La Nuova Sardegna

La polemica

Gimbe: sanità in affanno, l’autonomia differenziata un gravissimo danno

Gimbe: sanità in affanno, l’autonomia differenziata un gravissimo danno

Il report della Fondazione boccia i servizi e critica il Ddl Calderoli

21 marzo 2024
3 MINUTI DI LETTURA





Sassari L’affanno della sanità sarda ha ottenuto un‘ulteriore certificazione. Questa volta è stata la Fondazione Gimbe a mettere nero su bianco i malanni dell’isola, affiancandogli le prospettive per nulla rassicuranti del Ddl Calderoli sull'autonomia differenziata, approvato al Senato e ora in discussione alla Camera. Un documento che “potrebbe segnare un punto di non ritorno nell'equità dell'assistenza sanitaria tra le Regioni italiane in un contesto caratterizzato dalla grave crisi di sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn)”,  sostiene proprio la Fondazione Gimbe che ha pubblicato il Report “L'autonomia differenziata in sanità”, per esaminare le criticità del testo del Ddl e analizzare il potenziale impatto sul Ssn delle maggiori autonomie richieste dalle Regioni in materia di “tutela della salute” e oggi esprimerà le proprie posizioni nel corso dell'Audizione alla 1a Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati.

Secondo il report di Gimbe, la Sardegna nel decennio 2010-2019 ha garantito il 56,3% delle prestazioni sanitarie gratuite e di quelle che si ottengono dopo il pagamento del ticket sanitario, a fronte di una media  nazionale del 75,7%: “Significa che il 43.7% delle risorse assegnate nel biennio di riferimento non ha prodotto servizi per i cittadini”, spiega ancora Gimbe.

Poi c’è il capitolo Lea, dove l’isola nel 2020 è precipitata in 15esima posizione per via di un punteggio di 179 su un massimo di 300. L’anno successivo il punteggio è stato inferiore e si è fermato a 169,7 che ha fatto sprofondare l’isola al 19esimo posto.

“Il nomenclatore tariffario è strettamente collegato all'aggiornamento dei nuovi Lea”, i Livelli essenziali di assistenza, “che risalgono a gennaio del 2017. In Italia non c'è mai stata una programmazione sanitaria coerente con il finanziamento pubblico. Oggi abbiamo un paniere Lea troppo ampio, che con il finanziamento pubblico non riesce ad essere erogato. Il Sud non riesce ad esigere i Lea. Al Nord, invece, non riescono ad entrare nei tariffari per il rimborso pubblico le innovazioni diagnostico terapeutiche che nel frattempo la ricerca ha reso disponibili, perché non ci sono le risorse e le Regioni fanno muro, e restano inaccessibili ai pazienti”, ha detto Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe.

A completare il quadro ci pensa la carenza cronica di medici e infermieri che sono 4,82 ogni mille abitanti. La media nazionale è di 5,06 e, soprattutto il saldo negativo della mobilità sanitaria che conferma “la forte capacità attrattiva delle Regioni del Nord e la fuga da quelle del Centro-Sud". Nel periodo 2010-2021, si legge nella nota, "tutte le Regioni del Sud ad eccezione del Molise (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia) hanno accumulato complessivamente un saldo negativo di 13,2 miliardi che, per l’isola, si traduce in un saldo negativo di 864.970.904 euro

Tribunale

Vita d’inferno in un condominio a Nuoro: padre e figlio accusati di molestie

Le nostre iniziative