La Nuova Sardegna

L’allarme

Siccità estrema in Sardegna, combustibili fossili sotto accusa

di Paolo Ardovino
Siccità estrema in Sardegna, combustibili fossili sotto accusa

Uno studio scientifico internazionale avverte sui cambiamenti climatici: isola con temperature più alte di 1,3 gradi centigradi

05 settembre 2024
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Sassari Abbiamo un problema: da tutto il mondo parlano della Sardegna ma additandola. Ne parlano come esempio negativo di una situazione che da «grave» è scivolata verso la pericolosità «estrema». Tema: l’allarme siccità. Sardegna e Sicilia sono finite infatti nel titolo in grande della homepage del “World weather attribution”. Un organismo scientifico che si occupa proprio di stilare report sui legami tra fenomeni metereologici in relazione ai cambiamenti climatici. Da queste parti suona più di un campanello d’allarme perché sì, il clima sta cambiando e sta portando l’isola a soffrire di siccità almeno il 50% in più di come accadrebbe in condizioni normali. Ma non è finita: la Sardegna è almeno 1,3 gradi centigradi più calda di come dovrebbe essere, per colpa della combustione dei combustibili fossili. L’inversione di rotta dev’essere immediata.

Rinnovabili Lo studio del World weather attribution parte dal generale, dal Mediterraneo: un bacino le cui coste sono a forte rischio siccità. Da verdi e rigogliose ad aride e sempre più rocciose. Il Wwf in questo è netto, parla di rimuovere rapidamente le cause del riscaldamento globale e restringe il cerchio all’uso dei combustibili fossili. In Sardegna «ad esempio, è in corso una vera e propria campagna contro le rinnovabili, guidata da interessi economici conclamati, gas e persino carbone, ancora, che in maniera artificiosa confonde richieste con quanto effettivamente installato sul territorio», scrive l’associazione ambientalista. E la responsabile “clima ed energia” di Wwf Italia spiega: «In realtà, di rinnovabili in Sardegna ce ne sono poche, tant’è che la regione continua ad andare a carbone e si registrano le maggiori emissioni di CO2 pro-capite. Certo, in un territorio ricco di natura e tradizioni come quello sardo occorre particolare attenzione nella localizzazione degli impianti e un maggior coinvolgimento dei cittadini, ma bisogna tornare al senso delle proporzioni e alla realtà degli effetti devastanti dell’uso dei combustibili fossili sempre più concreti. La lunga sequela di eventi estremi collegabili direttamente alla crisi climatica impone coerenza e scelte tempestive».

I rischi La Sardegna e la Sicilia, osserva Mariam Zachariah, ricercatrice al Grantham institute-Climate change and the environment dell'Imperial college di Londra, «stanno diventando sempre più aride a causa dei cambiamenti climatici il caldo torrido e prolungato colpisce le isole con maggiore frequenza, facendo evaporare l’acqua dai terreni, dalle piante e dai bacini idrici. Il cambiamento climatico sta intensificando la siccità». Mutamenti che gravano sulla vita quotidiana, basti pensare alle restrizioni ad aprire i rubinetti in questi mesi a Budoni e San Teodoro, ma anche a interi comparti come turismo e agricoltura. Di rimando, i prodotti di qualità che rendono l’Italia, e in questo caso l’isola, eccellenza nel mondo.

Dati Secondo il report di partenza, in Sardegna la siccità ora è “estrema”, classificata come (D3). Senza gli effetti della mano dell’uomo, si rientrerebbe nella fascia “grave” (D2). Ma non è facile. Il livello di caldo prolungato viene definito «tra i più gravi dall’inizio delle registrazioni». I dati resi noti «concordano sul fatto che questa siccità non è molto rara in Sardegna nel clima odierno che si è riscaldato di 1,3°C principalmente a causa della combustione di combustibili fossili».

Per gli studiosi, a questo punto la Sardegna deve prepararsi «all’adattamento a lungo termine. Investire in infrastrutture resilienti, strategie di conservazione dell’acqua e gestione sostenibile delle risorse».

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