L'alluvione

Apocalisse in Emilia Romagna, una catastrofe costata 9 vite

di Andrea Marini
Apocalisse in Emilia Romagna, una catastrofe costata 9 vite

Pesantissimo il bilancio dell’alluvione, gli sfollati sono più di diecimila. Case totalmente allagate, strade trasformate in laghi, manca l’energia elettrica

18 maggio 2023
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Bologna «Ci avevano detto che sarebbe stata un’ondata di maltempo violenta, mai ci saremmo aspettati una cosa del genere. Le nostre città, i paesi, le nostre strade sembrano irriconoscibili». Parole di uno dei tanti volontari della protezione civile, della zona di Castel Bolognese, uno dei paesi più colpiti, dalla furia delle acque, intercettato dai giornalisti che cercano di raccogliere un quadro di quanto accade nelle zone rese irraggiungibili tra Faenza, Forlì e Cesena dall’esondazione di 23 fiumi, dal movimento di centinaia di frane, e da strade trasformate in laghi.

È un bilancio pesantissimo quello che l’Emilia Romagna sta registrando ed è un bilancio provvisorio che parla di 9 vittime, 10.000 le persone evacuate dalle proprie case, principalmente tra le province di Bologna, Forlì Cesena e Ravenna. Sono 23 i fiumi esondati, allagamenti diffusi, oltre 250 dissesti in atto. Tutto questo provocato dal “ciclone” che come avvitato su se stesso ha proseguito per due giorni a scaricare acqua su un terreno inzuppato dalle precedenti piogge. Tra i 300 e i 500 millimetri quelli caduti.

La situazione «è drammatica», un evento «doloroso e difficile da gestire, di portata eccezionale e senza precedenti», dice l’assessore alla Protezione civile e vice presidente della Regione Irene Priolo. Le vittime accertate, come detto, sono 9 tra le città di Forlì e Cesena .

In Romagna – la zona più colpita dal maltempo – le parole dei sindaci sono dure. «Abbiamo trascorso una nottata che non dimenticheremo mai più» dice Massimo Isola, sindaco di Faenza, colpita dall’alluvione appena due settimane fa. «È esondato il fiume Savio, ma non è l’unico osservato speciale. Tutti i corsi secondari sono esondati, la situazione è critica su tutto il territorio» ricorda il sindaco di Cesena, Enzo Lattuca, che invita tutti i residenti ad «abbandonare gli scantinati e gli appartamenti al piano terra».

Salvare la vita e non pensare alle cose. Questo l’appello che i sindaci e tutti i responsabili della protezione civile hanno ripetuto continuamente alle migliaia di concittadini spaventati, preoccupati nel trovarsi piombati in un vero e proprio incubo, con la prospettiva di perdere tutto quello che hanno costruito in anni di sacrifici.

«Siamo impegnati in evacuazioni sia per gli allagamenti sia per alcune frane in zona collinare. Quindi – esorta Lattuca – serve massima allerta, dobbiamo mantenere alta l’attenzione non possiamo in alcun modo abbassare la guardia».

«Situazione drammatica» anche per il sindaco di Forlì, Gian Luca Zattini, in contatto costante con i soccorritori che hanno lavorato tutta notte: «Abbiamo avuto migliaia di richieste di aiuto per persone che hanno rischiato la vita. Stiamo faticando a contattare le persone che non riescono a caricare il cellulare perché senza corrente da diverse ore». «La provincia di Ravenna irriconoscibile, distrutta» dice il sindaco Michele de Pascale.

«Stiamo usando le palestre delle scuole e anche il museo per accogliere le persone evacuate. I volontari hanno invaso il municipio per dare il proprio aiuto, ma la situazione è ancora molto grave».

Per tutta la giornata di ieri, fino a quando la luce del giorno lo ha consentito, sono proseguite le operazioni per mettere al sicuro chi si trova nelle abitazioni a rischio nelle zone colpite dal maltempo.

Impegnati circa 600 vigili del fuoco, di cui 300 arrivati da fuori regione, che hanno finora garantito oltre 430 interventi con l’impiego di 200 mezzi e 3 elicotteri.

In volo per tutta la giornata anche l’elicottero del 118 di Ravenna per l’evacuazione di persone fragili. L’allerta rossa è stata prolungata anche alla giornata di oggi, che dovrebbe però essere meno piovosa. Da tutta Italia stanno arrivando volontari e i primi aiuti, in una gara della solidarietà, verso chi ha perso tutto. La protezione civile nazionale è mobilitata.

Dopo l’emergenza sarà necessario intervenire «in modo strutturale» per evitare le conseguenze di nuove alluvioni come quella che ha colpito l’Emilia-Romagna – ha detto il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci – . Ad esempio realizzando nuovi bacini e mettendo mano alle autorizzazioni ambientali. «Perché l’integralismo ambientalista non torna utile all’economia di una società e neppure alla stessa tutela dell’ambiente» .

Per il dissesto, ad esempio, «stiamo per varare un provvedimento che riguarda l’accelerazione e l’armonizzazione dei soggetti che intervengono, ma con le associazioni di categoria faremo una serie ulteriore di incontri esclusivamente sul problema delle bombe d’acqua e del dissesto». Da questo punto di vista, spiega Musumeci, «abbiamo condiviso ad esempio la necessità di creare dei bacini aziendali per l’accumulo d’acqua. Ma ricordo che da 36 anni in Italia non si realizza una diga degna di questo nome. Si tratta di strutture complesse, sensibili, ma che possono accumulare milioni di metri cubi d’acqua. È un tema che affronteremo non appena avremo liberato le strade dal fango e dai detriti», assicura il ministro. Allo stesso modo, aggiunge ancora Musumeci, «c’è anche il problema delle autorizzazioni ambientali, a cui siamo molto attenti».

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