La Nuova Sardegna

Spopolamento

Tra 50 anni la Sardegna sarà l’isola meno popolata d’Europa

di Claudio Zoccheddu
Tra 50 anni la Sardegna sarà l’isola meno popolata d’Europa

A Sassari il convegno che avvicina le comunità alle necessità del futuro. Innovazione, istruzione e lavoro le regole per riabitare l’isola

07 ottobre 2023
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Sassari Guardare al futuro è sinonimo di speranza, di miglioramento, di ripresa. Nell’isola, al contrario, futuro significa paura. E non potrebbe essere altrimenti se si considerano l'insieme di indicatori che si sintetizzano nel termine “spopolamento”. Saranno sufficienti circa cinquant’anni per ridurre la popolazione dell’isola ad un milione di unità, guadagnando il poco invidiabile status di isola europea meno densamente popolata (dopo l’Islanda) con però, a differenza della terra dei ghiacci, un'età media molto avanzata. Sarà l’isola dei pensionati, dei servizi per gli anziani, dei paesi fantasma. Una prospettiva da brivido che, per fortuna, può ancora essere invertita. A patto che non si perda altro tempo. E ieri, nella sede sassarese della Fondazione di Sardegna, si è parlato proprio di come evitare che questo processo diventi irreversibile.

Riabitare la Sardegna È la piattaforma di incontro tra le comunità locali, la comunità degli investitori e quella degli innovatori. Perché il futuro è in realtà l’unica carta vincente ancora in mano ai sardi. A patto che la si giochi oggi, nel presente. Il professor Bachisio Bandinu, ieri, l’ha detto chiaramente. Per “riabitare” sono necessarie “ricerca, innovazione e produzione” associati a quello che forse molti non fanno, o non capiscono: «Oggi essere locali vuol dire comunicare con il globale. Ed essere globali significa comunicare con il locale». Comunicare, dunque, è imprescindibile. E nella rosa delle possibilità, giocherà un ruolo anche l’intelligenza artificiale, per questo sarebbe necessario farsela “amica” o, come ha detto l’ingegner Michele Marchesi, potrebbe essere utile se utilizzata con accortezza. Salvo poi scoprire che “la Sardegna è il territorio ideale per l’innovazione”, come ha detto Pierluigi Pinna di Abinsula. Proprio Abinsula è l’esempio per eccellenza: una società che punta sull’innovazione, in grado di riportare a casa i cervelli sardi sparsi per il mondo per progettare (anche) il futuro dell’isola partendo anche dalle smart city, le città intelligenti che coniugano le tecnologie digitali ai servizi e alle infrastrutture per diventare più efficienti e vivibili per abitanti e imprese.O l’agritech, le tecnologie applicate al sistema agroalimentare,che nell’isola sono un'occasione. E poi, il gigante Einstein telescope (Et), la maxi infrastruttura di ricerca che, oltre ad avere l’ambizione di scoprire i segreti dell’universo, ha anche quella di stimolare l’intero sistema produttivo sardo portando nella scia anche infrastrutture di altissima qualità, come le scuole, come ha ricordato il fisico Michele Punturo, coordinatore internazionale dell’Et. ma ci sono anche prospettive che non piacciono, come quella della Zona economica speciale allargata a tutto il Mezzogiorno, talmente grande da diventare “debole”, come ha spiegato Aldo Cadau, commissario della Zes sarda , che preferisce di gran lunga un regime fiscale vantaggioso limitato ai 25mila ettari delle aree industriali dell’isola. Insomma, una serie di spunti sintetizzati da Giacomo Spissu, presidente della Fondazione di Sardegna, in tre punti: rendere l’isola appetibile per i giovani, attrarre chi l’ha lasciata e puntare sull’integrazione e la formazione di chi non è nato in Sardegna ma vorrebbe viverci. Per farlo, però, servono regole sarde che evitino i dimensionamenti scolastici che non si conciliano con i paesi dell’isola, come ha ricordato il presidente dell’Anci, Emiliano Deiana. Ma anche i nuovi mestieri, argomento sollevato da Sandro Murtas, presidente dell’associazione Badde Salighes 1879: «Puntiamo sulle lauree “Stem”, ovvero Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica. Offrire applicazioni pratiche di ai nuovi mestieri invece di spendere 250mila euro per formare un giovane ingegnere per poi offrirlo alle comunità straniere».

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