Il detenuto si laurea dietro le sbarre: prove di normalità anche a Bancali
Per la prima volta nel carcere sassarese la discussione della tesi avverrà in presenza
Sassari Dietro le sbarre, per definizione, non si può respirare aria di libertà. La normalità però è un concetto che si può costruire e ricreare. Persino in carcere, persino in un carcere pieno di problemi come quello di Sassari. A Bancali però in questi giorni ci si prepara a un evento “normale”, e per questo straordinario: la laurea di un detenuto, con la discussione della tesi all’interno dell’istituto penitenziario. È la prima volta in assoluto.
Merito dello studente, ovviamente, ma senza il “Pup” niente di tutto questo sarebbe possibile. «Il “Polo Universitario Penitenziario” dell’Università di Sassari è un sistema integrato di coordinamento delle attività volte a consentire il conseguimento di titoli di studio di livello universitario ai detenuti e agli internati, secondo le intese siglate dall’Ateneo con il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e con il Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria della Sardegna». A parlare è Emmanuele Farris, docente della facoltà di Chimica e Farmacia, nonché delegato rettorale per il Pup dell’ateneo sassarese.
«Per noi si tratta di un evento davvero rilevante – spiega il professor Farris –. È un risultato raggiunto con fatica e difficoltà, ma significa che c’è speranza. Significa che le carceri non sono solo luoghi di espiazione della pena e di afflizione, significa che si può anche dare applicazione al dettame costituzionale che prevede che la pena debba avere un fine rieducativo, di riscatto, di reinserimento. In questo caso è così e questo secondo noi è un fatto che riguarda tutti».
Lo studente laureando è iscritto al corso di laurea in “Progettazione, gestione e promozione turistica di itinerari della cultura e dell’ambiente”, che ha sede nel polo universitario di Nuoro e fa parte del dipartimento di Scienze umanistiche e sociali dell’università di Sassari.
«Tra un collegamento su Teams e un laurea in presenza all’interno delle mura del carcere c’è tutta la differenza del mondo e il covid da questo punto di vista ci ha un po’ frenati – sottolinea Salvatore Gaias, docente di Diritto pubblico comparato e delegato per il corso di laurea in oggetto –. Bancali di solito finisce sotto i riflettori per fatti non piacevoli. Questa laurea è un fatto enorme, perché spesso ci dimentichiamo che anche le carceri sono luoghi pubblici, come gli ospedali o gli atenei. E in questo caso ci sarà infatti la commissione e anche il pubblico, che sarà composto da parenti autorizzati, docenti e da altri detenuti. Il carcere è pena e restrizione della libertà, ma la vita delle persone che sono là dentro non può essere considerata finita. Il merito è tutto dello studente, ma niente di tutto questo sarebbe possibile senza il supporto morale, motivazionale ma anche pratico di educatori, volontari, personale penitenziario e accademico».
Le carceri non sono tutte uguali e la diversa complessità si riflette anche sul diritto allo studio dei detenuti. «Le case di reclusione sono stabili perché vi si trovano persone con condanna definitiva – spiegano ancora Farris e Gaias –. Le case circondariali hanno rami e sezioni, e dentro c’è di tutto, con un’instabilità che rende complicato studiare. Bancali è un istituto ad alta complessità, il secondo in Sardegna dopo Uta per numero di detenuti, con quattro circuiti principali: maschile, femminile, sicurezza e 41 bis. Più sottocircuiti».
Top secret, ovviamente, le informazioni relative al detenuto, che ha scritto una tesi in Storia economica e sociale della Sardegna romana, intitolata “Una rilettura della Tabula di Esterzili attraverso lo ius honorarium”. «Lo studente – aggiungono i docenti – ha affrontato il suo percorso accademico come tutti i suoi colleghi di questa laurea triennale. Gli studenti detenuti sono regolarmente iscritti, sostengono esami veri e pagano le tasse come gli altri, anche se il regime di tassazione tiene conto dello stato detentivo. L’unica differenza è che tutto si svolge all’interno della struttura penitenziaria e che gli esami vengono fatti in videocall».
Quello che è straordinario, anche se non dovrebbe esserlo, è la sessione di laurea dietro le sbarre, con la commissione che si recherà fisicamente all’interno del carcere e andrà a sedersi di fronte allo studente, come in un qualsiasi luogo pubblico. «Per fare questo bisogna ovviamente presentare un’istanza al personale di sorveglianza – conclude Farris –, e infatti da parte dell’università c’è grande apprezzamento dell’ateneo per la disponibilità del personale dell’istituto, senza il quale non sarebbe stato possibile dare allo studente questa opportunità».
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