La Nuova Sardegna

Il rapporto

Crenos: la ripresa economica in Sardegna c'è, ma pesa lo spopolamento

di Umberto Aime

	La presentazione del rapporto Crenos <em>(foto Mario Rosas)</em>
La presentazione del rapporto Crenos (foto Mario Rosas)

Il reddito medio nell’isola è cresciuto fino a 21mila euro

07 giugno 2024
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Cagliari Se non fosse perché nascono sempre meno bambini, per la sanità che va a rotoli, i trasporti a singhiozzo e le imprese ingessate, la Sardegna sarebbe un’isola felice. Purtroppo non lo è. Le catene sono ancora troppo strette, così come i problemi che la frenano da una vita. Peccato, secondo il 31esimo rapporto sull’economia (ma non solo) pubblicato e presentato dal Crenos, l’istituto universitario di ricerca traversale fra gli atenei di Cagliari e Sassari. Peccato, perché i segnali di ripresa non mancano, nel confronto 2022-2023. Il reddito medio è cresciuto fino a toccare i 21mila euro per abitante. È sempre più alto rispetto a quello del Mezzogiorno, ma ancora troppo lontano dalle ricchezze del Nord Italia (35 mila euro) e anche in coda rispetto alla classifica europea, con il 178 posto assoluto su 242 regioni. Peccato, perché il turismo ha ripreso a marciare alla grande e anche il resto dell’economia bene o male ha retto. Peccato, perché il tasso di disoccupazione è sceso al 10 per cento, un punto abbondante in meno rispetto al 2022, mentre l’occupazione ha conquistato quasi 19mila unità in più, superando lo storico muro del 56, come valore complessivo. Peccato, infine, perché alla Sardegna sono stati assegnati 4,8 miliardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma la spesa continua a essere in forte ritardo. «L’analisi complessiva è tutt’altro che negativa, però la Sardegna ancora non riesce a scrollarsi di dosso troppi pesi ed è proprio questa la sfida in corso: riuscirci nel più breve tempo possibile», ha sottolineato Anna Maria Pinna, direttrice del Crenos dal 2021, prima di lasciare microfono e platea al ricercatore Marco Nieddu, per gli approfondimenti.

Lo spopolamento Continua a essere un incubo. Nel 2023 le nascite sono state appena 7.231, con una tasso di natalità sceso al 4,6 nati ogni mille abitanti. È il valore più basso in Italia, che, a sua volta, è all’ultimo posto nella classifica europea. L’età media della popolazione è in continuo aumento, dai 45,3 anni del 2015 ai 48,8 del 2024, e, allo stesso tempo, i sardi ultra 65enni sono 421mila, quasi un terzo della popolazione. Solo che il saldo demografico continua a essere negativo, nonostante sia diminuito il tasso di mortalità rispetto ai picchi del Covid. Un’infinità di dati, ma la sostanza non è cambiata: i Comuni, non sono quelli più, continuano a svuotarsi. «Nonostante – è stato detto dal Crenos – abbiano una grande potenzialità culturale, turistica e siano ambiti come potenziali buen retiro, ma sono tutti valori aggiunti che rimangono inespressi».

La sanità La spesa è aumentata di altri 100 milioni, passando in un anno da 3,6 miliardi ai 3,7, con una quota per abitante di 2.341 euro, quasi il doppio rispetto alla media nazionale. Di contro, però, di contro non è migliorata l’efficienza del sistema. Su ben tre indicatori, sono sotto la sufficienza le cure domiciliari e l’ospedalizzazione, mentre la prevenzione è appena sopra. Fuori controllo sono anche le liste d’attesa: per un tumore al seno o alla prostata, i pazienti sardi attendono in media quasi due mesi e sono quasi due settimane in più rispetto a quanto accade negli ospedali della penisola. Con il risultato che la Sardegna, anche per questioni economiche, continua a essere la peggiore per tasso di rinuncia alle cure, 12 sardi ogni 100, e numero di pazienti che lasciano i pronto soccorsi prima di essere visitati: quasi tre ogni dieci, quattro volte tanto la media nazionale. A questo punto una delle gradi sfide non che essere: riportare il sistema sanitario almeno in linea di galleggiamento, oppure andrà a picco e sarebbe un disastro sociale irreversibile. Come se non bastasse, sono insufficienti anche i servizi socio-educativi per la prima infanzia, scarseggiano ancora gli asili nido, e solo 55 Comuni su 377 riescono a garantire agli anziani una discreta assistenza domiciliare integrata. L’unica scossa possibile potrebbe arrivare dai 218 milioni del Pnrr destinati alla sanità territoriale e alla telemedicina e dai 195 milioni per l’ammodernamento tecnologico. «La Sardegna – sottolinea il Crenos – ha presentato un ambizioso piano tra case e ospedali di comunità, oltre sessanta strutture in tutto, ma invece la capacità di spesa non è veloce come dovrebbe essere vista l’evidente emergenza».

L’economia Il numero delle imprese è diminuito ma non troppo: sono oltre 144mila quelle attive ma 9 su 10 sono micro. E infatti continuano a soffrire di nanismo nel personale, intorno ai tre lavoratori per azienda, e nei fatturati. Il mercato interno è ridotto e aprirsi a quello esterno è ancora abbastanza problematico. Detto che comunque l’occupazione è aumentata, portandosi dietro anche l’aumento dei contratti a tempo indeterminato rispetto a quelli precari, l’agricoltura è ancora il settore trainate, con al secondo posto la filiera del turismo. A proposito di turismo: a trainare la ripresa sono stati gli stranieri, grazie anche all’ingresso degli Stati Uniti fra i primi dieci paesi di provenienza, ma in numeri assoluti a guidare la classifica restano gli italiani, con il 52 per cento degli arrivi. Come sarà il 2024? «Le prospettive sono molto buone, con in più diversi segnali che la stagione sarà più lunga del previsto», parola del Crenos.

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