La Nuova Sardegna

Il viaggio nei territori

A Castelsardo, Nulvi e Bulzi tante sorgenti abbandonate a sé stesse

di Mauro Tedde

	Fonte Giulzi, a Nulvi
Fonte Giulzi, a Nulvi

L’isola che muore di sete e getta l’acqua per strada

05 giugno 2024
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Sassari A Nulvi l’antica Funtana Rosa è uno dei simboli del paese. Anzi con molta probabilità il primo nucleo abitativo del villaggio sorse proprio attorno a quella sorgente inesauribile che sgorga dalla falde della collina di San Lorenzo che sovrasta il paese. Funtana Rosa non ha mai smesso di dispensare le sue acque e sino a qualche decennio la fonte era frequentata sia come sorgente di acqua potabile sia per i suoi grandi lavatoi e per l’abbeveratoio che riusciva a riempire ogni giorno. Ormai in stato di abbandono e scarsamente frequentata dai nulvesi la fontana così come è venne realizzata nel 1886 su un progetto dell’ingegner Eugenio Serra e venne a costare allora la bellezza di 6.250 lire. Oltra la strada lungo cui sorge c’è un grande serbatoio di accumulo anch’esso di antica costruzione da cui si dipartiva una condotta realizzata in conci lavorati che serviva l’antico convento dei francescani di Santa Tecla che sorge più a valle. Ma il territorio di Nulvi pullula di sorgenti anche molto generose. Nell’immediata periferia del paese la fonte di Giulzi sgorga ancora copiosa come in passato quando alimentava anch’essa gli abbeveratoi e i grandi lavatoi coperti, poi abbandonati per far posto alla stazione di riproduzione equina. A valle dell’abitato le fontane di Calchinada, di Ispada, di Pedrosa e tante altre tutte però ormai abbandonate a se stesse e che ormai da tempo disperdono nelle campagne circostanti il loro prezioso liquido alimentando un piccolo bacino che i nulvesi chiamano “il laghetto”. Da qui però le acque si sversano sul ruscello che diventa un’affluente del rio Iscanneddu, al confine con Martis.

A Bulzi è stata recentemente recuperata e restaurata la bellissima Funtana Manna, un piccolo capolavoro di ingegneria idraulica che raccoglie e canalizza l’acqua della sorgente con cisterna che si trova a un centinaio di metri più in alto e che, attraverso un sistema di vasi comunicanti scavati nella roccia, alimenta l’elegante fontana-cisterna con forma cilindrica con le sue quattro bocche di acqua perenne, anticamente in pietra calcarea e ora dei moderni rubinetti, le vasche del lavatoio e l’abbeveratoio. Funtana Manna venne costruita nel 1865 ai margini del centro storico. Dopo il restauro avvenuto nel 1951 il lavatoio venne ampliato e ricostruito nella posizione attuale mentre nel restauro del 1997-98 venne realizzata la copertura. Nel 2022 un ulteriore restauro la ha riportata al suo antico splendore. Tutto questo ben di Dio però finisce poi nella cosiddetta “Diga”, un piccolo bacino a valle del paese di proprietà privata da dove si disperde nei vari rigagnoli che finisco poi nel Fiume Coghinas.

A Castelsardo nel rione che da lei prende il nome sorge Fontana Vecchia anch’essa risalente alla fine del 1800 e anch’essa sorgiva. Un presenza che è stata sempre importante per i castellanesi e che lo è anche ancor soprattutto nei periodi di penuria d’acqua. Anche qui l’acqua finisce direttamente nel vicino mare. La fonte sorge al centro di una piazzetta recentemente restaurata e adibita a piccolo anfiteatro dove nella stagione estiva si tengono eventi culturali e musicali. Lungo la statale Martis-Chiaramonti sgorga la storica fontana-abbeveratoio di Spurulò realizzata nel ventennio fascista come dimostra il fascio littorio in rilievo ancora presente sotto il rubinetto di scolo. Raccoglie l’acqua che arriva dalla sorgente di Santa Giusta che sgorga proprio sotto l’altare dell’omonima chiesa campestre seicentesca.

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