La Nuova Sardegna

L’isola a secco

Dramma siccità, a Budoni «caccia alle streghe» verso chi usa l'acqua

di Paolo Ardovino
Dramma siccità, a Budoni «caccia alle streghe» verso chi usa l'acqua

Allarme del sindaco Antonio Addis: «Il turismo a rischio e la vita quotidiana un incubo»

18 maggio 2024
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Inviato a Budoni «Mi sembra di vivere di nuovo il clima del covid», in che senso? «Nella caccia alle streghe, che prima era per chi usciva di casa, adesso nel mio comune devo farla per chi ha una pompa in mano e innaffia le piante o si lava l'auto». Cronaca di una giornata di maggio su via Nazionale e limitrofe vista dagli occhi del sindaco, Antonio Addis. Dalle previsioni ricevute, «abbiamo la certezza di avere acqua sino a metà luglio», e questo scenario si è presto diffuso tra abitanti, attività commerciali e operatori turistici. Il paese vive a due velocità. Da un lato è già pronto per la stagione estiva, ieri le bancarelle a metà mattinata erano in fase di allestimento lungo la strada principale e nell’aria si avverte un certo fermento. Poi però seduti al bar capita che la cameriera venga al tavolo a prendere la comanda imbarazzata per dire che la birra alla spina non è disponibile. E qualcuno contingenta anche l'ingresso ai bagni. Piccoli grandi effetti dell’emergenza idrica. Divieti Dieci giorni fa il primo cittadino ha emanato un’ordinanza per consentire l’utilizzo di acqua per soli usi domestici e vietarlo in particolare per annaffiamento di orti privati, giardini e lavaggio automezzi e parchi pubblici.

Il paese gallurese fa riferimento all’invaso di Maccheronis in zona di Torpè che è a un livello critico, il presidente del consorzio di bonifica della Sardegna centrale ha spiegato che «con un livello di scorte d’acqua pari al 39,58 per cento, al momento è la diga che versa nello stato peggiore in tutta l’isola». «Finora ci diciamo “speriamo che piova” – riflette Addis – e invece non aiuterebbe neanche quello, perché so per certo che dalla diga l’acqua che arriva ha un grado di torbidità che la rende inutilizzabile». E mostra le foto di condotte otturate da fango e lische di pesce. Una di quelle cose che a vederle viene voglia di chiudere ogni rubinetto possibile. Il sindaco ce l’ha con Abbanoa, che da anni «non è in grado di potabilizzare l’acqua che scorre nelle nostre condotte» e ce l’ha con il consorzio che ritiene la proposta dei dissalatori utile solo in extrema ratio. Dissalatore e disagi «So che ci sono ostacoli nel creare un partenariato pubblico-privato, ma la mia provocazione era dettata dall’emergenza attuale che ha acuito tutta la situazione», sostiene. Sono già state avviate trattative con quattro aziende per capire quanto costa installare un dissalatore e prodursi l’acqua da solo – «con 2 milioni di euro, ne avremmo 60 litri al secondo» – prelevandola dal mare vicino. Budoni rischia la figuraccia, quella di rimandare a casa centinaia di migliaia di turisti che negli ultimi anni si è coccolato con grandi concerti, eventi a ogni ora e per le famiglie e mercatini serali. «Cosa succederà quando mancherà l’acqua? Vedremo l’autocisterna di Abbanoa e gli abitanti che vi si avvicinano per riempire interi bidoni per potersi fare la doccia. Scene da terzo mondo», si scalda tanto Addis, che abbandona il sorriso e indossa il volto della preoccupazione e della rabbia.

«Su questo territorio, in questi mesi, la popolazione è di circa 80mila persone. Non possiamo permetterci una cosa del genere. Perché si andrà presto verso una guerra tra chi affitta gli appartamenti, per tenere la caparra o restituirla». Faccia a faccia Abbanoa ha annunciato cantieri su Budoni e San Teodoro per 13,5 milioni per sostituire 33 chilometri di condotte idriche. «Non abbiamo bisogno di annunci di piani Marshall farlocchi – rigetta Addis –, e qui non è partito alcun cantiere, che per la sua natura non migliorerebbe di una virgola le cose».

L’Egas ha convocato per il 23 maggio un incontro a Cagliari con Budoni, prefettura di Nuoro e Regione. «Dovremo trovare una soluzione».

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