La Nuova Sardegna

Emergenza siccità

In Sardegna in un anno “persi” oltre 440 milioni di metri cubi d’acqua

In Sardegna in un anno “persi” oltre 440 milioni di metri cubi d’acqua

L’isola in una situazione di pericolo che impone restrizioni

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Sassari La cartina della Sardegna è interamente colorata di arancione con qualche chiazza rossa: il giallo è sparito, segnale inequivocabile che rispetto a un mese fa la situazione è peggiorata ulteriormente. Nonostante i 52 milioni di metri cubi invasati a gennaio, i bacini dell’isola sono sempre più vuoti perché le precipitazioni sono state scarsissime e i consumi, a parte le restrizioni stabilite dal Consorzio di bonifica della Sardegna centrale, non sono diminuiti. Il quadro è desolante soprattutto se esaminato nel lungo periodo: rispetto a 12 mesi fa, gennaio 2023, la situazione è precipitata. La sintesi è data da un valore detto indicatore di stato: al momento è 0,20 e corrisponde a una situazione di pericolo che prevede comportamenti conseguenti. Il piano d’azione prevede che “il livello di erogazione debba essere ridotto in media, secondo le categorie di priorità degli usi, al fine di gestire in modo proattivo l’eventuale persistenza del periodo secco; contestualmente devono essere attivate le previste misure di mitigazione”. Esattamente quello che sta già accadendo o che accadrà a breve nell’isola: perché, questa è quasi una certezza, le piogge previste nel prossimo week end non basteranno per rovesciare una situazione definita gravissima dagli addetti ai lavori.

Chi sta peggio Le poche macchie rosse che spiccano nella cartina colorata di arancione corrispondono al sistema dell’Alto Cixerri nel sud dell’isola – composto dagli invasi di Punta Gennarta e di Medau Zirimilis – dall’area di Posada – Maccheronis – dal sistema Ogliastra che comprende Bau Muggeris e Santa Lucia. L’indicatore di stato oscilla tra 0,13 e 0,14: significa che l’allerta è massima, al livello di emergenza che impone ulteriori e pesanti restrizioni. Ma non sta meglio l’intera area del Nord Ovest dell’isola, tra Coghinas Cuga e Monte Lerno a Pattada, come confermano i dirigenti del Consorzio di bnifica. Scende rispetto a un mese fa anche il Tirso, sorride solo il Liscia con il suo indicatore di stato 0,61 che rappresenta la tranquillità.

Un anno fa Al 31 gennaio erano 958 i milioni di metri cubi d’acqua presenti negli invasi dell’isola: un volume che corrisponde al 52,5% di quello autorizzato. Alla fine del 2023, i milioni di metri cubi erano 906, corrispondenti al 49,7%. Un anno fa, invece, i numero erano decisamente diversi: i volumi d’acqua invasati sfioravano i 1400 milioni di metri cubi, pari a una percentuale di riempimento pari al 76,6% del totale autorizzato. E l’indicatore di stato era 0,45 – più del doppio rispetto all’attuale – corrispondente a un sereno livello di vigilanza che non suscitava alcuna preoccupazione. Soprattutto perché, appena 12 mesi fa, a dormire sonni tranquilli non era solo il Liscia ma anche il sistema del Tirso-Flumendosa. Un quadro che ha iniziato a cambiare alla fine dell’estate, complice il boom di consumi e le piogge grandi assenti. Tra settembre e ottobre i primi segnali, a fine novembre il livello segnava già il pericolo e l’urgenza di intervenire senza più indugiare. (si. sa.)

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