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Bastianino Mossa: «Il mondo delle campagne si spopola, in Sardegna ma anche in Toscana»

di Luciano Piras

	Un momento delle celebrazioni per il quarantennale del Circolo sardo "Peppino Mereu" di Siena
Un momento delle celebrazioni per il quarantennale del Circolo sardo "Peppino Mereu" di Siena

L’analisi del presidente della Fasi in occasione delle celebrazioni del quarantennale del Circolo “Peppino Mereu” di Siena. Pastorizia alla ricerca di manodopera

30 ottobre 2023
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Siena La Sardegna si spopola, come pure le campagne toscane si spopolano. «Il mondo agropastorale è in oggettiva difficoltà, anche nel Senese e dintorni» spiega Bastianino Mossa, veterinario prima ancora che presidente della Fasi, la Federazione delle associazioni sarde in Italia. «Ora il problema dei problemi è la mancanza di manodopera». Nell’isola non si trovano più giovani sardi disposti a investire su pecore e formaggi, ma anche nella terra di Dante è impresa davvero ardua impiegare nuovi braccianti. Non se ne trovano, né toscani né sardi. Superata l’annosa vexata quaestio del prezzo del latte, ora è il fuggi fuggi generale a offuscare il futuro prossimo.

È quanto emerso nel corso delle recenti celebrazioni del quarantennale del Circolo dei sardi “Peppino Mereu” di Siena, «una tappa importante per la storia dei circoli in Italia e della Fasi» sottolinea Mossa. Nato e cresciuto a Bultei, Mossa vive e lavora a Piacenza. La sua professione lo tiene a stretto contatto con il mondo dell’allevamento, soprattutto nel centro-nord italiano, ma anche nella sua isola d’origine. «È noto che ogni circolo è nato in un contesto storico e temporale diverso, in regioni d’Italia e realtà continentali differenti. Basti pensare alle aree industriali della Lombardia, del Piemonte con la Fiat, della stessa Genova e del nord-est. Tutti questi territori hanno ricevuto migliaia e migliaia di persone emigrate dalla Sardegna. Anche nel centro Italia, raramente a sud di Roma, c’è stato il fenomeno migratorio dalla Sardegna anche se meno numeroso rispetto al nord. La caratteristica dell’emigrazione nel centro Italia e in modo particolare in Toscana e nel Lazio, e nello specifico nel Senese, è stata marcatamente di tipo agropastorale» ricorda Bastianino Mossa.

“Su disterru”: la migrazione, o meglio, la transumanza oltremare dei pastori sardi con le proprie greggi, in viaggio verso una regione e una terra ricca di spazi e di pascoli. «Un fenomeno migratorio che ha permesso il radicamento nel territorio ospitante con la possibilità di crearsi un futuro e mettere su moltissime famiglie, divenute vere e proprie comunità, protagoniste in seguito della vita sociale e pubblica di queste regioni». «Le persone, le famiglie sono stati orgogliose di sentirsi sardi anche “in terr’anzena” – va avanti il veterinario a capo degli emigrati sardi –: c’era molta ostilità da parte dei cittadini del posto nei confronti dei sardi».

«I sardi emigrati hanno custodito la “limba”: parlata in famiglia e nelle comunità emigrate fino alle seconde e terze generazioni. Hanno custodito, gli emigrati, tutte quelle usanze del mondo agropastorale sardo che vanno dalla cultura dell’utilizzo dei pascoli fino alla trasformazione del latte e della carne, una vera e propria arte arcaica, ma allo stesso tempo moderna. Hanno custodito, sempre gli emigrati, le abitudini alimentari sarde facendole apprezzare alla gente originaria del posto. In questi territori si sono mescolate le diverse usanze, abitudini, culture e caratteri di paesi o zone diverse della Sardegna, c’è stato un vero e proprio incontro di “biddas” sarde in Continente, fermo restando che la maggior parte degli emigrati provenivano soprattutto dalle zone interne della Sardegna e segnatamente dalla Barbagia, zona a preponderante cultura ed economia agropastorale. Tantissimi ettari di terreno senese sono diventati “tancas” a disposizioni dei pastori sardi emigrati in queste zone, poi diventate negli anni vere e proprie aziende modello, con allevamenti importanti, a loro volta veri e propri punti di riferimento per la zootecnia ovina del centro Italia e non soltanto».

Ancora oggi il patrimonio ovino toscano è il quarto come consistenza numerica dei capi allevati dietro il Lazio, la Sicilia e la Sardegna in ordine crescente. A tenere alti questi dati, sono le aziende ovine di origine sarda che «contribuiscono con l’esercizio della pastorizia in maniera determinante all’economia del posto come pure all’ambientale». È in questo contesto che oggi come oggi, anche in Toscana le campagne si spopolano. Sono sempre di meno sos pastores e sos massajos che curano le bestie e coltivano la terra. Tant’è vero che alcune famiglie di sardi emigrati nel Senese, non hanno neanche potuto partecipare alle celebrazioni del Circolo “Peppino Mereu” proprio perché non hanno trovato nessuno che potesse sostituirli neppure per un giorno nella conduzione aziendale.

«Certo, la presenza dei sardi è cambiata» riprende fiato Bastianino Mossa. «Molto interessante è stata e lo è tutt’ora la contemporanea presenza nel mondo universitario senese di numerose figure di alto profilo intellettuale e culturale, basti citare il professor Luigi Berlinguer, docente all’Università degli studi di Siena e già ministro della Pubblica istruzione e dell’Università, che assieme a molti altri, aiutarono l’integrazione in questi territori della comunità sarda. Attualmente merita una citazione il nostro professore Simone Pisano, linguista e glottologo, docente presso l’Università per stranieri di Siena. Simone è una vera e propria colonna della Fasi – sottolinea con orgoglio Mossa – e un pilastro della difesa e della salvaguardia della “limba” o meglio delle “limbas” della Sardegna. Ne potrei citare tanti altri: tra questi Pietro Clemente e Piergiorgio Solinas. Tantissimi studenti sardi hanno frequentato in passato l’università senese mentre numerosi la frequentano tutt’ora. Tra le persone protagoniste dell’emigrazione sarda a Siena, sono rimasto affascinato dalla figura di Pietro “Pedru” Siotto, il pastore poeta, orunese di nascita ed emigrato in Toscana a inizio anni Sessanta e con il quale mi fa piacere condividere l’estrazione agropastorale. Predu Siotto è stato uno dei fondatori e per anni presidente del Circolo “Peppino Mereu”. In tale ruolo è stato affiancato da altre persone di buona volontà come lo stesso professor Luigi Berlinguer. Di Pedru possiamo apprezzare tra l’altro il libro “Renas e montes. Canto amoroso di emigrazione esemplare”, edito da Domus de Janas nel 2003, con la presentazione di Francesco Berria e Tonino Mulas, l’introduzione del compianto Paolo Pillonca e la prefazione di Mariangela Musio. Il libro, scritto in sardo, descrive poeticamente la condizione dell’emigrato. Altrettanto importante è stato l’impegno politico di Pedru Siotto, tanto da essere eletto amministratore di Monticiano e consigliere provinciale a Siena. Tutti i presidenti, i dirigenti e i soci che in questi lunghi quarant’anni si sono susseguiti alla guida del Circolo “Peppino Mereu”, hanno contribuito a tenere alto l’onore, l’orgoglio, il senso di appartenenza e identitario sardo promuovendo la Sardegna in tutti gli aspetti culturali, facendo del Circolo una vera e propria ambasciata di Sardegna, in linea con lo stesso spirito che caratterizza il movimento dell’emigrazione organizzata della Fasi. A tutte queste persone va un sentito ringraziamento per l’impegno profuso».

Mossa conclude augurando buon lavoro e incoraggiando l’attuale dirigenza del circolo di Siena, «condotto da una donna tenace e determinata come l’amica presidente Dina Meloni, di Siniscola, che ha il compito di gestire il presente e tracciare il futuro del sodalizio, potendo contare comunque sul supporto della Fasi con i suoi settanta circoli e la comunità dei circa trentamila soci, accomunati da quello spirito di fratellanza e solidarietà che sono le fondamenta dei circoli della nostra Federazione. A chent’annos e Fortza Paris!».

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