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Nichi Vendola: «Con Alessandra Todde vincerà l’isola contro i nuovi secessionisti»

di Alessandro Pirina
<usng-titolo>Nichi Vendola: «Con Alessandra Todde vincerà l’isola contro i nuovi secessionisti»</usng-titolo>

L'ex governatore della Puglia arriva in Sardegna per sostenere il Campo largo. «L’autonomia differenziata sarà la tomba della sanità pubblica»

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Sassari Nichi Vendola non è riuscito a resistere al richiamo della politica, troppo forte per lui stare lontano dalle piazze, dalle battaglie. Ed ecco che infatti l’ex governatore della Puglia, a pochi mesi dal ritorno alla politica attiva come presidente di Sinistra Italiana, si è precipitato in Sardegna in vista delle Regionali e dare il suo sostegno ad Alessandra Todde. Oggi sarà a Nuoro, domani a Tempio e domenica a Olbia.

Vendola, cosa rappresenterebbe una vittoria di Alessandra Todde?

«Un inciampo sul percorso dell’autonomia differenziata, la minaccia più grave nei confronti del Sud. E la giusta sanzione per il peggiore governatore d’Italia, Christian Solinas. Sappiamo dai sondaggi che il centrosinistra, purtroppo diviso, è maggioranza in Sardegna. C’è un giudizio negativo nei confronti di una classe dirigente insipiente e inetta, lontana dall’affanno di chi vive nel precipizio della precarietà, della fame. La sanità è al tracollo. Spero che venga capitalizzato da Alessandra Todde lo sdegno che esiste. Il Campo largo deve issare la bandiera contro l’autonomia differenziata, la secessione dei ricchi, una proposta che contiene la soluzione finale della sanità pubblica e della scuola pubblica».

Il centrosinistra si è diviso. Quanto influirà sul risultato?

«Con tutta l’amicizia e la stima che ho per Renato Soru mi auguro che in questi giorni perda elettori. La sfida è tra Alessandra Todde e quel sindaco di Cagliari che ha avuto l’impudenza di offendere una delle immagini più belle e internazionalmente riconosciute della Sardegna, la voce di Michela Murgia».

Alleanza tra sinistra e 5 stelle: è un approdo inevitabile come alternativa alla destra?

«L’approdo deve essere una grande proposta di alternativa per il Paese, fondata sulla necessità assoluta di coniugare giustizia sociale e giustizia ambientale. Credo che il Campo largo vada bene, ma va anche arato, curato. Penso non sia sufficiente né l’alleanza né la propaganda. C’è bisogno di un grande programma. Non un libro di parole, ma una bandiera che entri nel cuore delle persone. La destra ha lucrato trasformandosi in una impresa dei rancori, delle paure. La sinistra deve essere capace di diventare il polo della speranza, ma non con la retorica, bensì entrando nel merito di quello che sta accadendo. Servono una politica del lavoro, fiscale, ambientale, dei diritti e una redistribuzione della ricchezza dall’alto verso il basso».

In questa alleanza c’è spazio per Calenda e Renzi?

«In una situazione drammatica come questa, con la crescita nel mondo del radicalismo di destra, del ritorno di fiamma dei fascismi, ritengo che nel campo democratico non si debbano subire né porre veti pregiudiziali. Conta l’approfondimento programmatico. La patrimoniale sulle grandi ricchezze non è una cosa che appartiene ai bollettini rossi dell’estremismo di sinistra, è una grande battaglia della cultura liberale. La utilizzò Roosevelt per finanziare il New deal. Per me è un punto dirimente».

Giorgia Meloni continua a godere del sostegno degli italiani. Perché secondo lei?

«Siamo ancora all’indomani delle elezioni. Lei ha suscitato speranza, è una abilissima comunicatrice, ma ho l’idea che ci siano i primi segnali della fine della luna di miele. Il suo tentativo di accreditarsi sulla scena internazionale deve fare i conti con le continue epifanie di una cultura antidemocratica».

A giugno le Europee. Cosa rappresenta questa sfida?

«Se uno fa la mappa politica dell’Europa odierna ha la sensazione di retrocedere di un secolo. Non solo le nuvole nere sulla terra d’Ungheria, ma anche l’avanzata dei neonazisti in Germania, Francia, Spagna. Il quadro è minaccioso, ma il cattivo odore che emana l’Europa oggi è frutto dei fallimenti terribili di austerity e tecnocrati sulla pelle dei popoli».

Le sue vittorie in Puglia arrivarono contro ogni pronostico: un consiglio ad Alessandra Todde?

«Giri il più possibile, si faccia vedere, conoscere. Ha una storia pulita. La vittoria è a portata di mano. Non si tratta di fare vincere un’alleanza, ma di fare vincere la Sardegna contro i finti patrioti che hanno ceduto ai secessionisti il futuro del Sud e dell’Italia intera».
 

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