La Nuova Sardegna

L'allarme

Cinghiali, cani uccisi e una donna ferita: a Olbia un rione sotto assedio

di Dario Budroni
Cinghiali, cani uccisi e una donna ferita: a Olbia un rione sotto assedio

A Poltu Cuadu la petizione con mille firme: «Intervenite»

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Olbia La gente ha imparato a guardarsi bene attorno. Soprattutto chi si aggira per il quartiere con il proprio cane al guinzaglio. Il timore è quello di ritrovarsi improvvisamente circondati da un branco di cinghiali in cerca di cibo. A Poltu Cuadu, il popoloso rione di Olbia a due passi dall’aeroporto Costa Smeralda, i cittadini sono talmente esasperati da aver lanciato una petizione. Sono ormai più di mille le firme raccolte per chiedere alle istituzioni di affrontare e risolvere il problema una volta per tutte. Anche perché c’è davvero da aver paura. Una donna, per esempio, qualche mese fa è stata aggredita da un cinghiale: trasportata al pronto soccorso, è tornata a casa con nove punti di sutura sulla caviglia. Un cane, invece, è stato aggredito e ferito. Un altro ancora, poche settimane fa, è stato caricato e ucciso. I casi non si contano più, tra ragazzini in bicicletta inseguiti dagli ungulati e addirittura un branco di cinghiali avvistato e fotografato nel cortile di una scuola, il liceo artistico De André, con le lezioni ancora in corso.

L’assedio La situazione si è fatta decisamente preoccupante. A Poltu Cuadu soprattutto, ma anche in altri quartieri come Zona Bandinu e l’area che si sviluppa attorno al centralissimo viale Aldo Moro. È dai tempi de lockdown che i cinghiali hanno cominciato a essere parte integrante del paesaggio urbano. Si mettono alla ricerca di cibo, rovistano tra i mastelli della raccolta differenziata e vanno a nozze con le numerose discariche abusive che spuntano puntuali in ogni angolo della città. A Poltu Cuadu l’avvocato Christian Cicoria ha così lanciato una petizione. «I cinghiali hanno visitato i cortili delle scuole e dei condomini, quelli di Abbanoa e della polizia locale – spiega Cicoria –. Ma anche l’area di fronte al centro commerciale di Olbia Mare e le rotatorie. La donna che è stata ferita adesso sta meglio e tra pochi giorni verrà risarcita dalla Regione. Rimane il dolore per il cane ucciso, la proprietaria non si dà pace». Nel frattempo è anche nata una pagina Facebook che conta ormai più di 600 iscritti. L’obiettivo è sempre lo stesso: chiedere alle istituzioni di trovare il modo per scacciare i branchi di cinghiali dalle strade della città.

Le soluzioni Fino a oggi non è intervenuto ancora nessuno. Mesi fa il Comune si è dato da fare e – come spiegato di recente dal sindaco Settimo Nizzi – è stata buttata giù una bozza di accordo tra più enti. Si è ancora in attesa del via libera della Regione. «Il problema è che il Comune, da solo, non può fare nulla – aveva detto Nizzi –. I cinghiali sono infatti di proprietà della Regione, mentre le procedure di cattura spettano alla Provincia. Noi siamo in mezzo».

Del caso se ne è parlato alcuni giorni fa anche in consiglio comunale. A intervenire è stato il consigliere di minoranza Davide Bacciu, del gruppo Liberi, che di cinghiali se ne intende parecchio. Bacciu, infatti, è il presidente regionale di Federcaccia. Ma non propone certo una battuta di caccia grossa per le strade della città. Anzi, secondo lui i cinghiali andrebbero catturati e infine liberati nel loro habitat naturale. E lo ribadisce anche alla luce della bozza di accordo a cui si riferisce Nizzi, che prevederebbe invece la cattura e l’abbattimento degli animali. «Sarebbe una cosa abominevole – dice Bacciu –. Va studiato un sistema che permetta la cattura e la dislocazione. I cinghiali non hanno colpe: si avvicinano alle città solo per cercare cibo. Andrebbero quindi immessi nuovamente nel ciclo naturale, in aree normalmente interessate da attività di selecontrollo o venatorie».

Poi il presidente di Federcaccia si sofferma sui pericoli. «È un miracolo se a Olbia non è ancora accaduto qualcosa di davvero grave – sottolinea Bacciu –. Bisogna intervenire al più presto. La situazione si trascina da anni, in particolare dal lockdown, ed è assurdo che non sia stata ancora presa in mano la situazione. Più passa il tempo e peggio è: i cinghiali si sono infatti abituati alla presenza umana e sono piuttosto prolifici, visto che una scrofetta può arrivare a partorire anche 15 o 16 piccoli in un anno. È assurdo che in tutti questi anni non sia stata mai messa in pratica una attività di selecontrollo. E attenzione: non sto parlando di attività venatoria, la caccia è un’altra cosa. Stesso discorso per le cornacchie: senza il selecontrollo si mette a rischio la sopravvivenza di altre specie».

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