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Elezioni regionali 2024
Elezioni regionali

Voto disgiunto, i dati della vendetta consumata da Lega e sardisti

di Andrea Massidda
Voto disgiunto, i dati della vendetta consumata da Lega e sardisti

L’Istituto Cattaneo: a Cagliari un terzo delle preferenze vanno ad Alessandra Todde

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Cagliari Nel testa a testa delle Regionali di domenica scorsa, a favorire la vittoria di Alessandra Todde (o la sconfitta di Paolo Truzzu, dipende dai punti di vista) è stato anche il voto disgiunto. Un “tradimento” di cui si è sempre parlato più o meno a bassa voce perché mancavano dati ufficiali, ma che ora viene certificato da un’analisi dell’Istituto Carlo Cattaneo. Indagine dalla quale tuttavia emergono ulteriori elementi importanti: i numeri dicono che Todde è dotata di un personalissimo appeal e ha attratto pressoché tutti gli elettori “senza partito”, cioè quelli che non hanno espresso il voto di lista. Mentre Truzzu – che non ha beneficiato di quasi nessun apporto esterno – per la sua coalizione è risultato più un handicap che un asset.

Grandi città La ricerca dell’autorevole centro studi diretto dal professor Salvatore Vassallo «risponde a uno degli interrogativi ricorrenti nelle discussioni post scrutinio» e si concentra infatti sulla “doppia scelta” sfruttata dagli elettori delle due principali città dell’isola, grazie alla quale la neo eletta presidente della Regione ha ottenuto voti quanto nessuno degli altri tre concorrenti in gara per Villa Devoto.

I numeri L’esito dello spoglio parla chiaro. Basti pensare che, soltanto a Cagliari, un terzo degli elettori leghisti ha scritto sulla scheda il nome di un consigliere della propria lista dando poi – disgiuntamente, appunto – la preferenza alla candidata del Campo largo di centrosinistra. Operazione che ha garantito alla senatrice targata M5s 1,5 punti in percentuale. Finito? Macché. A Sassari, sempre Alessandra Todde ha infatti incassato dai partiti minori del centrodestra (Psd’Az compreso, quindi) una percentuale di voti pari allo 0,9 per cento.

Ipotesi tradimento Insomma, a voler essere maliziosi nel segreto dell’urna si sarebbero portate a compimento due ritorsioni: una di livello nazionale da parte della Lega contro la premier Giorgia Meloni, che nei sondaggi sta surclassando Matteo Salvini. E un’altra, tutta locale, da parte dei sardisti contro Fratelli d’Italia, partito al quale alcuni esponenti del Psd’Az non avrebbero perdonato di aver impedito al proprio governatore uscente Christian Solinas di candidarsi per la seconda volta. Tutte congetture, queste ultime, sia ben chiaro.

Le conclusioni Nel dubbio, non resta dunque che affidarsi agli esperti. Secondo l’Istituto Cattaneo, «risulterebbe improprio addebitare la responsabilità della sconfitta di Truzzu ai soli voti leghisti dissenzienti: il risultato sardo, nella sua conclusione inattesa, è principalmente dovuto alle caratteristiche intraviste dagli elettori nei due principali candidati, e soprattutto dalla capacità attrattiva personale della neo-presidente, potenziata dalla forte intesa e dal convinto sostegno del Pd isolano, in un clima segnato da un eccesso di ottimismo preventivo e di conflitti interni nel centrodestra, oltre che – come ha notato la stessa Alessandra Todde – dallo sdegno piuttosto diffuso per le cariche delle forze dell’ordine contro gli studenti a Pisa».

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