Candelieri, testimone raccolto da tanti giovani: la tradizione è salva
L’antico rito richiamo forte per le nuove generazioni. In città anche l’azzurro di basket Marco Spissu
Sassari Un centro storico affollato di turisti incuriositi e sassaresi festanti. La lunga mattinata che precede la Faradda trasforma la città vecchia che si popola di visitatori, impegnati a far la spola fra le tredici sedi dei gremi che, quest’anno per la prima volta, si trovano tutte all’interno delle mura. Nelle piazze davanti alle sedi si svolgono le lunghe vestizioni dei candelieri, più momenti di festa che riti, e il contorno è fatto di amici che si incontrano. In molti casi, sassaresi della diaspora che tornano in città per la Festha Manna. Qualcuno anche d’eccezione. È il caso di Marco Spissu, il cestista turritano è arrivato in città ieri mattina insieme all’amico e compagno di squadra alla Reyer Venezia Riccardo Moraschini. La sera prima, era impegnato sul parquet di Ravenna con la maglia della nazionale per l’amichevole pre-mondiale contro Porto Rico, ma il richiamo della sua Sassari era troppo forte per resistere. E c’è anche il tempo per un saluto agli amici nella Biblioteca dello Sport Popolare, proprio dietro il duomo, e indossare qualche canotta storica della Dinamo anni Settanta.
Anche i gremi sono in festa e i portatori non si tirano indietro, quando la folla chiede a gran voce di far ballare i candelieri, per il momento ancora privi del capitello, addobbato con sapienza qualche metro più in là. Non mancano i giovani, spesso anche in ruoli di responsabilità: «È un modo per cercare di tenere viva la tradizione dei gremi, ed evitare che si perda» racconta Gavino Venerdini, che a 22 anni è l’obriere entrante del gremio dei Massai. Per loro, la Faradda avrà un tocco di malinconia in più, dato che qualche settimana fa è scomparso il loro storico capo candeliere, Antonio Pinna, conosciuto da tutti a Sassari come Cico. «Un pilastro portante del gremio, il più grande capo candeliere della città – racconta commosso Venerdini -. Quest’anno il candeliere ballerà anche per lui e, come avrebbe voluto Antonio, sarà una grande festa».
Ma ci sono anche i veterani. Come Baingio Sanna, che ha 87 anni e ha fatto sessantotto Discese, tutte col gremio dei Contadini: «Dal 1955 al 1980 ho portato il Candeliere, poi sono entrato nel gremio. E ancora ci sono, grazie a Dio». Sanna sorride e un po’ si vanta del suo primato: «Sono il più anziano fra tutti i gremi». Ma quando gli si chiede del suo ruolo, non esita a definirsi: «Un ragazzo come tutti gli altri, solo un po’ più grande». E anche se il candeliere non lo porta più, non nasconde che qualche passo di danza lo accennerà, quando sentirà i tamburi. L’obriere di candeliere dei Contadini è invece un giovanissimo, Matteo Sechi, 22 anni: «Mio nonno portò il candeliere ne l947, dopo aver fatto un voto per guarire dalla tubercolosi» racconta. Tornando ai veterani, il tamburino dei Sarti si chiama Giancarlo Dettori: ha 58 anni e ha fatto quarantadue discese: «tutte come tamburino, tranne una volta che sono stato capo candeliere. L’emozione è sempre la stessa, ma negli ultimi anni un po’ di più, quando perdi un genitore è così».
E così in ognuna delle tredici sedi, ciascuno dei protagonisti ha il suo voto e il suo pensiero speciale da dedicare a qualcuno o a qualcosa, prima che inizi la Discesa e poi alla fine, nel momento più sentito, lo scioglimento del voto a Santa Maria. Ma prima c’è la festa e c’è da far ballare i ceri, senza sentire né il caldo né la fatica.