La Nuova Sardegna

Liste d'attesa infinite

Carlo Doria: «Siamo disarmati, senza anestesisti non si opera»

di Luigi Soriga
Carlo Doria: «Siamo disarmati, senza anestesisti non si opera»

L’assessore alla Sanità: «Carenza di sedute chirurgiche in tutti i reparti». Le attese per i tumori gravi superano i 30 giorni previsti dalle norme

20 ottobre 2023
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Sassari Il report di Agenas è impietoso con la Sardegna, ponendola all’ultimo posto in Italia sui tempi di risposta per gli interventi chirurgici oncologici ad alta priorità. L’assessore alla Sanità Carlo Doria è chiamato a correre velocemente ai ripari, perché ci sono pazienti che attendono una sala operatoria da oltre tre mesi.

Perché siamo arrivati a questo?
«Il problema dell’abbattimento delle lista di attesa interessa tutti i sistemi sanitari regionali italiani ma la Sardegna, in particolare, paga un prezzo più alto rispetto ad altre realtà della Penisola correlato all’insularità, che incide negativamente sulla circolazione e relativa disponibilità degli operatori sanitari specie di alcune specialità dove sono più lunghi i tempi di attesa. Per poter migliorare le performances riportate da Agenas dobbiamo superare il vero fattore limitante di tutte le chirurgie, ovvero lo scarso numero di anestesisti. Occorrono provvedimenti nazionali che consentano di investire maggiori risorse economiche in quelle discipline fondamentali per garantire i Lea come l’anestesia-rianimazione al fine di renderla più attrattiva rispetto ad oggi».

In sintesi, occorrono stipendi migliori per certe specialità?
L’anestesia è una disciplina particolarmente in crisi che non ha più lo stesso appeal di soli cinque anni fa, documentato da un crollo delle domande di accesso alle scuole di specializzazione. Abbiamo stanziato delle Risorse aggiuntive regionali per le liste di attesa chirurgiche, con delle remunerazioni orarie degne di nota (100 euro/h) ma sempre su base volontaria. Su questo tema voglio ricordare che il rispetto dell’art. 32 della Costituzione non può passare per una gestione volontaristica ma dovrebbe basarsi su regole di ingaggio differenti, di competenza statale, degli operatori sanitari che possano garantire realmente il diritto alla salute».

Una criticità assoluta è rappresentata da Urologia. Manca personale medico, 3 pazienti su 4 vengono operati dopo un mese di attesa.
«Oggi stiamo investendo in formazione (aumento accesso immatricolazioni facoltà di medicina e chirurgia; aumento numero borse regionali di specializzazione di area medica e non medica) ma i risultati si vedranno negli anni solo se a questi provvedimenti si accompagneranno maggiori e sensibili investimenti sul fondo sanitario nazionale, per rendere i contratti di lavoro più appetibili e dignitosi al pari degli altri stati europei».

Il primario di Urologia di Sassari denuncia 262 pazienti in attesa e spazi operatori concessi col contagocce.
«Le criticità lamentate dal professor Massimo Madonia sono comuni a tutti gli operatori per la carenza di spazi chirurgici correlata al ridotto numero di anestesisti. Gli spazi operatori vengono suddivisi sulla base di un regolamento aziendale che contempla vari parametri (lista di attesa, posti letto unità operativa, disciplina sede di scuola di specializzazione che comporta gli obblighi formativi chirurgici nei confronti dei Medici specializzandi; etc). Io stesso da direttore della Clinica Ortopedica, il professor Porcu direttore della Clinica Chirurgica, il professor Bussu direttore della Clinica Orl, il professor Scognamillo direttore della Patologia Chirurgica e molti altri ancora potremmo dire le stesse cose del collega urologo circa la necessità di maggiori spazi operatori per abbattere le liste di attesa chirurgiche di ciascuna unità operativa.

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