La Nuova Sardegna

Il caso Becciu

Soldi del Vaticano usati per scopi privati a Ozieri: ecco chi sono i nove indagati dalla Procura di Sassari

di Gianni Bazzoni
Soldi del Vaticano usati per scopi privati a Ozieri: ecco chi sono i nove indagati dalla Procura di Sassari

Tra le persone coinvolte Antonino Becciu, fratello del cardinale Angelo e il vescovo di Ozieri Corrado Melis

13 marzo 2024
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Sassari La procura della Repubblica di Sassari ha chiuso le indagini dell’inchiesta avviata circa due anni fa per riciclaggio e peculato: indagati anche Antonino Becciu, fratello del cardinale Angelo Becciu, e il vescovo di Ozieri Corrado Melis insieme ad altre sette persone tra laici e religiosi: il direttore della Caritas don Mario Curzu, Giovanna Pani, Maria Luisa Zambrano, Francesco Ledda, Franco Demontis, Luca Saba e Roberto Arcadu. L’accusa sarebbe quella di avere fatto confluire fondi dell’8 per mille destinati alla Diocesi di Ozieri nei conti correnti della cooperativa sociale Spes (della quale è responsabile Antonino Becciu, uno dei fratelli del cardinale di Pattada). Secondo le accuse mosse dalla Procura di Sassari, circa 2 milioni di euro sarebbero arrivati nella disponibilità della Spes in un arco di tempo previsto tra il 2013 e il 2023. La notizia della chiusura delle indagini ha fatto registrare ieri la presa di posizione dell’avvocato Ivano Iai che difende tra gli altri sia Antonino Becciu che il vescovo di Ozieri. «Eravamo a conoscenza dell'indagine della Procura di Sassari da tempo – ha detto il legale – e adesso, alla sua conclusione, ci è finalmente consentita la possibilità di chiarire le posizioni di tutte le persone coinvolte».

L’avvocato Iai ha espresso stupore per il fatto che la notizia sia trapelata e ha dato una sua ricostruzione. «Ci ha sorpreso la diffusione della notizia – ha detto – ma siamo certi, al tempo stesso, che la Procura di Sassari abbia mantenuto il più stretto riserbo sui fatti, purtroppo legati a suggestive ricostruzioni di un ordinamento giudiziario, quello vaticano, ancora troppo distante dalle moderne legislazioni che tutelano i diritti umani fondamentali e, tra essi, il giusto processo da celebrarsi secondo del regole della Convenzione europea del 1950. Sarà, perciò, necessario un confronto in contraddittorio sull'intera vicenda, questa volta secondo i principi dell'ordinamento italiano, che garantisce più compiutamente alle persone, allo stato solo indagate, di difendersi dalle contestazioni mosse dalla pubblica accusa».

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