Porto Torres, la colonia di felini ritarda l'apertura del cantiere del mercato ittico
Slitta l'intervento di riqualificazione
Inviato a Porto Torres L’impresa sta giusto mettendo insieme gli ultimi materiali. E poi potrà finalmente impastare il cemento e tirare su le sue impalcature. Tutto questo secondo la teoria, perché la pratica racconta una storia decisamente più complicata: l’intervento di riqualificazione del mercato ittico di Porto Torres, da anni una incompiuta sul porto fatta di ferri arrugginiti e lavori lasciati a metà, rischia seriamente di partire in netto ritardo. Sono gli 86 inconsapevoli gatti di una colonia felina, di cui si prende cura una associazione all’interno del rudere della struttura, a mettere il freno all’avvio di una operazione che la città attende da anni. Impossibile cominciare i lavori se gli animali resteranno nell’area del cantiere. Il braccio di ferro è in corso. L’Autorità di sistema portuale, che sta investendo più di 2 milioni per trasformare la struttura in un centro servizi, non usa giri di parole: «La colonia è abusiva e l’area va liberata». Sulla stessa linea il Comune. Infine ci sono i volontari dell’associazione Amici di Maia che si prendono cura dei randagi: «La colonia non è abusiva. Anche noi vogliamo trasferire i gatti, ma in un luogo idoneo». L’associazione non intende infatti accettare un’area alternativa individuata in zona industriale.
L’incompiuta La struttura sulla banchina della Teleferica sarebbe dovuta diventare un mercato ittico. Alla fine, però, è diventata una delle tante incompiute della città. L’idea risale al 1989 e la progettazione a una ventina di anni fa. Il cantiere partì nel 2006, ma, a causa di una serie di intoppi di varia natura, arrivò presto lo stop. La struttura, costata circa 2 milioni e mezzo di fondi comunitari, si presenta da anni come un casermone grigio e malandato. Vandali e incuria hanno fatto il resto, tra rifiuti e impianti smontati e portati via. La svolta nel 2017, quando l’edificio, in area demaniale, grazie a un protocollo con Regione e Comune, passò all’Autorità di sistema portuale per un progetto di recupero e completamento. L’Authority ha così messo in campo 2,7 milioni di euro, che con il ribasso sono diventati 2,3 milioni. L’obiettivo è realizzare un centro servizi per il porto con uffici e sala conferenze. Ad aggiudicarsi la gara, lo scorso dicembre, è stata la società Sirimed. I lavori sono quasi pronti a partire. Il problema, però, è che all’interno di una area (recintata) della struttura vivono ben 86 gatti.
Il Comune Il sindaco Massimo Mulas, che si deve occupare anche dell’aspetto igienico sanitario, sta seguendo la questione da vicino. Il Comune ha dato anche una tempistica: entro sette giorni l’associazione dovrà portare via i gatti. «È un paradosso tutto italiano – dice Mulas –. Quando si riesce a risolvere un problema se ne presenta un altro che non sarebbe mai dovuto nascere». La colonia felina si trova lì per via di un riconoscimento, una decina di anni fa, da parte dello stesso Comune. «Ma si parlava di un’area occupata sulla banchina – sottolinea Mulas –. I gatti, però, sulla banchina non ci sono da un pezzo. Nessuno li aveva più visti. Poi, un annetto fa, abbiamo scoperto che erano all’interno, in maniera abusiva. Tra l’altro, per la legge, i gatti devono restare liberi, non rinchiusi. Le colonie non devono neanche crescere di numero: se abbiamo riconosciuto 23 gatti, non possiamo trovarne quasi 90. Alla Asl non era stato neanche comunicato nulla. In ogni caso, da un anno ci muoviamo per individuare un’altra area, poi trovata nella zona industriale. È stata ritenuta idonea dalla Asl, anche se l’associazione dice il contrario. Ma l’area non è idonea solo se si vuole realizzare qualcosa contro la legge». La pazienza è finita: «L’area va liberata, a carico di chi ha creato la situazione. Noi vogliamo certo la tutela dei gatti, ma nel rispetto delle norme. Basta che l’associazione accetti l’area individuata. E poi c’è tutto il resto del discorso: l’iter deve proseguire, con quella struttura sarà riqualificata una importante area del nostro porto».
L’Autorità Massimo Deiana, presidente dell’Adsp, dopo gli avvertimenti potrebbe andare oltre. «È evidente che siamo di fronte a un caso di occupazione abusiva di bene pubblico priva di titolo da parte dell’associazione – dice –. Una volta completata la prima fase di accantieramento e di approvvigionamento dei materiali, il rischio è che ci si trovi in una condizione di stallo che non intendiamo tollerare. Insieme al Comune, stiamo ponendo in campo tutte le strategie necessarie per una soluzione pacifica. In caso contrario, provvederemo a denunciare i responsabili per abusiva occupazione e ricorreremo all’ausilio della forza pubblica».
L’associazione Gli Amici di Maia non indietreggiano. «La colonia non è abusiva – dicono il presidente Giancarlo Ascione e la socia Alessandra Senes –. I gatti entravano là dentro da soli, per trovare rifugio. Noi abbiamo solo cominciato a prendercene cura. I gatti, comunque, sono vaccinati, sterilizzati e censiti, con la Asl abbiamo sempre comunicato». I volontari ribadiscono di non volersi trasferire nell’area alternativa: «Non è idonea. E sarebbe troppo oneroso: ci chiedono di realizzare la strada di accesso. Poi non va bene per ciò che vogliamo realizzare: un rifugio con reti anti intrusione, casette, giochi e uno spazio per le terapie. E non possiamo fare investimenti se il terreno un giorno non rimarrà a noi». L’associazione ha in mente un’altra area: «Un sostenitore vuole acquistare un terreno per poi donarlo a noi. Ma è logico che in sette giorni non riusciremo mai a trasferirci».