La Nuova Sardegna

Emigrazione

Sgravi fiscali e servizi: tentazione estero per i pensionati sardi

di Andrea Sini
Sgravi fiscali e servizi: tentazione estero per i pensionati sardi

Il regime di tassazione agevolato di molte nazioni convince ogni anno tanti anziani a fare le valigie

17 gennaio 2024
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Sassari Farà piacere il clima mite, ma la tassazione favorevole fa gola di più. E porta a fare scelte anche drastiche per provare a vivere con qualche agio in più gli anni che portano alla terza età.

Tra i tanti tipi di emigrazione che la Sardegna subisce, c’è anche il fenomeno dei pensionati con la valigia: uomini e donne che una volta arrivati al termine della propria vita lavorativa vanno a caccia di una situazione vivibile, confortevole e con qualche sgravio fiscale. Così fanno armi e bagagli e salutano la loro terra, per sempre o per la maggior parte dell’anno. Il fenomeno ha assunto dimensioni notevoli da una quindicina d’anni, grazie alle politiche specifiche adottate da molti Paesi europei e dell’area mediterranea, ma con il passare del tempo si è modificato non poco. Vediamo come.

Sardi nel mondo Che la maggior parte dei sardi emigrati nel mondo sia rappresentata da giovani e giovanissimi non è una novità, ma anche i numeri che riguardano i pensionati non sono da sottovalutare. Inoltre, la popolazione di sardi nel mondo si dimostra molto giovane. Secondo i dati dell’Aire, l’anagrafe degli italiani residenti all’estero, i sardi over 65 che risiedono all’estero sono circa 20mila, su un totale che supera di poco le 120 mila unità.

Vantaggi e svantaggi Le ragioni del fenomeno migratorio che riguarda i pensionati sono diverse. La ricerca di luoghi esotici, con la classica “fuga al caldo”, rappresenta in realtà una percentuale abbastanza irrisoria. Trova molto più riscontro, al contrario la motivazione legata alla ricerca di vantaggi economico-fiscali. C’è anche una terza ragione che spinge i sardi – e più in generale gli italiani – a spostarsi all’estero nell’età della pensione, ed è legata ai numeri sempre più in crescita di emigrati giovani: si tratta infatti di persone che una volta smesso di lavorare si vanno a ricongiungere con i figli che in anni precedenti si sono trasferiti all’estero, mettendo magari su famiglia e trovandovi in una collocazione definitiva.

Le mete I Paesi che registrano la maggiore presenza di sardi sono Germania, Francia e Belgio seguiti da Svizzera, Paesi Bassi e Argentina. C’è anche la Spagna, è vero, che non attira soltanto pensionati interessati ai vantaggi delle isole Canarie, ma anche molti genitori che vanno a stabilirsi là dove tantissimi giovani lavoratori italiani si sono trasferiti da tempo. È giusto sottolineare che esiste anche un fenomeno inverso, come dimostra la cifra notevole (quasi 4 miliardi di euro l’anno) che arrivano in Italia dall’estero, ovvero dagli enti previdenziali stranieri che pagano la pensione a italiani emigrati che sono tornati nei luoghi d’origine. Se si prendono in considerazione soltanto gli importi erogati, in testa tra le mete preferite dai pensionati italiani c’è il Portogallo, seguito da Spagna, Svizzera e Germania.

Il trend I dati che possono permettere di comprendere e studiare il fenomeno sono quelli forniti dall’Inps. Le cifre mettono in evidenza un trend particolarmente incostante, nel quale anche gli anni della pandemia hanno avuto un peso notevole. Si è passati dunque da periodi di forte crescita ad altri di forte calo: sino al 2019 le partenze di pensionati erano in media circa 5.600 l’anno; nel 2020 e 2021 il numero si è ridotto a circa 3600, mentre nel 2022 la curva ha ripreso a salire, superando quota 4600. Il trend aveva toccato il suo culmine nel 2008 con oltre 9 mila partenze. In assenza di dati disgregati, è plausibile supporre che il numero di pensionati sardi in partenza sia 100-200 unità all’anno.

I regimi fiscali Il Portogallo è stato nell’ultimo quindicennio il “principe” dell’emigrazione legata all’età pensionabile, attirando migliaia di italiani e anche tantissimi sardi grazie a diverse misure volte a incentivare il fenomeno. Tra la tassazione al 10% per dieci anni sulla pensione e l’introduzione della figura del “residente non abituale”, il paese lusitano è riuscito per anni ad attirare tantissime “pensioni d’oro”. Il rovescio della medaglia è però rappresentato dal fatto che questo flusso migratorio e della conseguente immissione nel mercato di forti quantità di denaro ha fatto crescere in maniera esponenziale – e insostenibile per la maggior parte dei portoghesi – il prezzo delle abitazioni. Ora il Portogallo ha fatto marcia indietro rivedendo il regime fiscale agevolato per i residenti non abituali. Lo stesso è avvenuto in Bulgaria, anche se non esattamente per le stesse ragioni: in questo caso per godere della tassazione al 10% della pensione non è più sufficiente la residenza, ma serve la cittadinanza. Tra le altre mete, la Tunisia resta quella preferita soprattutto dai dipendenti pubblici.

In Grecia per 15 anni si ha diritto a un’aliquota agevolata del 7%, in Romania del 16%, mentre a Malta il “Retirement Programme” prevede una tassazione agevolata al 15% sui redditi provenienti dall’estero, con l’obbligo però di acquistare un immobile sull’isola del valore di almeno 275.000 euro. Doppio scaglione in Croazia (12 o 18%, con il confine a quota 2300 euro mensili), mentre in Slovacchia è prevista l’esenzione totale delle imposte. Idem in Albania, dove però servono alcuni requisiti, come il trasferimento della residenza fiscale e una rendita annua di almeno 10 mila euro.

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