La Nuova Sardegna

Il fenomeno

Overtourism folle a San Teodoro: da 5mila a 100mila presenze

di Luigi Soriga
Overtourism folle a San Teodoro: da 5mila a 100mila presenze

La sindaca Rita Deretta: «Facciamo miracoli per garantire i servizi, la Regione deve aiutarci». Difficoltà a Dorgali, la prima cittadina Testone: «Numero chiuso vitale per Cala Luna»

19 agosto 2024
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Sassari L’overtourism nell’isola è concentrato in tre settimane e in poche località costiere. San Teodoro, forse la più emblematica, passa dai 5mila abitanti invernali, alle 70mila o addirittura 100mila presenze in agosto. Diventa un paese superdoppato, con una pressione antropica insostenibile, costretto a mettere a dura prova le proprie funzioni vitali. Cioè l’acqua, le fognature, l’erogazione dell’energia elettrica, il decoro urbano, ma anche gli stessi servizi, come un posto in ristorante o un semplice parcheggio, che rendono una vacanza confortevole e rilassante.

«Non bisogna mai dimenticare che le località come San Teodoro, o come Alghero o Stintino, sono i front office della Sardegna – dice Rita Deretta, sindaca di San Teodoro – I turisti vengono in questi centri molto rinomati, con spiagge meravigliose, e hanno grandi aspettative. Se poi si trovano male per il troppo affollamento e per i servizi non all’altezza, parleranno male non di San Teodoro, ma dell’isola in generale. Diranno: mai più in Sardegna, per carità! Ed è per questo motivo che la Regione ha il dovere di aiutarci a gestire l’overtourism, aprendo un tavolo con i comuni, i vettori aerei e navali, e gli operatori turistici, in modo da elaborare una strategia che governi meglio i flussi. I Comuni fanno i miracoli per garantire la vivibilità in agosto, ma lavorare da soli è quasi impossibile».

La siccità, i razionamenti idrici, o i condizionatori accesi in tutte le case che mandano in tilt le cabine elettriche, i black-out, le tubature sotto pressione che cedono, la quantità di immondizia prodotta quotidianamente: questi sono solo i principali effetti collaterali di un turismo ipertrofico. Basti solo considerare cosa accade nella spiaggia della Cinta di San Teodoro, che comunque resterà ad accesso libero, senza contingentamento: «Ogni giorno dobbiamo smaltire i rifiuti di 10mila frequentatori, e riusciamo anche a differenziarli. Viste le presenze quotidiane, abbiamo dotato l’arenile di 10 bagni, ma lo sforzo nella gestione è davvero grande. Finora la spiaggia regge bene, ma risulta super affollata. Un carico simile era improponibile su un ecosistema più delicato come Cala Brandinchi e Lu Impostu, dove il numero chiuso era imprescindibile. E il contingentamento si estenderà prossimamente anche ad un altro arenile».

Uno scenario analogo lo si ritrova a Stintino, con 12mila domande per 750 ticket quotidiani concessi alla Pelosa. E non si tratta di soli turisti, perché quell’arenile in estate aspira umanità da ogni latitudine anche dell’isola. Il numero chiuso è un argine salvavita non solo per l’ambiente, ma per la stessa tenuta antropica di Stintino. Anche Dorgali deve fare i conti con il sovraccarico di metà agosto. Dagli 8500 residenti esplode sino alle 35mila presenze.

«Problemi con l’acqua, con la rete fognaria, con i servizi essenziali, e poi il sovraffollamento nelle spiagge – dice la sindaca Angela Testone – quest’anno abbiamo imposto il numero chiuso a Cala Luna, e la sperimentazione sembra positiva. Gli stessi operatori marittimi, che erano molto scettici, alla fine hanno firmato il protocollo d’intesa, perché la tutela di queste calette e di ecosistemi così piccoli e fragili, equivale a un investimento a lungo termine. I Comuni devono correre per forza ai ripari contro il sovraffollamento: abbiamo attivato la ztl per diminuire il flusso di auto, a Cala Gonone c’è un parcheggio gratuito e una navetta. Con la Provincia stiamo cercando di arginare il camping selvaggio e il proliferare dei camper con divieti di sosta lungo la panoramica. Dobbiamo tutelare la nostra immagine, l’overtourism non è un buon biglietto da visita».

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