Francesco Spanedda: «Legge aree idonee pronta entro settembre, conterrà i principi ma niente mappe»
L’assessore all’Urbanistica parla del primo confronto con i Comuni
Cagliari È toccato a Francesco Spanedda, assessore regionale all’urbanistica, coordinare il gruppo interassessoriale che si occupa della stesura della legge sulle aree idonee, promuovere gli incontri con gli enti locali per un primo scambio di idee. In questa intervista Spanedda fa un primo bilancio della serie di incontri alla quale ne seguirà quantomeno una seconda, questa volta con una bozza di legge a disposizione di tutti. Prima di questo passaggio, la maggioranza e la giunta approfondiranno ulteriormente i temi cardine del testo. Intanto parliamo degli incontri appena conclusi.
Come sono andati dal vostro punto di vista? Quanti sindaci hanno partecipato?
«Sono stati 308 le amministrazioni che hanno preso parte agli incontri. Non tutti i sindaci sono venuti, ma hanno mandato un loro assessore in rappresentanza. Secondo noi gli incontri sono andati bene e non solo per il numero elevato di partecipanti».
Che cosa avete detto alle amministrazioni locali? Quali proposte avete loro fatto?
«Abbiamo premesso che questa non è una norma solo sulle aree cosiddette idonee, non è un piano di lottizzazione “qui sì, qui no” della Sardegna, ma un primo passo normativo verso la transizione ecologica. Il dialogo che si è avviato è stato ovunque ragionevole e costruttivo. Nessun tono esacerbato, nessun muro di granito; già questo è stato un elemento estremamente positivo».
Di cosa avete parlato?
«Partiamo da un primo elemento: tutte le amministrazioni comunali si sono presentate preparate e attente al tema, ponendo domande precise. È emersa una riflessione matura sulla condivisione delle opportunità e dei rischi legati alla transizione energetica, vista come un problema di tutti. Nessuno ha sollevato barriere per il proprio territorio. Alcuni sindaci si sono dichiarati possibilisti, altri hanno detto che rifiutano ulteriori impianti di rinnovabili e sono orientati alla conservazione delle loro aree. Alcuni dichiarano che i loro territori sono già saturi da varie attività e visto il passato non vogliono ripetere esperienze che li hanno visti vittime, altri erano più possibilisti».
Quali sono state le richieste più comuni da parte vostra e da parte delle amministrazioni locali.
«Ai Comuni abbiamo chiesto di collaborare fornendoci informazioni sui progetti futuri, che noi non possiamo conoscere e su cosa si sta facendo nelle aree locali già assegnate. Ad esempio un Comune ci ha detto che in una certa zona si farà un osservatorio astronomico. Altri comuni ci hanno detto che alcune aree di insediamento produttivo ora libere, saranno presto saturate. Altri ancora ci hanno ricordato che loro beni storici potrebbero entrare in un futuro nel patrimonio Unesco. È evidente che quei beni dobbiamo considerarli già come tutelati da Unesco e quindi creare una zona intorno di inidoneità anche se adesso non lo sono. Non abbiamo chiesto alcuna ricognizione dettagliata. I comuni hanno chiesto attenzione agli aspetti identitari, ai beni vincolati nel territorio, con una forte preoccupazione per agricoltura, peraltro condivisa dal mio collega Satta, alle compensazioni e all’effetto cumulativo di impianti e infrastrutture».
Cosa conterrà il testo che presenterete ai sindaci?
«Il testo sarà una legge, non un piano con la sua cartografia. Descriverà le varie tipologie di aree per caratteristiche, indicando quelle da tutelare, le aree per loro natura inidonee, come ad esempio quelle di servizio per il sistema antincendio oppure le aree a vincoli ambientali. Faccio un esempio. Se c’è una area industria che in teoria è idonea per sua caratteristica ma ricade in un cono spaziale di un aeroporto, questa non può che essere libera. La legge conterrà un “test” di idoneità per ogni area, e lì si capirà quali degli elementi prevarranno. L’isola è troppo complicata per essere bianca o nera; ha mille sfumature di grigio. Esempio: ci sono aree compromesse dentro le aree protette: come le consideriamo? Ecco lo faremo tramite parametri da assegnare alle aree».
Quindi nessuna cartina o mappa?
«Esatto. Ci sarà un testo, solo un testo non una cartina. Definiremo meccanismi di prevalenza e principi generali che poi andranno applicati al database regionale. Questo produrrà un sistema ampio di vincoli».
Quali le aree idonee in linea di principio? «Quelle compromesse, i reliquati che rimangono tra le infrastrutture lineari (tanti, molto di più di quanto si immagini). È nostra intenzione definire la legge entro 10 giorni».