La Nuova Sardegna

La curiosità

Negli anni ‘70 un programma Nasa per una Costa Smeralda nel rispetto dell’ambiente


	Un veduta aerea di Porto Cervo
Un veduta aerea di Porto Cervo

Era il cuore dell’ufficio planning voluto dal principe Aga Khan. Serviva per misurare la capacità del territorio di sopportare cemento e presenza umana

30 marzo 2024
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Porto Cervo Quando il Commodore 64 doveva ancora arrivare sulle scrivanie degli italiani, nella Costa Smeralda che nasceva, un computer che utilizzava un programma mutuato direttamente dalla Nasa, era la mente bionica dal cuore verde dell’ufficio planning del futuro borgo delle stelle. Lo aveva voluto il principe Karm Aga Khan negli uffici della Marina di Porto Cervo. Un supporto ad alta tecnologia per realizzare il suo sogno dorato.

Il principe illuminato aveva importato direttamente dagli Stati Uniti uno strumento di ultima generazione che solo 40 anni dopo sarebbe diventato un elemento di normalità nella pianificazione territoriale. Il sistema computerizzato, unico in Italia, serviva per valutare quella che oggi si chiama carriyng capacity. Ossia la capacità di un territorio di ospitare un certo numero di persone senza determinare modificazioni irreversibili sull’ecosistema.

Gli architetti dell’Aga Khan ne fecero un largo uso. Divisero il territorio di quello che sarebbe diventato il paradiso dei vip in zone. Per ognuna venne stabilito se fosse opportuno costruire, quelle in cui era possibile inserire delle costruzioni ma senza fare danni all’ambiente, furono indicate le altezze massime da raggiungere. Un territorio baciato due volte dalla fortuna quello della vecchia Monti di Mola, come commenta l’architetto di Arzachena, Efisio Onali. «Perché da un lato ha avuto la fortuna di avere un imprenditore illuminato come il Principe che badava più alla qualità dell’edilizia che alla quantità. E dall’altro ha consentito di far arrivare in Sardegna una squadra di architetti che, se è vero che hanno importato idee mediterranee, hanno però cercato di fonderle con i materiali locali».

I concetti di bello, di cemento di qualità inserito nei delicati contesti paesaggistici fanno parte del dna della Costa Smeralda. Gli alberghi vengono pensati non solo per ospitare i ricchi vacanzieri che vorrà vivere il sogno smeraldo. Devono far respirare arte e bellezza. Non a caso l’Aga Khan vuole al suo fianco le più pregiate matite mondiali. Luigi Vietti, Jacques Coulle, Michele Busiri Vici e il sardo Antonio Simon Mossa in una prima fase. Nel corso degli anni si aggiungono Savin Couelle, Jean Claude Lesuisse, Peter Schneck, Gerard Bethoux, Giuseppe Polese, Pietro Giordo. Oguno di loro mette la sua firma e imprime la sua personalissima visione al borgo in costruzione.

Vietti crea edifici di lusso dalle forme essenziali in perfetto stile mediterraneo. Jacques e Savin Couelle firmano l’hotel Cala di Volpe, capolavoro di sintesi tra architettura e scultura. Granito, legno e materiali insoliti come il fil di ferro, linee morbide e curve con soffitti a volta. Il 1962 segna la nascita della prima villa della Costa Smeralda. A Liscia di Vacca, come ricorda il Consorzio Costa Smeralda, fu avviata la costruzione della prima residenza di lusso: quella di Bettina Graziani. «L'architetto che la ideò, nell'ottobre del 1961, era il grande Michele Busiri Vici, che poco dopo disegnerà anche gli hotel Romazzino e Luci di la Muntagna, la chiesa di Stella Maris, il complesso di Sa Conca e numerose ville. Bianca come gli stazzi, con le linee morbide, arredata con materiali naturali e perfettamente integrata nella macchia mediterranea». (se.lu.)

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