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Il guru della crypto-art è sardo: «Con gli Nft difendo gli autori»

di Salvatore Santoni
Il guru della crypto-art è sardo: «Con gli Nft difendo gli autori»

Andrea Concas, 41 anni di Cagliari, ha costruito un impero sulla blockchain. I suoi articoli e video sui social sono cliccati da migliaia di utenti web

26 novembre 2023
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Sassari Nell’isola c’è un 41enne che ha costruito un impero sulla cripto-arte. Si chiama Andrea Concas, è cagliaritano, ed è uno che la cultura l’ha respirata in casa fin da ragazzino. È infatti figlio di Roberto, ex direttore del Museo Archeologico e della Pinacoteca nazione di Cagliari. Ha canali sparsi in tutti i social, tiene convegni in giro per il mondo, insegna, ha fondato gallerie d’arte, organizza eventi, lancia e assiste i crypto-artisti, quelli che fanno arte nativa digitale. E divulga, molto. Tanto da essere diventato in pochi anni l’equivalente di un Alberto Angela dell’arte digitale. «Ho avuto la fortuna di giocare a pallone nei cortili di un museo – racconta Andrea Concas – e maturare una sensibilità all’arte fin dalla nascita. Ora aiuto gli artisti a certificare le loro opere per difendere il diritto d’autore con gli Nft».

Divulgatore Andrea Concas è prima di tutto un abilissimo comunicatore. «Ho cominciato a fare tanti video – racconta ancora Concas – c’era uno spazio vuoto, nessuno parlava così nel mondo dell’arte. A oggi ho girato oltre 2mila video, ho scritto otto libri con Mondadori. Con loro il rapporto è nato nel 2018 quando mi avevano chiesto di trovare un sistema innovativo per spiegare l’arte ai giovani e ho creato un libro chatbot su Leonardo Da Vinci. Funziona così: ci sono 100 domande e 150 risposte, le prime 100 risposte sono su carta, le altre 50 invece online. Da lì è nata una catena di volumi, montata tutta in Sardegna, su altri artisti come Picasso o Frida Kahlo. Quest’ultimo è stato un best seller primo in Italia».

Art Rights La base operativa di Concas è Art Rights, una start up nata con l’obiettivo di usare le nuove tecnologie per aiutare gli artisti e il mercato. Negli anni l’iniziativa è stata supportata da investimenti e fondi privati (uno tra tutti Mario Mariani, ex amministratore di Tiscali, che ha investito fin dalla nascita consentendo il salto di qualità). «Abbiamo aperto la strada – spiega ancora Concas – alla certificazione delle opere d’arte con le nuove tecnologie per cercare di risolvere il problema dei falsi. La blockchain era perfetta per lo scopo, e allora ho cominciato a studiarla. Il problema è che nel 2016 nessuno sapeva che cosa fosse. E quindi ho cominciato a utilizzare i podcast, youtube, i social e il marketing in generale per divulgare questa opportunità al maggior numero di persone».

Crypto-arte Se si restringe il campo al solo settore della crypto-arte poi, Concas assume sembianze da guru. Attorno agli Nft, i non fungible token (letteralmente un “gettone non riproducibile”), ha costruito un impero. Si tratta di atti di certificazione digitali che stanno prendendo piede nel mondo per “timbrare” univocamente la proprietà di qualsiasi cosa, valgono come un atto notarile per assicurare il diritto d’autore. Gli Nft sono codici informatici scritti sulla blockchain, la catena di blocchi con la quale, tra le altre cose, si coniano i bitcoin e altre monete digitali. Concas ha applicato questo concetto di certificazione univoca all’arte. Non che sia stato il primo al mondo, questo no, ma sicuramente è stato il primo in Sardegna a farne un lavoro.

Nft Nel marzo del 2021 il mondo dell’arte viene travolto da uno tsunami. Succede, infatti, che l’artista Beeple, un mezzo sconosciuto all’epoca, batte all’asta un Nft da 69 milioni di dollari che è sostanzialmente un collage di 5mila altre immagini. «Una cosa senza senso – dice Andrea Concas – ma è avvenuta una cosa importante: chi ha acquistato quell’opera in realtà ha validato la tecnologia. La vendita milionaria ha fatto talmente tanta stampa che ha attirato l’attenzione di tutti». Da Beeple in poi, quindi, la strada degli Nft viene lastricata di speculazioni: tutti timbravano digitalmente qualsiasi immagine o meme, anche le più inutili come il Nyan cat, cercando di piazzarle su un mercato che è diventato più pericoloso e volatile di giocare a dadi. «Uno dei problemi principali – spiega ancora Concas – è che le persone pensavano, sbagliando, che tutti gli Nft fossero opere d’arte, invece non è assolutamente così. Quello che è uguale è il sottostante, la blockchain, ma sono tante le cose che puoi farci sopra, giuste o sbagliate». «Le vendite che si possono tracciare nel mondo dell’arte valgono 60 miliardi nel mondo – continua – e si stima che almeno il doppio delle vendite non lo siano. Gli Nft applicati all’arte fisica non sono altro che la certificazione e la tracciatura dell’opera, si tiene traccia in maniera inalterabile del valore e dei vari passaggi di mano che sono avvenuti».

In volo nel metaverso Concas non è un artista nel senso stretto del termine, ma ha quel tocco di follia buona degli artisti che, circa una settimana fa, l’ha portato a realizzare un progetto molto originale che è stato osannato dagli addetti ai lavori e da riviste del calibro di Forbes e Vanity Fair. «Con l’avvento degli Nft non si è mai parlato di arte ma soltanto di soldi – spiega – e quindi il grande assente in questo momento nella crypto-arte è proprio la curatela, qualcuno che potesse valutare il valore culturale dell’opera». Da questo concetto è nato il libro “CryptoArt begins”, un’idea che Concas divide con Amelia Tomasicchio. In sintesi, hanno preso i 50 crypto-artisti più in voga nel mondo e li hanno messi dentro con altrettante interviste. Poi hanno fatto un accordo con Lacompagnie, la linea aerea con velivoli da 76 posti solo business class, e hanno fatto la presentazione in volo tra Milano e New York, collegati sul metaverso. «Quando Jason Bailey teorizzò la crypto-arte – riprende Concas – cominciò dicendo che è delocalizzata e decentrata, in una posizione neutra. Quale luogo migliore di un volo in “aria di nessuno”? Abbiamo intervistato gli artisti che fanno parte del libro in volo, nel metaverso, al quale erano collegati anche ospiti a terra. È stata una bella esperienza per i passeggeri, tutti ignari tra l’altro. Sono rimasti tutti entusiasti, si è creata una sorta di situazione da pullman turistico. I passeggeri hanno sfogliato il libro, hanno voluto sapere di più sull’iniziativa e si sono collegati nel metaverso prendendo parte al progetto. Poi siamo sbarcati a New York e abbiamo fatto alcune tappe fisiche, al negozio Rizzoli, al Moma e a Williamsburg, da Emiliano Ponzi».

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