La Nuova Sardegna

La polemica

Superbonus, costruttori all’attacco: «Le aziende rischiano di saltare»

di Salvatore Santoni
Superbonus, costruttori all’attacco: «Le aziende rischiano di saltare»

Il Governo decide di spalmare i crediti per riallineare il deficit nei conti pubblici

11 maggio 2024
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Sassari Lo “spalmacrediti” è alle porte e in Italia ci sono 10 miliardi di crediti che rischiano di essere “annacquati” nei prossimi dieci anni. La norma ancora non c’è – martedì il voto in commissione Finanze al Senato e mercoledì prossimo l’approdo in aula – ma le anticipazioni emerse in Parlamento bastano e avanzano all’associazione di categoria dei costruttori sardi per esprimere un giudizio abbastanza netto. «Siamo molto preoccupati – dice Silvio Alciator, il delegato di Ance Sardegna in tema di superbonus– si tratta di una cosa ingiusta. È un gioco delle tre carte assolutamente indecente».

La novità dello spalmacrediti, annunciata dal ministro Giancarlo Giorgetti, è arrivata per riallineare il deficit indicato nel Def 2024 con quello programmato nella Nadef 2023. Tradotto: c’è da recuperare 700 milioni nel 2025 e 1,7 miliardi nel 2026. E per farlo è necessario “sterilizzare” il buco nero del Superbonus 110%. I tecnici sono riusciti a scongiurare l’ipotesi più nefasta per i bilanci di banche e imprese, quella di una retroattività che andasse a colpire tutti i 160 miliardi di crediti già maturati.

Altrettanto problematica, poi, è la situazione dei lavori in corso. In base ai dati dell’Enea, ci sono lavori pari a circa 5,6 miliardi di euro nei cantieri del superbonus in attesa di essere completati. Questi, che in larga parte hanno ancora a disposizione la cessione del credito, verranno travolti a metà strada da un improvviso cambio di regole.

«L’effetto del provvedimento sarà duplice – riprende Alciator – il primo è di ordine giuridico e riguarda il fatto di cambiare le regole del gioco durante una partita in corso. Credo che su questo si possa sollevare più una obiezione. Il secondo aspetto, non meno importante, sta nel fatto che le imprese hanno elaborato dei conti finanziari che rischiano di saltare. Faccio un esempio: chi si è tenuto i crediti fiscali per i prossimi quattro anni, è chiaro che con lo spalmacrediti a 10 anni si troverà a dover subire un impatto economico e fiscale completamente diverso. E se un’azienda non è in grado di affrontare questa diluizione? Chi è che pagherà? Ecco perché credo che le aziende avranno grossi problemi da questo provvedimento».

Secondo l’Ance, i problemi non riguarderanno soltanto le aziende nella forma “classica”. «C’è da fare una ulteriore valutazione – aggiunge il rappresentante dell’Ance – distinguendo i crediti maturati dalle imprese e quelli maturati da enti come le onlus o le associazioni di volontariato, che hanno beneficiato del credito fiscale e ora si troveranno nella condizione di non poterlo gestire nei prossimi quattro anni. Stiamo parlando di associazioni a fin di bene, che si troveranno a essere castrate da quello stesso Stato al quale si sono sostituite in una serie di attività a beneficio dei cittadini, spesso più deboli».

La novità che sta per lanciare il Governo fa storcere il naso anche a Confedilizia.

«L’idea di diluire i crediti – spiega il presidente della Federazione regionale della proprietà edilizia, Marcello Ciaravola – va a colpire sicuramente chi ancora si sta muovendo sul fronte dei crediti. Parliamo soprattutto di realtà molto grosse, anche le banche. Per ora non c’è un testo sul quale ragionare, le indicazioni sono molto vaghe ma è chiaro che il dettaglio della retroattività è quello che spaventa di più. Per quanto riguarda i nuovi interventi del superbonus “depotenziato” possiamo dire che non influirà granché, si tratta di una platea molto ristretta».

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