La Nuova Sardegna

Una città e le sue storie
Una città e le sue storie – Sassari

La figura di Enrico Costa

La figura di Enrico Costa

Al suo nome si può accostare una lunga serie di definizioni: romanziere, saggista, disegnatore, studioso, poeta, archivista, animatore intellettuale

20 novembre 2023
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Sassari Romanziere, saggista, disegnatore, studioso, poeta, archivista, animatore intellettuale. Al nome di Enrico Costa si può accompagnare una lunga serie di aggettivi. Fu l’autore di romanzi storici di successo, i più noti sono “La bella di Cabras” e “Il muto di Gallura”: da quest’ultimo nel 2021 è stato tratto un film prodotto da Fandango e Rai Cinema. Ma fu anche il primo a studiare le carte conservate all’Archivio Storico Comunale, che diresse dal 1895 al 1909. Fu grazie a questo impiego che raccolse buona parte della documentazione che gli servì per redigere la sua opera monumentale, intitolata semplicemente “Sassari”, dedicata alla storia della città. Una vicenda umana ancora più straordinaria, se si pensa che si trattava di un autodidatta, che aveva vissuto un’infanzia difficile, tra la sua città natale, dove tornerà da adolescente, e Cagliari, dove aiutava la madre come garzone del forno aperto dal padre, scomparso quando lui era ancora un bambino.

«Intellettuale organico al progetto dei radicali-repubblicani di inizio Novecento di trasformare Sassari da centro contadino a piccolo e fervido centro industriale» come scriveva Manlio Brigaglia, Costa sperimentò sulla sua pelle la precarietà di molti borghesi di fine Ottocento, costretto a barcamenarsi fra mille lavori, come ispettore ferroviario, funzionario e poi direttore banca e, infine, dipendente comunale, prima in tesoreria e poi all’Archivio. «La sua mano si vede ancora in molti documenti d’epoca, perché era solito segnarli con matite rosse e blu» racconta la direttrice Carla Merella. Il tutto senza mai lasciar da parte la sua propensione artistica, che lo portò a scrivere un dramma lirico musicato da Luigi Canepa, il “Davide Rizio”, romanzi storici che spinsero il futuro premio Nobel Grazia Deledda a dichiararsi sua discepola e poesie e senza mai smettere di lavorare incessantemente come giornalista e studioso di storia e costumi popolari.

All’Archivio oggi è conservata una copia autografa e manoscritta del suo primo esperimento letterario, il racconto “Storia di un gatto”, del 1863, illustrato con 25 vignette realizzate con inchiostro di china.
 

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