La Nuova Sardegna

Salute

Da uno studio in Ogliastra nuovo metodo per calcolare l’età biologica del cuore

di Eugenia Tognotti
Da uno studio in Ogliastra nuovo metodo per calcolare l’età biologica del cuore

Trovato il legame tra diverse patologie e l’invecchiamento cardiaco precoce

09 giugno 2024
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Sassari Ci sono 4000 sardi, o meglio i loro cuori, nel recente, importante studio SardiNIA- pubblicato su European Journal of Preventive Cardiology – condotto in Ogliastra da un team di ricercatori sardi e del National Institute of Aging statunitense. Guidato dal cardiologo Antonello Ganau e dal genetista Francesco Cucca ha il merito di essere arrivato per primo a calcolare l’età biologica del cuore, utilizzando una tecnica di corrente uso clinico come l’ecocardiografia. Per comprendere il perché sia così importante l’età biologica del cuore non occorre essere addetti ai lavori nella branca medica della cardiologia.

Cresce l’aspettativa di vita, tuttavia si è ridotta la speranza di vita in buona salute che è in calo rispetto al picco raggiunto nel 2020. A giocare il ruolo più importante le malattie cardiovascolari, le più frequenti.

Il cuore, l’organo che si forma per primo – il primum movens dell’intero organismo, come scriveva Aristotele – non si ferma mai, nel suo incessante pulsare, ed è il più esposto agli stress fisici, chimici e ambientali. Per questo l’età biologica del cuore è un centro focale di riferimento, un buon indicatore dell’età biologica dell’intero organismo. Ed è ciò che lo studio SardiNIA dimostra, poiché gli individui con invecchiamento accelerato del cuore, rispetto a quelli con invecchiamento lento o normale, sviluppano non solo più malattie cardiovascolari ma anche cancro, malattie neurodegenerative e dismetaboliche. Non per niente le innumerevoli ricerche tese a studiare e a contrastare l’invecchiamento, si riferiscono sempre più spesso all’età biologica distinta da quella cronologica (anagrafica). Mentre questa misura semplicemente il trascorrere del tempo dalla nascita, quella biologica – che dipende da numerosi fattori, quali la genetica, i fattori ambientali, lo status sociale ed economico, esercizio fisico, abitudini alimentari, qualità del sonno, fumo, alcol e droghe – rappresenta il reale stato strutturale e funzionale dei vari organi e può essere assai diversa dall’età cronologica.

Non tutti invecchiamo allo stesso modo, si sa. Ne offrono un esempio i centenari, che raggiungono età molto avanzate spesso in buone condizioni fisiche e mentali, a fronte di individui assai più giovani colpiti da malattie e morti precoci.

Ma quali sono i metodi di stima dell’età biologica? Su questo esiste un’ampia letteratura. Lo studio ha utilizzato una tecnica di corrente uso clinico come l’ecocardiografia. Sono stati studiati i parametri anatomici e funzionali del cuore e i relativi cambiamenti con l’avanzare dell’età (da 18 a 95 anni).

Semplificando al massimo si può dire che sono tre le tipologie di cuori: cuori con cambiamenti modesti o assenti rispetto a quelli attesi per l’età cronologica, segno di cuori biologicamente più giovani; cuori con cambiamenti molto accentuati rispetto all’età, vale a dire biologicamente più vecchi; cuori con cambiamenti proporzionati all’età, caratteristici di età biologica normale.

Rispetto all’età cronologica, l’età biologica del cuore è risultata - sulla base di complessi calcoli - 9 anni più giovane nel gruppo a invecchiamento lento, 4 anni più vecchia nell’invecchiamento accelerato, e sovrapponibile nell’invecchiamento fisiologico.

Un controllo di 4 anni ha consentito di verificare la più bassa incidenza di eventi nel gruppo a invecchiamento lento, la più alta nel gruppo a invecchiamento accelerato, e una incidenza intermedia nell’invecchiamento normale. Insomma, conoscere l’età biologica del cuore consente di stimare la velocità dell’invecchiamento e prevedere il rischio di eventi futuri, fatali e non fatali.

Non solo. Dall’età biologica del cuore si possono prevedere non solo gli eventi cardiovascolari, ma anche patologie oncologiche, neurodegenerative e diabete, indipendentemente dai fattori di rischio.

Uno studio eccellente che propone uno nuovo approccio alla prevenzione, basato, oltre che sui fattori di rischio, anche sull’età biologica del cuore (prevenzione personalizzata). Non per caso ha attirato l’attenzione di una reporter di Wall Street Journal che scrive di salute individuale e di invecchiamento e che ha avuto uno scambio fitto di informazioni col professor Ganau che sta pensando a un’app per stabilire facilmente l’età biologica del cuore a partire da alcuni parametri ecocardiografici e clinici.

Lo studio sta proseguendo con l’analisi dei meccanismi genetici dell’invecchiamento lento e accelerato. Le popolazioni del vecchio continente invecchiano, e noi italiani in modo speciale. Guardando al passato – a un’aspettativa di vita alla nascita che nel 1900, a livello mondiale, era di 32 anni- possiamo dire di essere entrati in un mondo del tutto nuovo. Dobbiamo ripensare la vecchiaia, come individui e come società, e mettere in campo nuove strategie di contrasto alle malattie età-dipendenti. Non possiamo pensare di trascinarci verso una “vecchiaia” improduttiva e cagionevole.

Anche questo genere di ricerche ci indica la strada per fare molto meglio, sia individualmente che socialmente.
 

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