La Nuova Sardegna

La grande sete

Emergenza idrica: servono 309 milioni, ma il governo stanzia soltanto le briciole

di Salvatore Santoni
Emergenza idrica: servono 309 milioni, ma il governo stanzia soltanto le briciole

Nel decreto Agricoltura appena 102 per tutta Italia

19 maggio 2024
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Sassari In certe parti d’Italia, come in Sardegna, c’è il dramma della siccità che comincia a far paura a porzioni di territori sempre più ampie. In altre, come in Veneto e in Lombardia, sono arrivati i nubifragi, che seminano danni e purtroppo anche morte. In mezzo il governo, che ha ridimensionato i finanziamenti per la messa in sicurezza depotenziando di 1,2 miliardi di euro gli interventi sul Pnrr per le opere anti dissesto idrogeologico e che per affrontare il problema della siccità ha messo – almeno per ora – a correre soltanto le briciole: 102 milioni di euro spalmati fino al 2030 (15 milioni per quest’anno).

Il piano A livello nazionale sono 127 le opere urgenti contro la siccità e le inefficienze nell’utilizzo dell’acqua. Messe tutte insieme valgono complessivamente 3,67 miliardi di euro. La selezione è arrivata dalle autorità di bacino ed è contenuta nell’allegato II alla seconda relazione del commissario straordinario nazionale per l’adozione di interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica, Nicola dell’Acqua. La maggior parte dei 14 interventi dichiarati prioritari per l’isola vedono come soggetto attuatore Abbanoa, gli altri in capo a Enas. In tutto servono 309 milioni di euro. L’obiettivo principale per il sistema idrico dell’isola è garantire il fabbisogno potabile in assenza di precipitazioni per un arco temporale di 18 mesi. Per farlo serve assolutamente aumentare l’affidabilità del sistema, e quindi recuperare le perdite, che attualmente sono certificate nel 51,2%. Inoltre, c’è bisogno anche di colmare il deficit energetico del sistema Enas. E poi, chiaramente, ci sono tutta una serie di lavori di manutenzione che attendono da anni.

Le dighe Tra le pieghe del Piano nazionale di interventi infrastrutturali per la sicurezza del settore idrico non potevano mancare gli interventi da effettuare sulle dighe sarde. Per loro, il commissario straordinario, ha prodotto un allegato a parte nel quale è stata fotografata la situazione delle opere sparse nell’isola. Tra le 32 dighe sono 19 quelle in cui sono necessarie manutenzioni classificate ad alta priorità. Il problema è che la stragrande maggioranza non hanno fondi sufficienti a coprire gli interventi previsti dai progetti. Servirebbero circa 15 milioni di euro per accontentare tutte le richieste.

Solo le briciole Il decreto Agricoltura, sul quale il ministro Francesco Lollobrigida è riuscito a fare magie, prevede uno stanziamento di 102 milioni di euro. Non di nuovi fondi, bensì la riallocazione di vecchi fondi già allocati nel 2017. Un’operazione di maquillage che scatenato proteste in parlamento. Soprattutto perché la cifra è irrisoria rispetto alle necessità. Il decreto fissa anche una ulteriore tappa per il piano nazionale. Entro fine maggio, infatti, le autorità di bacino saranno chiamate a rifare un’ulteriore ricognizione, la terza, delle opere da finanziare. A metà giugno, il commissario Dall’Acqua dovrà presentare la lista delle opere alla cabina di regia sulla siccità, presieduta dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, che a sua volta alla fine di giugno dovrà concedere il via libera ai finanziamenti. E lì si capirà se i 309 milioni di euro urgenti per la Sardegna arriveranno o meno. Per ora, infatti, restano soltanto dei desideri.

Dissesto idrogeologico Le violenti piogge che negli ultimi giorni hanno colpito Veneto e Lombardia hanno messo a nudo, ancora una volta, la fragilità del Paese in tema di tenuta idrogeologica. E hanno riportato d’attualità i tagli del governo ai fondi contro il dissesto idrogeologico. L’esecutivo aveva infatti operato un cambio di destinazione delle risorse: 1,2 miliardi euro messi nel Pnrr per le misure sulla gestione del rischio di alluvione e per ridurre il rischio idrogeologico sono stati spostati interamente sul finanziamento della ricostruzione delle zone colpite dall’alluvione del 2023 in Emilia-Romagna. A conti fatti, dunque, il governo ha dimezzato i fondi, come sottolineano le polemiche politiche con tanto di interrogazione parlamentare partita alla Camera dal Partito democratico.

Il Pnrr non basta Nell’isola valgono oltre 200 milioni di euro i progetti presentati da Enas e Abbanoa per la manutenzione e realizzazione di nuove condotte, per lavori sulle dighe e agli invasi a valere sul Pnrr. Molti progetti risultano finanziati, ma allo stesso tempo compaiono anche negli elenchi che le autorità di bacino hanno inviato al commissario straordinario contro la siccità. Perché? In molti casi le risorse non bastano, il fabbisogno è cresciuto e per iniziare i lavori serve buona parte di quei 309 milioni di euro aggiuntivi.
 

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