La Nuova Sardegna

L'intervista

Antonio Piu, l'uomo più votato a Sassari nel Campo largo: «Ai giovani facciamo tornare la voglia di scegliersi il futuro»

di Giovanni Bua
Antonio Piu, l'uomo più votato a Sassari nel Campo largo: «Ai giovani facciamo tornare la voglia di scegliersi il futuro»

Il consigliere regionale di Alleanza Verdi Sinistra: «Saremo alle comunali di Sassari e Alghero, il nostro cammino è appena iniziato»

01 marzo 2024
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Sassari «Sono nato e cresciuto al grattacielo, a Santa Maria di Pisa. E non è una cosa che si dimentica. Mai». Continua a volare sempre più in alto Antonio Piu, sassarese classe 1980, che siederà per la seconda volta in consiglio regionale sotto la bandiera di Alleanza Verdi Sinistra, che insieme al sindaco di Santu Lussurgiu Diego Loi ha contribuito nell’isola a fondare. Per lui cinquemila preferenze, nel centrosinistra l’uomo più votato nel collegio di Sassari, l’ottavo candidato con più preferenze dell’Isola. Una “macchina da consenso” già a pieno regime quando venne eletto in consiglio comunale, con il record ancora imbattuto di 1250 preferenze.

Era nell’area dei Dem che faceva riferimento a Soru?
«Per Renato ho fatto attacchinaggio, infinite assemblee, campagne porta a porta. Eravamo rapiti dalla sua forza visionaria, e abbiamo dato tutto. E il fatto che non abbia restituito, che non abbia messo a disposizione le sue competenze e le sue idee, è stata per me una enorme delusione».

Poi lascio il Pd per Zedda?
«Mi sentivo pronto ad andare in Regione, dopo una consiliatura non facile da presidente del consiglio comunale e da assessore. Il Pd fece altre scelte, Zedda mi contattò e mi parlò del suo progetto. Decisi di rimettermi di nuovo in gioco».

Non andò male.
«Fui il secondo più votato in città dopo Ganau».

Ora Alleanza Verdi Sinistra
«Il filo conduttore è sempre lo stesso e allo stesso tempo si rinnova in continuazione. Le energie di questo progetto danno linfa ad una visione di Sardegna che è ora di realizzare senza più tentennamenti e senza imbattersi nei soliti ostacoli. La tutela dell’ambiente, l’economia verde, la salute, il lavoro, il welfare tutto in un quadro sostenibile, con giustizia ambientale e sociale».

Cosa l’ha conquistata di Alessandra Todde?
«Prima di tutto il fatto di averla scelta noi. Per la mia generazione è stato inebriante sedersi a un tavolo programmatico e influire finalmente sulle scelte decisive».

Vi accusavano che la scelta fosse stata fatta a Roma.
«Ci abbiamo messo settimane a smontare questa falsità. Mai scelta è stata più sarda di quella di Alessandra. E, tornando a cosa mi ha conquistato, la sua semplicità unita alle sue competenze di altissimo livello. Parla da nuorese che sa bene quali sono le criticità dei territori dimenticati dell’isola, ma sa bene anche come funzionano le cose a Roma e Bruxelles. Racconta i problemi in maniera semplice ma è perfettamente a suo agio nelle complessità delle soluzioni».

Ha preso 5mila voti, quale è il suo superpotere?
«Uno è sicuramente lo sport. Sono presidente di una squadra di calcio, la CosmoSassari di Li Punti, lo sono stato di una di Rugby, ho rivestito diversi ruoli, anche a livello nazionale, nel Csi. Lo sport unisce, insegna valori, ma soprattutto permette di comunicare, di conoscere, di ascoltare. E io ho ascoltato tanto».

Sarete presenti alle prossime amministrative?
«Certo. Avs si sta radicando nel territorio, con tanti amministratori ma soprattutto tantissimi giovani. Nel collegio di Sassari abbiamo il candidato più votato a Uri, a Usini, siamo andati benissimo a Olmedo. A Sassari saremo in campo con due liste, Avs e Futuro Comune, un laboratorio politico che funziona da anni per formare la nuova classe dirigente».

Il candidato sindaco è già deciso?
«No, come non lo era il nome di Alessandra Todde. È la prima cosa che tutti abbiamo messo in chiaro aprendo il tavolo del «campo largo», niente spartizioni, niente compensazioni. Il sistema sarà lo stesso, si parte dal programma e su quello di trova l’accordo. Poi arriva il nome».

Cosa serve a Sassari?
«Ci sono i grandi problemi, quelli di tutti: sanità, trasporti, lavoro, ambiente. Ma io penso che Sassari debba prima di tutto riprendersi il ruolo di guida culturale del territorio, con tutto quello che ne consegue anche dal punto di vista economico e lavorativo. Che la rete di piccole realtà culturali, frustrata da questi anni di “cappa”, debba tornare a essere protagonista. E spero poi che ai giovani torni la voglia di fare politica».

Magari nel vostro loft a Predda Niedda?
«È uno spazio che è stato a disposizione della città. E che terrà le porte sempre aperte a chi ha qualcosa da dire. Lì stiamo costruendo la nostra idea di futuro».

Prossima tappa?
«Tornare al grattacielo, a Santa Maria di Pisa. E vederlo pieno di verde e di bambini che giocano felici. Perché nelle periferie, nelle aree degradate, nel nostro malconcio centro storico, nei paesini dimenticati, c’è un’energia e una voglia di riscatto incredibile. E anche una capacità innata di affrontare le difficoltà con la speranza che tutto andrà meglio. E noi, più di tutto, abbiamo bisogno di avere speranza e convinzione che il futuro è nostro, e che è arrivato il momento di prendercelo».

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