Istruzione

Tagli delle autonomie scolastiche i numeri li deciderà la Regione

di Silvia Sanna
Tagli delle autonomie scolastiche i numeri li deciderà la Regione

Non ci sarà un parametro fisso, le dimensioni dipenderanno dalla zona geografica. Invariati gli organici docenti: classi meno numerose e nessun presìdio sarà chiuso

24 maggio 2023
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Sassari L’ultima parola spetta alle Regioni: dovranno essere loro – nell’ambito della nuova mappa delle autonomie scolastiche – a stabilire i numeri di ciascuna. È questa una tra le novità più importanti all’interno del piano di dimensionamento nazionale che prevede, nel caso della Sardegna, il taglio di 45 autonomie sulle attuali 273: significa che ci saranno accorpamenti tra istituti con la nomina di un unico dirigente. Un tema che sta suscitando una forte contrapposizione tra il Governo, ministero dell’Istruzione, e le Regioni: alcune, tra cui la Sardegna, sono compatte nel dire no ad un piano considerato inapplicabile. Nel caso dell’isola, l’assessore Biancareddu ha annunciato che «imporrà una misura ingiusta che porterà a un impoverimento della qualità dell’istruzione». E ha aggiunto di essere pronto a farsi commissariare dal governo nazionale.

Se quanto rivelano fonti ministeriali sarà confermato, il taglio potrebbe però essere molto meno doloroso del previsto e con effetti meno impattanti sugli studenti, soprattutto quelli che vivono nelle zone meno densamente popolate.

Tagli ma non chiusure I primi, che il Ministero definisce inevitabili perché richiesti dall’Europa, porteranno alla riduzione delle autonomie scolastiche in tutte le Regioni per un totale di quasi 700, a partire dall’anno scolastico 2024-25. Ma il conseguente accorpamento non porterà ad alcun taglio: tutti i punti scuola saranno mantenuti, anche dove è più forte il calo degli iscritti. Dunque anche in Sardegna, che viaggia alla media di cinquemila studenti in meno all’anno e che negli ultimi sei anni ha visto ridursi la popolazione studentesca di oltre 20mila unità. Un crollo direttamente proporzionale a quello delle nascite: nell’isola, che detiene da tempo la maglia nera della denatalità, il calo più massiccio di iscritti riguarda la scuola dell’infanzia, la primaria e le secondarie di primo grado (ex Medie). Ma nonostante questo, i presìdi scolastici rimarranno aperti: il Ministero esclude chiusure o ridimensionamenti imposti d’ufficio.

La nuova mappa Disegnare la geografia delle autonomie rivisitata sulla base dei tagli annunciati, spetta alle Regioni. La novità principale è il criterio che dovranno utilizzare, che non sarà numerico. La normativa in vigore stabilisce la soglia minima di 400-600 studenti per poter avere una autonomia scolastica (a seconda del contesto, urbano o montano). Ma questo parametro non sarà applicato: al contrario, la misura prevede la possibilità di istituire autonomie scolastiche indipendentemente dal numero di alunni iscritti, con il solo obbligo di restare entro il tetto consentito (228 autonomie in Sardegna). Questo significa che ci potranno essere, a seconda delle situazioni, autonomie formate da 50-100 e da 1000 o più studenti. Per esempio, la Regione potrà decidere di istituire una autonomia “piccola” riunendo scuole che ricadono in un territorio scarsamente popolato (per esempio in una zona montana come la Barbagia) compensando il numero basso di iscritti con una autonomia “rinforzata”: cioé riunendo più scuole in un contesto urbano come quello di Sassari o Cagliari, dove le autonomie potranno superare anche i 1000-1500 iscritti. Sia l’autonomia piccola che quella super avranno un dirigente titolare. La misura punta nell’arco di due anni a eliminare le reggenze, che al momento in Italia sono 866, di cui 46 in Sardegna, con conseguente riduzione delle disfunzioni amministrative e gestione più snella: il dirigente titolare non dovrà più dividersi in due o tre, ma potrà occuparsi di un unico bilancio e di un’unica programmazione. L’assenza del parametro numerico ha consentito di ridurre i tagli: se fosse stata applicata la regola del 400-600 studenti, la Sardegna avrebbe perso altre 4 autonomie, l’Italia complessivamente ulteriori 149.

Organici invariati L’altro aspetto importante riguarda gli organici dei docenti: la riduzione delle autonomie non avrà alcuna conseguenza sul numero degli insegnanti, che resterà invariato – questo è l’obiettivo – per i prossimi tre anni. Dunque a prescindere dall’ulteriore calo di iscritti che è scontato ci sarà in quasi tutte le regioni. Anche in questo caso, l’applicazione di parametri numerici avrebbe portato a una riduzione massiccia delle cattedre: circa 10mila in tutta Italia. Con le cattedre invariate, la conseguenza saranno classi meno numerose, formate da nuclei più piccoli di studenti, in linea con l’obiettivo annunciato da subito dal ministero dell’Istruzione.

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