità si riflette anche sul diritto allo studio dei detenuti. «Le case di reclusione sono stabili perché vi si trovano persone con condanna definitiva – spiegano ancora Farris e Gaias –. Le case circondariali hanno rami e sezioni, e dentro c’è di tutto, con un’instabilità che rende complicato studiare. Bancali è un istituto ad alta complessità, il secondo in Sardegna dopo Uta per numero di detenuti, con quattro circuiti principali: maschile, femminile, sicurezza e 41 bis. Più sottocircuiti».

Top secret, ovviamente, le informazioni relative al detenuto, che ha scritto una tesi in Storia economica e sociale della Sardegna romana, intitolata “Una rilettura della Tabula di Esterzili attraverso lo ius honorarium”. «Lo studente – aggiungono i docenti – ha affrontato il suo percorso accademico come tutti i suoi colleghi di questa laurea triennale. Gli studenti detenuti sono regolarmente iscritti, sostengono esami veri e pagano le tasse come gli altri, anche se il regime di tassazione tiene conto dello stato detentivo. L’unica differenza è che tutto si svolge all’interno della struttura penitenziaria e che gli esami vengono fatti in videocall».

Quello che è straordinario, anche se non dovrebbe esserlo, è la sessione di laurea dietro le sbarre, con la commissione che si recherà fisicamente all’interno del carcere e andrà a sedersi di fronte allo studente, come in un qualsiasi luogo pubblico. «Per fare questo bisogna ovviamente presentare un’istanza al personale di sorveglianza – conclude Farris –, e infatti da parte dell’università c’è grande apprezzamento dell’ateneo per la disponibilità del personale dell’istituto, senza il quale non sarebbe stato possibile dare allo studente questa opportunità».

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