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Il caso

Enrica Anedda Endrich, da FdI alla Lega: «Scartata dal mio partito senza spiegazioni»

di Andrea Massidda
Enrica Anedda Endrich, da FdI alla Lega: «Scartata dal mio partito senza spiegazioni»

Corsa al Consiglio. Lo sfogo della candidata dalle solide tradizioni familiari missine

20 febbraio 2024
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Cagliari Avvocato, operatrice culturale specializzata nel cinema e dal 2019 consigliera comunale seduta a Palazzo Bacaredda tra i banchi di Fratelli d’Italia, Enrica Anedda Endrich porta sul petto il marchio doc della destra sarda. Non fosse altro perché il nonno Enrico fu podestà di Cagliari prima di ricoprire le cariche di segretario territoriale del Partito nazionale fascista e – dopo il Ventennio – di parlamentare con l’Msi. Per non parlare del padre Gian Franco, a Montecitorio anche ai tempi di An.

Un curriculum familiare, insomma, che non lascia adito a dubbi sulla fede politica della protagonista di questa intervista, che ora punta ad essere eletta in consiglio regionale. Ma, a sorpresa, in una lista della Lega di Matteo Salvini. Il motivo? Scaricata senza preavviso dal partito della Meloni quando già aveva affisso per la città i manifesti elettorali.

Enrica Anedda Endrich, ma che cosa è successo tra lei e Fratelli d’Italia?

«Eh, questo bisognerebbe chiederlo ai coordinatori provinciali. Io già da un annetto avevo offerto la mia candidatura credendo di fare una cosa buona nell’interesse del partito e senza che ci fossero obiezioni da parte di nessuno. Tanto che avevo di fatto iniziato la campagna elettorale in anticipo facendo affiggere a Cagliari, sotto consiglio di Gavino Sanna, i classici manifesti 6x3».

Una fuga in avanti.

«Assolutamente no. Però a me hanno insegnato che le campagne elettorali si iniziano prima possibile e invece, per varie ragioni, ufficialmente non partiva nulla. In più avevo visto che, nell’attesa di cominciare, in tanti stavano andando a cercarsi i voti. E allora anch’io ho voluto mettere la mia faccia in vista dicendo ai cittadini: “Ci sono”».

La sua faccia con il simbolo di Fratelli d’Italia, però.

«L’ho messo per una questione di rispetto nei confronti del partito, senza malizia. Figuriamoci, quel simbolo alcuni lo usano anche nel biglietto da visita».

Slogan?

«Nei manifesti c’era scritto “La Sardegna rifiorisce forte come una donna”. Nulla di che, potevo essere anche una che vendeva fiori sardi».

Qualcuno evidentemente non ha dato questa sua interpretazione.

«In realtà il partito mi aveva anche detto di lasciarli affissi, e oltretutto i miei manifesti erano accanto a quelli di un’altra persona tuttora candidata con Fratelli d’Italia. Significa che il motivo non è questo».

E allora qual è?

«I leader del partito fanno legittimamente quello che vogliono, scelgono loro chi candidare, anche se sarebbe stato giusto discuterne. Il fatto grave è che non mi abbiano mai comunicato di avermi escluso».

Come lo ha saputo?

«Poco prima della presentazione delle liste in tribunale. Avevano contattato tutti i candidati per firmare, fuorché me. A quel punto ho chiamato io, ma nessuno rispondeva, e chi lo faceva mi diceva “non ne so niente”, compreso Paolo Truzzu. Murata. L’ho capito così, insomma».

La Lega come è arrivata?

«Mi hanno chiamato i responsabili con Andrea Crippa pochi giorni prima che scadessero i termini per le liste. Ero sconvolta, ma alla fine mi hanno convinta».
 

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